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L’incontinenza dopo il parto

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Colpisce una neo-mamma su cinque ed è davvero fastidiosa. Piccoli accorgimenti e un po’ di ginnastica possono risolverla se non accenna a guarire spontaneamente.

Si manifesta con la fuoriuscita di goccioline di urina non appena si compie un piccolo sforzo: quando ci si alza, si starnutisce o si solleva un peso. Mette non poco a disagio e talvolta costringe a utilizzare un assorbente. È l’incontinenza urinaria, un problema fastidioso o imbarazzante che riguarda almeno il 20 per cento delle neo-mamme. A volte, risale agli ultimi mesi di gestazione. Stando agli esperti, infatti, un buon 60 per cento delle mamme in attesa accusa problemi di incontinenza urinaria già durante gli ultimi mesi di gravidanza, a causa del peso dell’utero che grava sulla vescica. Uno studio condotto alcuni anni fa su 1.000 donne, mamme da poco, ha evidenziato che una su cinque era soggetta a perdite involontarie di urina tre mesi dopo il parto. Dopo tre anni, ancora una su otto soffriva del problema. Si tratta, insomma, di un disturbo diffusissimo, anche se spesso ci si vergogna a confessarlo.

Un “anello” che non tiene più
La gravidanza e il parto sono momenti in cui viene messo a dura prova il meccanismo che assicura la continenza urinaria nella donna. La vescica, infatti, è una struttura simile a un palloncino, dotata di un anello muscolare nella parte inferiore che la separa dall’uretra, il canale attraverso il quale l’urina viene condotta all’esterno. Quando questo anello muscolare è ben saldo, una persona riesce a trattenere l’urina senza problemi, anche se avverte lo stimolo. La “tenuta” dell’anello è garantita dai muscoli del pavimento pelvico, che però, durante la gravidanza, devono sostenere anche il peso dell’utero, del bambino e del liquido amniotico, quindi possono indebolirsi. Il parto stesso, poi, è un’occasione di ulteriore sforzo per questi muscoli, che possono indebolirsi ancora di più. Entrano in gioco anche gli ormoni, soprattutto il progesterone e la relaxina, che agiscono su tutta la muscolatura dell’organismo e sui muscoli pelvici, per rendere cervice e vagine abbastanza flessibili in vista del parto. La stitichezza, un problema frequente dopo il parto, può affaticare ulteriormente il pavimento pelvico già indebolito a causa dello sforzo continuo per evacuare.

I sintomi del problema
L’incontinenza leggera spesso si risolve da sola qualche settimana dopo la nascita del bambino. I sintomi possono continuare quando il parto ha causato una lieve lesione dei nervi vescicali, che vanno quindi rieducati a riconoscere lo stimolo e ad imprimere ai muscoli l’ordine di trattenerlo. È bene rivolgersi a un uro-ginecologo se si perde urina con i colpi di tosse, gli starnuti, gli sforzi o durante i rapporti sessuali; se non si riesca a trattenere la pipì per il tempo sufficiente da raggiungere un bagno; se al mattino il letto è bagnato. Questa situazione può incidere pesantemente sul benessere quotidiano: può spingere a evitare i rapporti con il partner, a limitare le uscite e gli spostamenti a luoghi in cui sia reperibile una toilette, a non concentrarsi sulla propria attività quando si è fuori casa, nel timore che qualcuno si accorga del problema. Lo specialista potrà escludere una forma di cistite e prescrivere una serie di esami specifici per individuare l’origine e la serietà del problema.

Come affrontare l’incontinenza
La ginnastica è un sistema molto efficace contro l’incontinenza da sforzo. Gli esercizi sono semplici: è sufficiente contrarre e rilasciare a ritmo i muscoli perivaginali che circondano la vagina. Per essere sicura di muovere i muscoli giusti, si può provare a introdurre un assorbente interno e a cercare di serrarlo. Non è necessario ritagliarsi momenti per fare gli esercizi: possono eseguiti in qualsiasi momento, mentre si allatta il bambino o lo si cambia, mentre si cucina. Ci si può esercitare anche durante la minzione. Si cerca di trattenerla per almeno tre ore e, quando si va in bagno, la si lascia uscire a “intermittenza”: si emette cioè un flusso di uno o due secondi, quindi si trattiene l’urina per qualche altro secondo e si ricomincia. È un esercizio molto utile. Se la ginnastica non basta, è possibile ricorrere a terapie utili per rafforzare il pavimento pelvico, come la stimolazione elettrica o il biofeedback, che si effettuano in ospedale con l’aiuto di fisioterapisti. La chirurgia è l’ultima possibilità nelle cure contro l’incontinenza urinaria. L’intervento si esegue in anestesia totale e consiste nel sollevamento del collo della vescica e del muscolo che circonda la vescica stessa, attraverso l’iniezione di piccole dosi di collagene.

 

Giorgia Andretti

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