Il melanoma è una malattia tumorale e nasce nei melanociti, cellule situate nell’epidermide. La loro funzione è produrre la melanina, il pigmento conferisce alla pelle la particolare colorazione scura aumentandone l’intensità sotto lo stimolo dei raggi solari. Negli ultimi cinquant’anni il melanoma è aumentato come frequenza e attualmente ha un’incidenza di dieci volte superiore rispetto a mezzo secolo fa. Dagli anni Settanta è soggetto a un incremento annuo pari a ben il 6 per cento. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno nel mondo sono diagnosticati circa 132.000 nuovi casi di melanoma. L’incidenza di melanoma nelle varie aree geografiche è molto variabile: la più alta si registra in Australia, in Nord America e in Europa. Il problema del melanoma è che non sempre viene scoperto in tempo: somiglia a un neo un po’ grosso e per questo lo si sottovaluta. Quando si va dal dermatologo, spesso il tumore ha già invaso i tessuti sottostanti. Per questo è sicuramente importante, dai 18 anni in poi, sottoporsi regolarmente a una visita dermatologica per il controllo dei nei. E per fortuna, oggi la scienza medica promette test sempre più precisi.
Un nuovo test … italoamericano
Una delle maggiori novità è un test sul sangue per individuare precocemente il melanoma. Lo studio, pubblicato sulla rivista Plos One, è stato realizzato dall’Istituto superiore di sanità in collaborazione con l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata e l’Ospedale Sant’Andrea di Roma, ed e’ stato finanziato con i fondi dell’Accordo internazionale Italia-Usa. Si tratta di un nuovo metodo basato sulla proteomica – la scienza che studia l’insieme delle proteine, la loro struttura e il loro modo di interagire all’interno di un sistema biologico – e consentirà per la prima volta di diagnosticare il melanoma in una fase precoce attraverso un prelievo di sangue e l’analisi del siero. Un passo avanti che rappresenta, affermano i ricercatori, un’importante opportunità nel permettere una cura più efficace. Il metodo e’ stato messo a punto grazie a un’analisi innovativa del siero di dieci persone affetti da melanoma cutaneo in fase precoce. Ovviamente il test non è ancora disponibile, ma ci sono buone probabilità che, tra qualche tempo, dopo altre sperimentazioni, possa entrare nella pratica medica.
L’importanza di accorgersene per tempo
Per il momento, l’unico modo di individuare per tempo un principio di melanoma è prestare attenzione a segnali di allarme che possono essere utili nell’identificazione del melanoma. Qualsiasi neo, con le caratteristiche di seguito riportate e riassunte nell’acronimo ABCDE, dovrebbe essere controllato da un medico. L’acronimo ABCDE sta per:
• A – come Asimmetria: un neo innocuo, idealmente diviso a metà, ha le due parti pressoché uguali;
• B – come Bordi irregolari e indistinti: un neo sospetto ha i contorni irregolari e frastagliati, un neo benigno è rotondo e ben definito;
• C – come Colore variabile, può comprendere sfumature diverse all’interno del neo stesso;
• D – come Dimensione, aumentano sia in larghezza che in spessore;
• E – come Evoluzione. Un neo benigno resta identico nel tempo, uno sospetto si modifica.
Una protezione solare adeguata, insieme a una esposizione intelligente, ossia breve e nelle ore di irradiazione meno intensa, è sicuramente un modo facile ed efficace per difendersi.
Diagnosi e cure possibili oggi
La tecnica più recente per la diagnosi di una formazione cutanea sospetta si chiama microscopia confocale: è ancora a livello sperimentale, ma promette di avere ottime prospettive nella diagnosi precoce delle lesioni sospette. Si avvale della luce di un laser che viene fatta convergere dalle lenti dell’obbiettivo in un punto estremamente piccolo del campione osservato. Questo punto, attraverso un particolare sistema, viene spostato attraverso tutto il campo visivo dell’obbiettivo così da essere passato sotto scansione ed essere osservato in profondità. Questo strumento permette di vedere le cellule della lesione in vivo, valutando se hanno caratteristiche di normalità o, al contrario, se sono sospette e inducono a pensare che si tratti di un melanoma. Per quanto riguarda le cure, oggi esiste la possibilità di trattare localmente i tumori solidi cutanei e sottocutanei con l’elettrochemioterapia, una modalità che si basa sull’associazione tra farmaci antitumorali e l’elettroporazione dei tessuti, un trattamento che consiste nell’iniettare più a fondo nella membrana cellulare delle cellule malate i farmaci citotossici, i quali agiscono molto di più ma solo localmente. Per quanto riguarda i farmaci, sono allo studio gli anticorpi umanizzati AntiCTLA4. Si tratta di molecole che hanno la capacità di aiutare l’organismo a creare antigeni specifici contro il tumore, cioè cellule che sono in grado di riconoscere la malattia e di creare delle auto-difese contro di esse.
Sahalima Giovannini