Compare spesso nei bambini appena nati, fino a qualche settimana di vita. E, ancora prima, la mamma in attesa può sentire già lievissimi sussulti mentre il piccolo è nel pancione. Stiamo parlando del singhiozzo, una manifestazione molto comune nei piccolissimi. Se per gli adulti il singhiozzo è fastidioso nei piccoli non arreca nessun disturbo, anche perché è un evento normalissimo e frequente, probabilmente dovuto all’immaturità dell’apparato digerente. A parere dei pediatri, almeno il 90 per cento dei neonati è colto da una crisi di singhiozzo più volte al giorno, generalmente dopo la poppata o il ruttino.
Perché i neonati hanno il singhiozzo
Il singhiozzo consiste in una contrazione ritmica del diaframma, seguita da repentina chiusura della glottide, la parte della laringe dove sono contenute le corde vocali, producendo il caratteristico suono. A regolare le contrazioni del diaframma provvede un sistema di fibre nervose, tutte insieme vengono chiamate arco nervoso riflesso del singhiozzo. Di questo sistema fanno parte il nervo frenico e altri centri nervosi. Qualsiasi tipo di stimolo solleciti il nervo frenico la risposta provocata è la contrazione diaframmatica e quindi il singhiozzo. Ecco perché il passaggio di latte o i acqua dall’esofago allo stomaco e, viceversa, il reflusso dallo stomaco in esofago fa comparire i sussulti. A innescare il singhiozzo può contribuire anche un lieve colpo di freddo durante il cambio o la distensione delle pareti dello stomaco durante il pasto. Anche questi fattori, infatti, stimolano le fibre nervose responsabili del meccanismo del singhiozzo. È probabile che le contrazioni siano dovute all’immaturità del coordinamento dei riflessi di stomaco e intestino, un sistema delicato che ha bisogno di alcuni mesi per perfezionarsi. I pediatri hanno notato che il singhiozzo tende a presentarsi con una maggiore frequenza nei bimbi abituati a mangiare troppo in fretta, in questo modo il piccoli ingoiano più aria, lo stomaco si distende di più e il cardias si apre un po’, lasciando uscire l’aria che risale e provoca il singhiozzo. I bimbi più irrequieti sono spesso soggetti a crisi di pianto, rischiano il singhiozzo più dei neonati tranquilli: durante il pianto, infatti, vengono ingurgitate grandi quantità d’aria.
Trucchi per far passare il singhiozzo
Il singhiozzo, nella maggior parte dei casi, è fastidio transitorio e si attenua spontaneamente. Tuttavia, se l’inconveniente si presenta con una certa frequenza o non passa nel giro di venti minuti, si può ricorrere a piccoli trucchi. Solleticando il naso del bimbo si può provocare uno starnuto che, nella maggior parte dei casi, fa sparire il singhiozzo. Lo starnuto infatti provoca la distensione del diaframma, lo strato muscolare responsabile con le sue contrazioni involontarie del disturbo. Attenzione, invece, al succo di limone. La tradizione consiglia di offrire al bimbo poche gocce di succo di limone, meglio se puro. Questo agrume contiene acido ascorbico o la vitamina C, la sostanza acida che stimola le terminazioni nervose coinvolte nel meccanismo del singhiozzo, attenuando il disturbo. È bene tuttavia non utilizzare questo rimedio quando il piccolo ha meno di nove mesi: prima di possa infastidire il bimbo e renderlo nervoso.
Meglio ricorrere al rimedio più naturale, ossia la poppata. Attaccare il bebé al seno lo aiuta a far passare il singhiozzo: le narici vengono tappate dalla mammella e in questo modo il piccolo non ingerisce aria. Verso l’anno-anno e mezzo di vita, gli episodi di singhiozzo tendono progressivamente a ridursi e a presentarsi occasionalmente, come succede per gli adulti, dopo un pasto un po’ affrettato o una risata. Se, però, anche a questa età le crisi di singhiozzo sono frequenti, infastidiscono il piccolo e gli impediscono, soprattutto, di alimentarsi bene e di riposare, è il caso di segnalare il fatto al pediatra. Il disturbo può infatti essere il segno di una irritazione delle vie respiratorie e digestive che ha causato una forma di esofagite, questa condizione può essere trattata con farmaci o, eventualmente, con un intervento chirurgico.
Giorgia Andretti
Consulenza del prof. Luigi Tarani
Clinica Pediatrica dell’Università La Sapienza di Roma