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Perché vaccinare

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L’obiettivo è cancellare per sempre le malattie infettive: dopo il vaiolo, ora tocca alla poliomelite

Le vaccinazioni hanno modificato radicalmente lo stato di salute della popolazione nel mondo. Solo nel nostro paese, fino agli anni 50, si contavano decine di migliaia di casi di vaiolo, di poliomielite, di difterite. Molte di queste malattie colpivano soprattutto i bambini e provocavano tra essi numerosi decessi e infermità.
La vaccinazione estesa a tutta la popolazione ha permesso di cambiare radicalmente questo quadro e molte generazioni di nuovi genitori non hanno mai visto alcuna di queste malattie. Sembra difficile quindi comprendere perché ci si debba ancora vaccinare per proteggersi da malattie che non si vedono più. Purtroppo per cancellare una malattia infettiva dalla faccia della terra bisogna essere certi che essa sia assente in tutti i paesi del mondo. Se così non fosse e noi smettessimo di vaccinare, basterebbe che una persona infetta che proviene da paesi nei quali l’infezione è presente venisse a contatto con le persone non più vaccinate per scatenare un’epidemia.

Mentre è facile comprendere come sia importante prevenire malattie come la poliomielite, la difterite, il tetano, che sono malattie gravissime, talvolta può essere difficile capire perché è importante vaccinare anche contro malattie più comuni come la pertosse, il morbillo, la parotite, la rosolia. Non tutti sanno che queste malattie, oltre ad essere frequenti, possono essere associate a gravi complicazioni. Qualche dettaglio: la pertosse, specie nel bambino piccolo, si associa frequentemente a complicazioni come la polmonite ed a malattie del sistema nervoso che si manifestano con convulsioni. Pochi sanno che in Italia osserviamo ancora una decina di decessi per morbillo ogni anno e che, una volta su 1000-2000 casi la malattia si complica con gravi manifestazioni nervose e danni permanenti. Anche la parotite (i comuni “orecchioni”) può complicarsi con malattie del sistema nervoso, mentre la rosolia, praticamente innocua nel bambino, può sortire tragiche conseguenze se viene acquisita da una donna durante la gravidanza e provocare malformazioni nel feto. Per quest’ultima malattia, la vaccinazione durante l’infanzia è un investimento per il futuro se si tratta di una bambina, ma vaccinare più bambini possibile, anche maschi, significa impedire che il germe della malattia circoli nella popolazione ed arrivi alle donne che non sono protette dalla malattia e che aspettano un figlio.

Due ragioni quindi spiegano perché vaccinare oggi i nostri bambini: esiste un aspetto individuale che mira a proteggere il bambino con un vaccino efficace e sicuro da una malattia grave, ed un aspetto collettivo nel quale, oltre i requisiti precedenti, si valuta anche la frequenza della malattia da prevenire e le modalità di trasmissione di essa. Quando abbiamo a che fare con una malattia che viene trasmessa da persona a persona, vaccinare la grande maggioranza della popolazione è il primo passo per cancellare quella malattia dal mondo e per arrivare ad una fase nella quale vaccinare non sarà più necessario. Da questo punto di vista, quindi, si cerca di vaccinare quante più persone è possibile per non vaccinare più nel futuro. Quando si vaccina molto per una malattia che viene trasmessa da persona a persona, infatti, il germe responsabile di essa trova una barriera impenetrabile fatta di persone immuni e si estingue. Per motivi pratici è impossibile vaccinare la totalità della popolazione. Alcuni bambini, ad esempio, non possono essere vaccinati per la presenza di particolari problemi di salute. La vaccinazione estesa della popolazione protegge indirettamente anche loro. Cancellare una malattia non è impossibile: è quello che abbiamo già fatto con il vaiolo e che ci apprestiamo a fare per la poliomielite.

 

Dott. Alberto Eugenio Tozzi

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