Una formica dal cuore buono decise di aiutarlo con la complicità della luna a ritrovare la sua famiglia
Non è vero che i draghi sono spariti, si trovano da qualche parte, al di là di folte foreste umide e nere. Nessuno, da quando furono cacciati dal mondo, è più andato a cercarli. A salvarli fu un’astronave, visto che gli uomini un giorno decisero di non voler più vivere con essi. Così per molto tempo nuovi draghi nacquero sull’astronave crescendo sospesi nello spazio. Tutti insieme si chiedevano che fine avesse fatto l’unico drago rimasto sulla terra, l’unico che non aveva fatto in tempo a salire sull’astronave. Una volta restato solo, si era subito cercato un nascondiglio. Scorse una piccola apertura ricoperta da rami secchi, grosse foglie e vecchi tronchi. Spostandoli cercò di creare un varco, ma non fu così facile: il suo corpo era troppo grande per passare da lì. Dopo un po’ di fatica, finalmente, riuscì a infilarsi. Nel nascondiglio c’era un piccolo buco che il vento, col passare degli anni, aveva creato. C’erano giorni in cui da quel buco il suo occhio cerchiato di rosso passava intere giornate a guardare quello che c’era fuori. Con il tempo il bosco si era ristretto, gli uomini lo avevano talmente esplorato da renderlo meno fitto. Anche gli animali erano diminuiti, così come gli alberi e i cespugli, che erano diventati più smilzi e meno verdi. Il drago usciva solo di notte: se lo avessero visto sarebbero scappati tutti, spaventati dal suo aspetto mostruoso. La terra tremava e qualche ramo si spezzava quando le sue grandi zampe verdi si appoggiavano sul terreno, lasciando grosse impronte profonde. Una notte, mentre andava al lago, sentì qualcuno camminargli vicino. “Chi è?”, – chiese con la voce tremante per la paura. “Sono una formica – rispose una vocina che pareva il suono di un campanello – sono qui vicino alla tua zampa”. Il drago tacque con il cuore che gli batteva forte. Fino ad allora nessuno gli aveva mai rivolto la parola. “Sono anni che sono solo – sussurrò, – mi sembra strano parlare con qualcuno”. La formica starnutì. “Non hai nessun amico?”. “No, – rispose lui, – sono l’unico drago rimasto sulla terra, visto che il mio popolo è stato costretto a scappare su un’astronave. Io non ho fatto in tempo a salirci, così mi sono cercato un nascondiglio da queste parti. Vorrei tanto ritrovare la mia famiglia, salire sull’astronave. Su questo pianeta faccio paura a tutti. Se tu adesso mi vedessi, scapperesti. Sono mostruoso”. Ci fu un lungo silenzio che parve non finire mai. E visto che la formica non disse più nulla, il drago capì che anche lei sarebbe sparita come tutti gli altri. La formica si intenerì così decise di aiutarlo, di rendere pubblica la sua storia, di chiedere aiuto a tutte le altre formiche del formicaio, che erano migliaia. “C’è un drago – gridò a tutte le formiche – che è costretto a nascondersi perché gli uomini non vogliono più i draghi sulla terra. La sua gente vive fluttuando nei cieli su di un’astronave dove lui non è riuscito a salire. Bisogna fare in modo che quell’astronave ritorni sulla terra. Troviamo uno spazio dove trasformare il giorno in notte e la notte in giorno, così nessuno potrà vedere l’astronave atterrare”. Quelle parole superarono le vette delle montagne, viaggiarono su sconfinati oceani e volarono sopra immense distese di sabbia. Ben presto tutto il mondo conobbe quella storia. Quelle parole arrivarono alle pallide orecchie della saggia luna, che dolcemente si svegliò dal suo torpore chiedendo aiuto al sole. Quando il sole trovò un angolo di universo del tutto inesplorato, la luna si concentrò affinchè in quel luogo calasse, al posto del giorno, la notte più scura. La formica tornò dal drago per condurlo nell’angolo più buio della terra, e quando lui arrivò, finalmente l’astronave poté atterrare dolcemente sull’erba, facendo uscire il popolo dei draghi. Le lucciole illuminarono ogni cosa, e in un baleno il drago ritrovò la sua famiglia.
Giovanna Valori