La scelta degli alimenti da proporre ai bambini può aiutare a controllare il loro peso: se è magrolino vanno scelti alimenti appetibili, se è grassottello occorrono cibi sazianti.
Quando noi adulti ci rivolgiamo allo specialista della dieta per dimagrire, oltre al tipo di alimento, il medico cerca sempre di inserire cibi con un basso contenuto calorico, in grandi quantità. Oppure, quando noi mamme vogliamo perdere qualche chilo di troppo, scegliamo alimenti caratterizzati da un certo volume, ma da un basso apporto calorico, a prescindere dai nostri gusti. Preferiamo quindi abbondanti insalate di verdure fresche, tanta frutta, minestre brodose di vegetali e legumi. Per i bambini, la questione si pone in termini diversi: secondo un gruppo di ricercatori inglesi, un bambino si sente più sazio se gli vengono proposti alimenti a lui famigliari.
Il senso della sazietà per i bambini
I ricercatori hanno misurato le aspettative di sazietà di 70 ragazzini tra gli 11 e i 12 anni ai quali veniva proposto un pasto-test costituito da pasta al sugo di pomodoro, posto a confronto con sei snack diversi, a loro già familiari. E’ stato così evidenziato che le aspettative sulla sazietà dei bambini testati erano positivamente correlate alla familiarità che questi avevano per un determinato cibo. Questa associazione si è confermata anche rispetto al gradimento e al volume percepito. Di conseguenza, nel momento in cui si stabilisce una dieta per un bambino, al fine di controllarne o per ulteriori esigenze di allergie alimentari, questa deve tenere conto dei vari fattori legati al gradimento e alla palatabilità. Quindi, se un bimbo è un po’ sottopeso, è meglio proporgli alimenti ben noti, che lui percepisce come appetibili e, rassicurandolo, lo invoglino ad assaggiarli. È una strategia migliore dell’offrire alimenti dolci e calorici che possono scatenare picchi insulinici. Al contrario, un bambino che ha la tendenza a mangiare troppo va “frenato” con cibi sazianti: alimenti che, a quanto pare, sono quelli poco noti, verso i quali il bambino nutre una certa diffidenza. E, visto che a un bimbo leggermente sovrappeso fanno bene frutta e verdura, è bene scegliere le varietà ben note, che con un apporto calorico ridotto e tanti minerali e vitamine saziano in modo gradevole.
La differenza tra fame e appetito
Nella determinazione della quantità di cibo che va proposta a un bambino, è anche importante stabilire la differenza che esiste tra fame e appetito, due momenti che si alternano con la sensazione di sazietà. Distinguere queste fasi vuol dire proporre ai bambini gli alimenti secondo ritmi fisiologici nel corso della giornata, sfruttando al meglio il processo digestivo e non sottoponendo l’organismo a inutili produzioni di insulina da parte del pancreas: una situazione che predispone a sovrappeso e diabete. La fame, per esempio, è la sensazione più naturale da parte del corpo per procurarsi i principali nutrienti e l’energia per sopravvivere: è una richiesta biologica, naturale, che oggi nella nostra società è veramente raro avvertire. Quello che spinge a nutrirsi è l’appetito: una sensazione che esprime il desiderio di mangiare in un determinato momento, desiderio che usualmente, ma non necessariamente, ha una correlazione positiva con la fame. Esso rifletterebbe la fame fisiologica, ma anche altre variabili, come la palatabilità e la disponibilità di un cibo o lo stato emotivo concomitante.
L’importanza di mantenere ritmi naturali
Ci sono poi i momenti in cui l’organismo dice basta: sono gli stop della saziazione e della sazietà. La saziazione determina la fine del pasto perché inibisce la fame e l’appetito è l’espressione dei processi che, durante il pasto, portano alla sazietà: distensione e svuotamento gastrici, contrazioni, peptidi gastrici e neuropeptidi, glicemia. È un momento che va valutato attentamente dai genitori, perché può determinare la buona forma fisica del bambino o, al contrario, l’eccesso di peso. Un piccolo magrolino ma fisicamente sano che si dichiara “sazio” non va spinto a mangiare di più, perché evidentemente le sue esigenze nutrizionali e di crescita sono state appagate. Un bimbo con qualche chilo di troppo va invece controllato, per capire qual è il momento in cui il suo organismo può avere, obiettivamente, raggiunto il momento della saziazione. La sazietà, infine, regola l’intervallo tra un pasto e l’altro, e la frequenza dei pasti. È l’espressione dei processi psico – biologici che allontanano o avvicinano un pasto all’altro, l’intervallo in cui l’organismo svolge i processi digestivi e impiega l’energia introdotta per soddisfare le esigenze metaboliche di tutto il corpo. Nel processo di sazietà intervengono però altri fattori rispetto al sopravvenire dell’appetito, legato al calo di energia disponibile e, quindi, alla richiesta di rifornimento: ‘edonico’, cognitivo, emozionale, psicologico, culturale e sociale. Tali variabili possono, nel caso del disturbo del comportamento, aumentare la frequenza e la dimensione dei pasti giornalieri, o indurre il digiuno prolungato. Per questo è importante vegliare sulla regolarità, la qualità e la sufficienza degli alimenti ingeriti dai nostri bambini.
Giorgia Andretti