Perché il cervello di alcuni ottantenni funziona come quello dei cinquantenni, è ovvio: sono particolari individui che, nonostante abbiano un’età avanzata, mantengono capacità cognitive paragonabili a quelle di persone molto più giovani. Questo fenomeno è stato oggetto di studio della Northwestern University di Chicago per ben 25 anni, evidenziando delle differenze neurobiologiche intriganti rispetto ai loro coetanei con capacità cognitive normali. Scopriamo il segreto della loro sorprendente resistenza cognitiva.
Uno dei tratti distintivi dei superager. così definiti dallo studio, è la loro capacità di memoria. Nei test cognitivi, come il Rey Auditory Verbal Learning, i superager hanno mostrato abilità superiori: riescono a ricordare almeno 9 parole su 15 dopo mezz’ora, una performance tipica di persone di 56-66 anni, piuttosto che di ottantenni. A livello neurologico, presentano volumi corticali simili a quelli di venti o trent’anni più giovani e mostrano una corteccia cingolata più spessa, un’area del cervello fondamentale per l’attenzione e la motivazione. La ricerca ha dimostrato che i superager presentano meno formazione anomala di proteine tau, segno distintivo dell’Alzheimer, soprattutto nell’ippocampo, centro della memoria. Questo suggerisce una maggiore resistenza ai processi degenerativi tipici dell’invecchiamento cerebrale. Inoltre, il sistema colinergico, essenziale per l’attenzione, risulta particolarmente attivo e stabile.
Dal punto di vista psicologico, i superager sono spesso persone molto socievoli, si mantengono attive all’interno delle loro comunità o del lavoro se autonomi, fattore protettivo contro l’invecchiamento cognitivo. La tendenza all’autonomia, alla libertà e a vivere secondo i propri desideri contribuisce a mantenere alte le funzioni cognitive. Nonostante queste caratteristiche salutari, alcuni superager non seguono stili di vita perfettamente sani, dimostrando che la genetica e la struttura del cervello possono giocare un ruolo significativo.
Un altro aspetto interessante dei superager: mostrano livelli di microglia attiva simili a quelli di persone tra i 30 e i 50 anni. Le microglia sono cellule immunitarie del sistema nervoso centrale. Funzionano come difensori del cervello, rilevando danni e malattie, e sono coinvolte nella rimozione di detriti cellulari e nella risposta infiammatoria. Questo potrebbe evidenziare una maggiore abilità nel gestire stress e tossine cerebrali. La genetica certamente gioca un ruolo significativo nel determinare quali individui diventeranno superager. Geni come KLOTHO e BDNF sono in fase di studio per comprendere come possano influenzare la longevità e la salute cognitiva. La speranza è che l’identificazione di questi geni possa portare a scoperte terapeutiche al fine di aumentare la resistenza e la resilienza del cervello.
I superager offrono una finestra unica nello studio del cervello umano e dell’invecchiamento. Con una combinazione di buona morfologia cerebrale, resilienza neurobiologica e attitudine sociale, essi rappresentano un fenomeno di grande aiuto nella comprensione su come mantenere il cervello attivo e sano anche in età avanzata. Mentre la ricerca continua, c’è speranza che le conoscenze acquisibili dal loro studio possano un giorno portare a interventi che prolunghino la longevità cognitiva di tutti.
Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Responsabile scientifico Guidagenitori.it
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