

L’atmosfera nazionale si alimenta di profumi, luci e incontri familiari a partire già dall’8 dicembre, quando molte famiglie allestiscono l’albero e il presepe – due simboli che convivono e si completano: l’albero porta colori e luci, il presepe racconta la Natività con statuine spesso artigianali, paesaggi miniaturizzati e pastori che animano la scena. In alcune città si accendono luminarie e mercatini che trasformano le piazze in piccoli villaggi invernali.
Tra Natale e l’Epifania si susseguono altre usanze: Sant’Ambrogio a Milano, Santa Lucia in molte località del Sud e la festa di San Nicola in Puglia sono occasioni per mercatini, processioni e tradizioni culinarie. L’immancabile calendario dell’Avvento scandisce i giorni che precedono la Natività, mentre i presepi viventi – rievocazioni popolari della scena della nascita – richiamano visitatori nelle piazze e nei borghi, fondendo sacro e spettacolo.
Napoli, è la città regina con la tradizione dei presepisti. Artisti con botteghe dove si modellano e dipingono personaggi dallo sguardo vivido; in molte chiese e piazze compaiono scenografie complesse, e il 24 dicembre si compie spesso il rito dell’ultimo pastore che entra nella grotta, a sottolineare l’arrivo del Bambino Gesù. Il canto dei cori, le messe di mezzanotte, le processioni e i concerti sacri rimangono momenti collettivi di raccoglimento e festa.
La cena della vigilia è tipico consumare pesce e piatti della tradizione locale, come baccalà, capitone o spaghetti alle vongole. In alcune zone del Sud è consuetudine il cenone con molte portate di pesce; al Nord i menù possono alternare zuppe, tortellini in brodo e arrosti per il giorno di Natale. Dopo cena, per chi è credente, la messa di mezzanotte è tappa obbligata: si va in chiesa a salutare la Natività, e poi si scambiano gli auguri familiari.
Pranzi lunghi e ricchi di portate, con piatti tipici che variano da regione a regione. Dolci come il panettone milanese e il pandoro veronese dettano la tradizione dolciaria, ma a tavola non mancano neppure i dolci regionali – torroni, struffoli, cartellate, panforte o susumelle – che raccontano sapori antichi. È il momento degli incontri parentali: si aprono regali, si ride, si condividono storie e aneddoti di famiglia.
Nella notte tra il 5 e il 6 gennaio la vecchina che porta doni è protagonista di feste popolari, soprattutto nel Centro Italia. Bambini e adulti attendono la sua venuta, sperando nella calza piena di dolci o, per chi si è comportato male, di carbone dolce. In molte città si svolgono fiere e processioni che concludono ufficialmente le festività.
I mercatini di Natale riempiono le vie di prodotti artigianali e gastronomici, il concerto di Capodanno in piazza fa da spartiacque fra l’anno vecchio e quello nuovo, e i fuochi d’artificio salutano la mezzanotte. L’8 gennaio, per chi conserva la tradizione religiosa, segna la fine delle feste liturgiche, ma nelle case il presepe e l’albero restano ancora qualche giorno come memoria delle feste. Infine, il Natale in Italia è anche tempo di solidarietà: molte parrocchie e associazioni organizzano raccolte di generi alimentari, pranzi per i meno fortunati e iniziative di volontariato. È questa mescolanza di sacro e profano, di riti antichi e nuovi gesti di condivisione, che rende il Natale italiano un’esperienza collettiva fatta di sapori, luci, canti e calore umano, capace di unire tradizione popolare e senso di comunità.
Fabio Massimo Cocaina
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