

Non solo eccesso di colesterolo, glicemia e sovrappeso: nella mezza età, anche la mancanza del ferro, uno dei minerali più importanti per la nostra sopravvivenza, può essere connesso alle malattie cardiache. Una dieta equilibrata e l’eliminazione delle problematiche legate alla perdita di sangue, previene fino al 10% malattie correlate al trasporto dell’ossigeno nel nostro organismo. Il ferro è infatti il substrato su cui si lega l’ossigeno per essere trasportato in tutte le cellule dell’organismo.
Lo evidenzia uno studio pubblicato su Heart Failure, una rivista della European Society of Cardiology – ESC, a conferma di precedenti ricerche, secondo le quali nei pazienti con malattie cardiovascolari come l’insufficienza cardiaca, la carenza di ferro era collegata a esiti peggiori, inclusi ricoveri e morte. Il nuovo studio ha esaminato l’associazione tra carenza di ferro e problemi del cuore e quanto fosse presente anche nella popolazione generale, includendo 12.164 individui, uomini e donne, provenienti da tre coorti europee, con età media di 59 anni. I fattori di rischio cardiovascolare come fumo, obesità, diabete e colesterolo alto sono stati valutati tramite un’approfondita valutazione clinica. I partecipanti sono stati classificati come carenti o meno di ferro funzionale, valore che include ferro immagazzinato – la ferritina – e quello in circolazione per l’uso da parte dell’organismo – transferrina. Lo studio ha dimostrato che la carenza era molto diffusa nella mezza età: quasi i due terzi degli arruolati presentavano una carenza di ferro funzionale. Durante il follow-up, la carenza di ferro funzionale era associata a un rischio maggiore del 24% di malattia coronarica, del rischio aumentato del 26% di mortalità cardiovascolare. In sostanza, secondo il calcolo dei ricercatori, rapportato a un periodo di 10 anni, il 5,4% di tutti i decessi, l’11,7% dei decessi cardiovascolari e il 10,7% delle nuove diagnosi di malattie coronariche è da attribuire alla carenza funzionale di ferro.
La mancanza di ferro può essere dovuta a due fattori: assunzione insufficiente oppure perdite occulte di sangue, il tessuto che ingloba la maggior parte di ferro dell’organismo. L’assunzione può essere insufficiente a causa di una dieta povera prima di tutto di alimenti ricchi di ferro: quindi carne di tutti i tipi ma anche spinaci, legumi, frutta disidratata. Anche la carenza di acido folico può contribuire ad anemia. Si tratta di una sostanza che svolge un ruolo importante nella formazione dei globuli rossi del sangue e un suo apporto insufficiente può essere legato ad anemia perché vengono immessi in circolo nel sangue globuli rossi piccoli, che quindi contengono poco ferro. L’acido folico è presente in tutti i vegetali a foglia verde e in integratori specifici. Anche una dieta povera di vitamina C può contribuire: questa sostanza infatti favorisce l’assorbimento del ferro. Si trova negli agrumi, nei kiwi, nei pomodori, nei peperoni e nelle carote. Una carenza di ferro può anche essere dovuta a perdite delle quali non ci si accorge, per la presenza di emorroidi che sanguinano, di polipi o di altre malattie intestinali. Quindi è anche opportuna, in caso di anemia, un consulto con il proprio medico per capire le cause dell’anemia e intervenire al più presto.
Lina Rossi
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