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Riconosciamo il pianto di un neonato

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Fame, dolore, stanchezza: per un bambino di pochi mesi lacrime e strilli rappresentano il principale sistema di comunicazione con il mondo. Breve guida per capire i suoi bisogni.

Il pianto è il mezzo principale di comunicazione che il neonato ha a disposizione quando viene al mondo. Ed è proprio questo che rende così difficile interpretarne correttamente le cause: perché i neonati lo utilizzano per richieste anche molto differenti tra di loro e questo può mandare in tilt i genitori fin dai primi giorni di vita, per l’incapacità di distinguere tra di loro i vari tipi di pianto. Avrà fame? Avrà qualche doloretto? Avrà il pannolino bagnato? Avrà caldo? Avrà freddo? Oppure semplicemente sonno?
Non è facile “indovinare” e se, all’inizio, in genere si procede per prove ed errori, basta poco tempo per capire che un neonato non piange solo per fame e, soprattutto, che non piange sempre allo stesso modo. Se si presta attenzione ad alcuni particolari che accompagnano il pianto, si imparerà presto a riconoscere quali bisogni si celano dietro le lacrime dei cuccioli d’uomo.

Quando ha fame
La tentazione è forte, soprattutto per chi allatta al seno: attaccare il piccolo ogni volta che piange, pensando che abbia fame, è un rischio comune. In realtà, il pianto di un neonato non è provocato solo dal bisogno di essere nutrito, ma all’inizio si tende a procedere per esclusione: il pianto da fame trova cioè la propria conferma a posteriori, cioè nel fatto che, dopo essere stato allattato, il piccolo appare sereno e appagato. Con il tempo però si imparerà a riconoscere il bisogno di essere nutrito non tanto dal pianto, quanto da alcuni segnali precoci di fame del neonato (come portarsi le manine alla bocca, fare versetti o sospiri, muovere le labbra come per voler succhiare) che precedono il pianto e che sarebbe importante riuscire a cogliere per tempo, così da offrirgli il latte prima che inizi a piangere e sia troppo nervoso e affamato per succhiare bene e in modo efficace.

Quando ha le coliche
Ha preso il latte da poco eppure piange ancora, anzi se possibile con un vigore ancora maggiore. “Avrà fame ancora?” è la domanda che spesso le mamme si pongono prima di riattaccare il piccolo al seno o di offrirgli ancora il biberon. Se il bambino però appare nervoso durante la poppata e, mentre è attaccato, scoppia in improvvisi pianti disperati, non è il caso di insistere ad allattarlo. Potrebbe aver ingerito troppa aria e aver bisogno di espellerla: meglio quindi staccarlo e sollevarlo in posizione eretta per fargli fare il ruttino. Se poi, mentre piange, il piccolo contrae le gambine e il suo addome appare teso, potrebbe avere le coliche, fastidiosi doloretti al pancino che possono manifestarsi proprio nei primissimi mesi di vita. In genere, il neonato si calma cullandolo a pancia in giù, facendo appoggiare il suo pancino sull’avambraccio dell’adulto. In caso di coliche è facile sentire il piccolo in questa posizione espellere, piangendo, aria dal sederino.

Quando ha sonno o è nervoso
È uno dei pianti più difficili da imparare a decifrare, eppure i neonati piangono per stanchezza e nervosismo molto più spesso di quanto si creda. Se hanno mangiato da poco e apparentemente non mostrano di essere disturbati da doloretti, molto probabilmente il loro pianto rivela la loro momentanea difficoltà ad abbandonarsi al sonno, perché troppo eccitati o disturbati da un eccessivo rumore o da qualcosa che li infastidisce (il pannolino bagnato o il caldo eccessivo) o semplicemente perché “troppo stanchi”. In questo caso basta risolvere il problema alla base (cambiare il pannolino bagnato, per esempio, oppure svestirlo se appare accaldato) o prendere in braccio il neonato, cullarlo dolcemente tra le proprie braccia e fargli qualche coccola per vederlo subito tranquillizzarsi prima di metterlo a dormire nel lettino, dove si abbandonerà più serenamente al sonno.

 

Nicoletta Modenesi

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