Essere genitori con successo significa lavorare molto duramente, se fossero stati presenti, alla ragazzina di Melito sarebbero state risparmiate tutte le violenze fisiche e morali subite.
Eppure, la ragazzina aveva ben fatto comprendere tutto il suo dolore, prima all’amica fidata, poi alla cugina ed in fine alla madre attraverso un tema confessione. L’unica risposta ricevuta è stata quella di ignorare il fatto. La rassegnazione sembra essere stata la grande regista del dolore provocato sul corpo e nell’anima di una ragazzina adolescente, e pensare che fino a un paio i decenni fa tredici anni erano ancora considerati il tempo della giocosità.
La presenza costante dei genitori è indispensabile
Per la legge i ragazzini non possono restare soli
in casa fino a quattordici anni. Se la legge prevede questo limite una ragione deve pur esserci, si, forse è vero, ci sono ragazzini pronti a restare soli anche a dieci – dodici anni, tutto dipende da come i genitori hanno impostato le loro regole. Se alla base ci sono genitori affettivamente presenti e pronti a proteggere i propri figli come è giusto che sia, gli adolescenti saranno messi in grado di vivere consapevolmente ciò che è buono e ciò che è male. I tempi liberi potranno essere concessi a piccole dosi e sempre con una vigile sorveglianza a distanza in modo da far sperimentare l’autonomia a piccoli passi, esattamente come quando i bambini iniziano a camminare. All’inizio si sostiene il bambino per il busto, si passa alle braccia, poi un semplice dito e finalmente la sicurezza di stare in piedi e camminare solo.
La libertà dell’adolescenze deve avere delle regole
Il compimento dei quattordici anni pone i genitori al riparo dalle responsabilità per legge, ma davvero i ragazzi sono in grado di utilizzare la libertà a loro piacimento? No, non tutti hanno una maturità sufficiente per organizzare la propria giornata tipo tra scuola e compiti, non sono pochi i ragazzi che ne approfittano per stare a lungo fuori casa o per girovagare per ore in rete, complice l’assenza di mamma e papà. I genitori non dovrebbero mai abbassare la guardia, nemmeno davanti alla certezza del senso di responsabilità dei propri figli. Se davvero fosse così, perché mai il raggiungimento della maggiore età è fissato in diciotto anni? Per legge è previsto l’istituto dell’emancipazione dopo il compimento dei sedici anni. L’art. 394 del codice civile così recita: l’emancipazione conferisce al minore la capacità di compiere gli atti che non eccedono l’ordinaria amministrazione, mentre per gli altri atti eccedenti l’ordinaria amministrazione, oltre il consenso del curatore, è necessaria l’autorizzazione del giudice tutelare, deve essere quindi formalizzata la richiesta presso il tribunale dei minori. Il curatore è il genitori che non abbia perso la patria potestà. Che ci piaccia o meno i ragazzi devono essere seguiti, sempre, di fatto i genitori ne sono i soli responsabili.
Un ragazzino o ragazzina se lasciato solo per troppo tempo o in assenza di regole ben precise lo farà sentire abbandonato e la casa, luogo in cui sentirsi sicuro e protetto, verrà vissuta come un luogo di disagio da cui scappare senza sapere però, che il vero dramma del disagio è proprio li, fuori casa, ad attenderlo a braccia aperte.