Quando sul grande schermo apparvero le ruspe Gino e Pino compresero il pericolo che correva il loro bosco
Gino e Pino vivevano nella foresta di Carmagnino. Erano due vivaci criceti di un bel bianco candido e avevano due piccole orecchie arrotondate e degli occhi vivi, brillanti come perle di vetro. Erano così piccoli che potevano passare la notte negli zoccoli che Alberico, il boscaiolo che abitava ai limiti del bosco, lasciava ogni sera ai piedi del suo letto prima di addormentarsi. Non appena Alberico spegneva la candela e si addormentava, Gino e Pino si infilavano attraverso il buco in fondo alla porta che serviva a far entrare il gatto e si accoccolavano sui calzettoni di lana ancora caldi che si trovavano negli zoccoli. Poi partivano per il paese dei sogni fino al mattino. Alberico si accorgeva della loro presenza ogni sera, ma poiché erano bravi e non facevano mai baccano durante la notte, li lasciava fare. Tuttavia ogni mattina guardava attentamente negli zoccoli, prima di infilarseli, per paura di schiacciare i due piccoli amici. Questo però non succedeva mai, poiché i due criceti se ne erano andati già da tempo perché, ogni mattina, avevano una missione molto importante da compiere. Dovevano infatti svegliare tutti gli animali del bosco, uno dopo l’altro. Era veramente un lavoro enorme! A volte il ghiro si riaddormentava, dopo il loro passaggio, e poi andava a lamentarsi dicendo che si erano scordati di lui.
I due piccoli criceti avevano inventato anche un gioco. Ogni giorno, all’alba, facevano un giro nella fattoria vicina e cercavano di sorprendere Crestarossa, il gallo, prima del suo risveglio. Se ci riuscivano, il gallo si arrabbiava molto, poiché si vantava di essere sempre lui il primo a svegliarsi. Una sera, mentre Gino e Pino attendevano con impazienza il momento di mettersi a letto, videro con sorpresa che Alberico non si spogliava; al contrario indossò una grande cappa nera; si mise un cappello che quasi gli nascondeva gli occhi, prese il bastone e uscì chiudendosi la porta alle spalle. Gino e Pino si guardarono perplessi; i loro due accoglienti lettini si stavano allontanando calpestando i ciottoli del sentiero. “Lo seguiamo?” domandò Gino a Pino “d’accordo” rispose Pino. Ed ecco i due criceti saltellare lungo il sentiero a qualche passo di distanza dal grande boscaiolo.
La notte era completamente nera, ora. Era circa un’ora che camminavano: d’un tratto una luce scintillò lontano, poi due, poi tre e poi altre ancora. Era come se il cielo avesse posato tutte le stelle nello stesso punto. Il sentiero si era allargato, ogni tanto si vedevano arrivare due grossi occhi gialli che passavano a tutta velocità, con uno spaventoso rumore. Gino e Pino avevano soltanto il tempo di buttarsi nel fossato per lasciare passare questi orribili mostri roboanti. Era la prima volta che vedevano le automobili; ma le sorprese, per loro, non erano ancora finite. Seguendo sempre le tracce di Alberico, erano adesso arrivati in una strada piena di gente; lungo i marciapiedi le vetrine illuminate gettavano raggi di luce: tutto quel bagliore li accecava. Alberico si era fermato davanti ad un grande manifesto che annunciava: LA MORTE DELL’ALBERO. Sotto al titolo si vedeva un salice piangente chinato verso una vecchia quercia distesa al suolo. Ecco svelato il mistero: era un cinema! Alberico comprò un biglietto alla cassa ed entrò; salì velocemente una scala ricoperta di moquette gialla e i due scoiattoli lo seguirono saltando di gradino in gradino.
Gino e Pino entrarono in una grande sala nera; in fondo si vedevano dei personaggi che si agitavano e parlavano. Tutti quanti nella sala guardavano lo schermo; Gino e Pino si appoggiarono sullo schienale di una poltrona vicina a Alberico e aspettarono. Che cosa sarebbe successo?
Videro allora dei grandi bulldozer arrivare in una foreste molto fitta. Le macchine si aprivano il passaggio sradicando gli alberi. Che strage! Alberico era rosso di collera. Come si poteva saccheggiare la foresta in quel modo? Pocoi a poco le macchine avanzavano e al posto della foresta non c’era che una specie di immenso campo di battaglia; costellato di alberi abbattuti. Tutti gli animali fuggivano, privati dei loro rifugi. Gino e Pino trepidavano; incapaci di trattenersi saltarono da una sedia all’altra calpestando le teste degli spettatori e fuoriuscendo terrorizzati.
Alberico il taglialegna era molto triste. Due lacrime solcavano le sue vecchie guance rugose. Per tutta la strada di ritorno i due criceti, che erano saliti a bordo della sua cappa, gli sussurrarono delle parole gentili per consolarlo. La notte era nera e il cammino tortuoso. Alla fine ecco il bosco fi Alberico, uno spazio verde vivo, con animali, funghi, fiori e alberi vigorosi. Alberico sapeva che gli alberi che lui era costretto a tagliare, perché malati o troppo vecchi, sarebbero stati subito rimpiazzati da giovani piantine che sarebbero diventate, a loro volta, grandi e forti alberi. E’ in questo modo che la foresta rimane eternamente giovane e continua a dare riparo a tutto il mondo degli animali selvatici, amici di Gino e Pino.
Domizia Luzzi