Prendo spunto da una lettera inviata alla direttrice di un femminile: Il lavoro è libertà. Parole sacrosante. Nella lettera si racconta di quanto sia difficile nel nostro paese essere donna, mamma e lavorare, verissimo. Si dice ancora di quanto i compagni facciano poco per agevolare la madre dei loro figli e nel sollevarle dalle incombenze quotidiane tra fornelli, pulizie, scuola e lavoro, verissimo. Continua ancora scrivendo di quanto sia difficile da mamma di un frugoletto mantenere il proprio lavoro da dipendente privata, verissimo. Tutte le cose scritte sono vere, ciò che mi lascia confusa è la risposta che così conclude: “….Un paese che non offre lavoro non può crescere, è un paese vecchio e malato. Da parte nostra non smetteremo di denunciare questa condizione. E faremo pressione sui politici perché diano delle risposte concrete: questa è una vera battaglia di civiltà”. Mi verrebbe da chiedere se chi risponde in questo modo è a conoscenza di quanto l’economia del nostro paese è fondata sulle piccole imprese e che queste sono schiacciate dal peso dell’assenza di competitività con i prodotti importati dai paesi emergenti. Forse pochi sanno che molti prodotti importati dalla Cina ad esempio vengono prodotti nelle carceri a costo zero, infatti coloro che lavorano non vengono pagati ma possono usufruire di uno sconto di pena. I paesi emergenti: BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa tutti insieme raggiungo metà della popolazione mondiale e vivono con una manciata di euro al giorno, come possono le nostre piccole imprese essere competitive? Mi sarei aspettata una risposta del tipo: “ Il nostro è un paese in difficoltà, il mondo è in difficoltà, proviamo noi, donne e mamme, unite a trovare soluzioni alternative per il futuro dei nostri figli. Proviamo a mettere insieme delle idee ed insieme realizziamole!” Ecco, questo avrei voluto leggere, proviamo a scrivere noi quello che avremmo voluto leggere: “GuidaGenitori vuole essere accanto ai genitori in un momento in cui la gente perde il posto di lavoro, vorremmo però andare oltre, trovare insieme il modo per essere davvero liberi attraverso il lavoro. Cosa da fare sicuramente ce ne sono. Inviate i vostri suggerimenti e cercheremo, insieme, di trovare delle soluzioni”.
18 Comments
Cara Rosalba, hai centrato in pieno il mio pensiero…sono convinta che in un sistema sociale in cui il posto “fisso” è ormai sempre più un’utopia, bisogna rimboccarsi le maniche e reinventarsi un lavoro… un lavoro probabilmente diverso da quello che abbiamo sempre fatto…per noi italiani è difficile pensare di “cambiare” lavoro, dopo tutti i sacrifici e gli anni di studio…ma bisogna dare una svolta…ne sono più che convinta!!!
anche io la penso come Cate… bisogna reinventarsi un lavoro, il posto fisso ormai non esiste più…
Il posto fisso è un’anomalia tutta italiana, in nessun altro posto del mondo esiste. Ci ricordiamo le immagini dei tanti impiegati americani con la loro box uscire fuori dagli uffici dove lavoravano fino a poche ora prima ed all’improvviso fuori? Bene moltissimi di loro si sono reinventai qualcosa di nuovo o diverso da fare, non sono stati ad aspettare che il governo americano creasse dei posti di lavoro. Ricordo che di ritorno da uno dei miei viaggi a N.Y avevo pubblicato sul forum di un ingegnere che, perso il lavoro, aveva messo su una nuova attività creando dei pupazzetti per il natale da vendere on-line tornando a vivere con le sue forze. Noi siamo un popoli di creativi, non dobbiamo lasciarci andare, reagiamo!
io nel mio piccolo una soluzione la sto trovando in un lavoro alternativo che mai avrei pensato di intraprendere… non so se riuscirò nei miei obiettivi ma è un’opportunità che mi si è aperta e voglio sfruttarla.
Concordo con tutto quello che dite, ma ricordiamoci che dire le cose è più semplice che farle. Non è semplice per una persona che ha investito tutte la sua vita e le sue energie in un progetto ( posto fisso o libera professione che sia ), dover ricominciare dall’inizio senza abbandonarsi allo sconforto… Il primo passo credo che sia proprio questo: avere il coraggio di non lasciarsi andare e ritrovare la forza che ci ha spinti a portare avanti il progetto iniziale…. Ma come fare?!
Il coraggio arriva solo se sai che nessuno può offrirti nulla su un piatto d’argento. Purtroppo noi siamo reduci di una politica che ha messo tantissimi posti di lavoro su un piatto non d’argento ma d’oro in cambio di voti. Dobbiamo essere coscienti che questo modo di fare non esiste più e soprattutto non dobbiamo permettere che ritorni.
Ecco un lavoro alternativo da fare in proprio con un minimo investimento
https://www.guidagenitori.it/forum/?mingleforumaction=viewtopic&t=1805#postid-10957
Foto dell’ingegnere riciclato
https://www.guidagenitori.it/forum/?mingleforumaction=viewtopic&t=1806
https://www.guidagenitori.it/forum/?mingleforumaction=viewtopic&t=1807#postid-10959
Una delle cose più importanti è fare e non solo provare. Se riesco (e il blog me lo permette) inserisco un paio di considerazioni….
Io credo che abbia ragione Rosalba: il cambiamento può ripartire solo da ciascuno di noi, anche restituendo dignità a certe occupazioni a torto ritenute umili. Finchè aspettiamo che “ci venga dato” la situazione non cambierà. Stiamo scontando il periodo di “vacche grasse” che abbiamo vissuto nei decenni scorsi.
Anche io vorrei trasformare la mia passione in lavoro…forse mi manca solo una spintarella iniziale…
Hai ben 13.000 paia di mani a darti un spintarella…sono sufficienti???
il problema, l’ho riscontrato personalmente, è che molte persone fanno fatica a entrare in questa ottica, nell’ottica che deve darti un po’ da fare se vuoi avere dei risultati, che non tutto piove dal cielo e quando offri loro una opportunità seria, che richiede solo un minimo (ma davvero minimo) investimento, ti rispondono: no grazie! Io cerco un lavoro fisso! Be’, dico io, se lo trovi chiamami!
Il punto da cui sono partita Patrizia è proprio questo. Chi ha voglia di lavorare deve prendere il coraggio a quattro mani e darsi da fare. Non è più tempo di aspettare. Qui a Roma vediamo continuamente cortei in cui si chiede il lavoro, giustissima richiesta. Non ho mai visto però cortei in cui si chiedono facilitazioni per aprire una propria attività e cominciare a far qualcosa a per se stessi. Questa è la vera tragedia del nostro paese: cercare la garanzia dello stipendio fisso e assicurato a fine mese.
cambiamento…ci vuole cambiamento nella nostra piccola testa…..
cambiamento nelle nostre teste, nel modo di vedere, cambiamento quotidiano!
Garanzia che nessuno ti dà più! E quando proponi qualcosa di alternativo o dicono no a priori, oppure provano ma dopo pochissimo tempo mollano tutto perché vorrebbero iniziare oggi e vedere subito la mesata. Non si impegnano e non hanno la pazienza di aspettare per vedere dei risultati.
Ecco, verrebbe da dire a queste persone: perché mai uno dovrebbe anticipare dei soldi, fare debiti, ipotecare tutto il possibile per mettere su una attività, senza sapere se avrà mai un ritorno e pagare lo stipendio fisso alle persone che giustamente lavorano? E’ decisamente più facile non investire, mettere da parte quello che ha risparmiato ed investirlo in titoli di stato o altro rende poco ma non hai grattacapi.