Un figlio è tale da quando si insedia nel nostro corpo, a prescindere dal patrimonio genetico che lo ha generato.
Più volte ho cercato di immedesimarmi nelle donne che hanno messo a disposizione il proprio utero, al mero utilizzo di un’incubatrice, per consegnare un figlio ad una donna impossibilitata a portare avanti una gravidanza. Ebbene, non sono mai riuscita a capire come tenere lontana l’emotività al percepire del primo battito d’ali.
Il primo contatto fisico tra le mani accennate del bimbo che sarà e la parete dell’utero non può essere ignorato da nessuna donna al mondo, è il primo soffio vitale della sua presenza, è la ricerca atavica del feto di una rassicurazione nel suo mondo di solitudine ovattata. I neuro-ormoni, stimolati anche da questo contatto fisico endogeno, al pari di una carezza, modulano l’intero sistema emozionale della gestante. Nessuna donna è indenne da questa reazione ormonale a meno che non ci sia una patologia cerebrale tale da sovvertire l’intero sistema emozionale.
Mi chiedo se quelle donne che a tutti i costi vogliono un figlio, frutto solo dei propri cromosomi e non di quel contatto d’amore che si crea nei primi mesi dell’embrione, hanno mai pensato a cosa può provare quella donna che per portare a casa, forse pochi spiccioli per la sua famiglia va incontro. L’utero in affitto non è solo un’incubatrice, è la parte di un corpo che risponde ad un sistema neuro-fisiologico con un’anima propria. Una ulteriore barbarie è quella del distacco subito dopo il parto, è innaturale togliere un bimbo appena nato a quella donna che, per ben nove mesi, lo ha alimentato, accarezzato e amato suo malgrado.
E proprio per dar seguito alle mie eterne riflessioni che ho deciso di aderire all’appello lanciato dal movimento – Se non ora quando libere – di chiedere all’Europa di vietare la pratica della maternità surrogata attraverso l’utero in affitto. Non è ammissibile che per soddisfare il capriccio di una donna ne debba pagare le conseguenze, soprattutto affettive prima che fisiche, una donna bisognosa di garantire cibo ai suoi figli. Purtroppo è questo che avviene nei paesi il cui ordinamento lo permette: utilizzare una donna esclusivamente come fattrice meccanica ignorando totalmente il reale senso della maternità.
La maternità è amore puro, se non è possibile portare avanti un gravidanza di pancia può essere sempre attivata una gravidanza di testa: sono tanti i bambini abbandonati nel mondo e l’adozione è una pratica lunga ma possibile.