Come riconoscere e gestire la montata lattea

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Come riconoscere e gestire la montata lattea

montata lattea
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Oggi non ci sono più dubbi: la letteratura medica e scientifica riconoscono la superiorità dell’alimentazione al seno rispetto a qualsiasi altra forma di nutrimento per il neonato. Il latte materno, dalla sua forma iniziale di colostro fino alla formula matura dei giorni successivi, è perfettamente in grado di rispondere alle esigenze nutrizionali e idriche del neonato. È importante comunicare ai neo genitori questo concetto, in modo che possano operare le migliori scelte per il loro bambino. Soprattutto, non ci si deve arrendere alle prime difficoltà, a partire dall’arrivo della montata lattea. È proprio questa, la montata lattea, il punto di partenza dell’allattamento. Vediamo come gestirla.  

Come si capisce che è arrivata la montata lattea

Il nome sembra indicare l’arrivo dirompente di latte, ma la montata lattea non sempre è così rapida. Alcuni dei sintomi che potrebbero caratterizzare la comparsa del latte materno sono:

  • senso di pesantezza ed indurimento del seno
  • calore localizzato
  • sensazione di tensione cutanea
  • flusso di latte che esce facilmente.

Si può provare a effettuare un piccolo test di spremitura dell’areola mammaria. Il latte fuoriuscirà senza difficoltà.

Dopo quanti giorni compare la montata lattea

Non ci sono delle regole fisse e valide per tutte le neomamme. Si tratta, comunque, di una fase transitoria e può durare dalle 10-12 ore fino a 2-3 giorni, dopodiché tutto torna alla normalità. Dall’iniziale turgore il seno si sgonfia, torna morbido, pur continuando ad essere la fonte del nutrimento per il bambino.

È possibile stimolare la montata lattea, vediamo come

Per favorire la comparsa della montata lattea è importante offrire il seno al bambino entro le due ore circa dalla nascita. È accertato che, attaccando precocemente il bambino e continuando a farlo secondo la sua richiesta, la montata lattea avviene con 24 ore d’anticipo rispetto alla normalità fisiologica. Vari studi hanno messo in evidenza come durante l’attacco si liberi da parte dell’ipofisi, una piccola ghiandola posta alla base del cervello, l’ormone ossitocina. Questa molecola viene immessa nel flusso sanguigno e il suo ruolo e contrarre particolari cellule muscolari della ghiandola mammaria spingendo così il latte verso il capezzolo. Un altro ormone viene stimolato durante la poppata: la prolattina, la molecola attiva sulla secrezione vera e propria del latte. È sulla base di questi due ormoni, e quindi sulla qualità e frequenza delle poppate, che il neonato regola non solo la produzione di ma anche la qualità del latte.

Cosa fare se la montata lattea non arriva

È importante cercare di restare tranquille, a riposo e di assumere molta acqua. In ospedale è opportuno rivolgersi alle ostetriche del nido che forniscono indicazioni precise e un aiuto prezioso. Potrebbero presentarsi delle difficoltà se la donna ha perso molto sangue durante il parto, oppure se ha problemi alla tiroide o se ci sono cisti ovariche che interferiscono con la produzione ormonale. In questo caso occorre l’intervento del ginecologo.

Lina Rossi

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