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Quale pillola durante l’allattamento?

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Prima di assumere o anche solo di riprendere la vecchia pillola è bene informarsi. Non tutti contraccettivi orali sono adeguati e alcuni riducono la produzione di latte.

L’allattamento materno svolge una funzione contraccettiva e diminuisce la probabilità di iniziare una nuova gravidanza. Addirittura nei primi sei mesi la protezione contraccettiva arriva oltre il 98% se in assenza di ciclo dopo il 56° giorno dal parto il bambino viene alimentato seguendo le precise regole del metodo LAM (Metodo dell’Amenorrea da Lattazione). Queste richiedono che non ci siano aggiunte di latte artificiale, né intervalli fra le poppate al seno superiori a quattro ore di giorno o sei la notte. Il margine di rischio, che aumenta in caso di poppate meno regolari, può, dunque, suggerire, alle coppie che sono decise a non avere subito un altro bambino di ricorrere anche ad altri e più sicuri metodi contraccettivi. Se la scelta della donna è quella di ricorrere alla pillola è opportuno scegliere tra quelle che non vanno ad interferire con l’allattamento. In ogni caso è opportuno iniziare ad assumere la pillola almeno sei/otto settimane dopo il parto, cioè dopo il consolidamento della produzione di latte.

Quali pillole evitare
Le pillole cosiddette “combinate”, contenenti cioè un estrogeno combinato con un progestinico, non sono da considerarsi un’opzione pratica. Hanno un’efficacia anticoncezionale del 99%, non sono dannose per la mamma, ma vanno a ridurre la produzione di latte. Se si desidera allattare almeno fino al sesto mese di vita del bambino, è necessario, dunque, procrastinare l’inizio di questo tipo di pillola almeno fino a svezzamento ben avviato.
Questo è ancor più vero per i prodotti al alto dosaggio di estrogeni poiché alti livelli di questi ormoni femminili inibiscono la produzione della prolattina, impedendo così la secrezione del latte. Dopo il parto infatti gli estrogeni e il progesterone diminuiscono improvvisamente e questo fatto provoca la liberazione della prolattina e l’inizio della lattazione. Non ci sono prove tuttavia di effetti negativi sul neonato né sul bambino a distanza di tempo..

Quali pillole assumere
La contraccezione progestinica è invece sicura e consigliata nei primi mesi di allattamento in quanto gli studi finora non hanno riscontrato alcun tipo di interferenza sulla produzione e la quantità del latte. La maggior parte dei medici consiglia così di iniziare ad assumere questo tipo di contraccezione a lattazione stabilizzata, cioè sei otto settimane dopo il parto. I metodi disponibili in Italia sono la minipillola, il medrossiprogesterone acetato depot per iniezione intramuscolare e lo IUD a rilascio di levonorgestrel. Se si decide di assumere la minipillola è necessario aver ben presente che l’orario deve essere sempre regolare e non superare mai un ritardo di oltre tre ore, pena il rischio di perdite ematiche irregolari e di fallimenti nell’efficacia del risultato. Si deve inoltre aggiungere che il suo effetto contraccettivo, rispetto alla pillola estroprogestinica, è meno efficace anche se blocca l’ovulazione inibendo il picco di LH (ormone luteinizzante), rende impenetrabile il collo uterino al passaggio degli spermatozoi e, nella forma depot, assottiglia l’endometrio.

Prima di assumere la pillola o anche solo di riprendere un utilizzo sospeso è importante, in ogni caso, confrontarsi con il proprio medico al quale spetta la responsabilità finale della prescrizione medica.

 

Sara Ferrari

 

Ha collaborato:
Dott.ssa M. Ersilia Armeni
Pediatra, neonatologo, Consulente Professionale in Allattamento Materno IBCLC

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