Forse sono una delle poche persone che fino a ieri sera non aveva visto il film “Forrest Gump”, quando è passata la locandina per comunicare la proiezione del film, ho preso l’impegno con me stessa: dovevo assolutamente vederlo. Tom Hanks è stato davvero un mostro di bravura ma ancor di più lo è stato il regista, ha saputo trasferire allo spettatore tutto il pathos dell’autore del romanzo da cui il film è tratto: Wiston Groom. Anche una persona con un quoziente intellettivo al di sotto della media può raggiungere le posizioni più ambite della gerarchia sociale, è questo il filo conduttore di tutto il film. Le scene conclusive della pellicola lo riassumono esattamente: la vita si compie per destino prestabilito ed è esattamente come una piuma levata in cielo dall’alitare del vento, tutto si compie magicamente. Allo stesso modo Jenny, l’amica di una vita, non può sottrarsi al suo destino, prima di bambina violentata dal padre e da adulta violentata dall’amore e dalle droghe. Magistrale è, inoltre, l’immagine della madre, una donna forte davanti al disagio del proprio figlio, una madre che ha riposto in lui tutte le sue aspettative, senza mai lasciarsi sconfiggere, neanche dalla realtà, al contrario di suo figlio, lui aveva ben percepito la sua condizione nonostante la debolezza cognitiva. Una madre disposta a tutto pur di garantire a suo figlio la scuola migliore della contea, anche a concedersi a colui che avrebbe dovuto deciderne l’ammissione. Mentre scrivo sto pensando a quanto mi piacerebbe fare una bella chiacchierata con il sig. Groom e non è detto che un giorno o l’altro non lo faccia. Lo scrittore ha saputo parlare del disagio psichico in modo magistrale, il suo messaggio andrebbe proposto ai ragazzi delle classi elementari. Se avessi la possibilità di intervenire sui programmi scolastici, inserirei non solo la semplice visione ai ragazzi di 4° elementare, è questo il periodo migliore per comprenderne il significato, ma stabilirei una settimana interamente dedicata ai commenti. I ragazzi debbono imparare ad accettare e non deridere mai il diverso. In fondo il diverso ha soltanto bisogno di apprendere in modo diverso, al resto ci pensa il destino, la piuma, simbolicamente nel film lo rappresenta, e davvero tutto può accadere, esattamente come a qualsiasi altra persona.
9 Comments
Noi siamo fortunati: l’integrazione viene promossa moltissimo a scuola fin dall’inizio ed è bello vedere come gli unici a vedere “il diverso” siamo noi adulti.
Per quanto riguarda il destino…. secondo me ognuno è l’artefice del proprio.
“La vita è come una scatola di cioccolatini, Forrest. Non sai mai quello che ti capita”
E’ vero in parte, tra le mie conoscenze vedo tante persone che anche se fanno di tutto per migliorare la loro vita, tutto gli va sempre storto, Io penso che c’è chi nasce Paperino e chi Gastone.
Ho visto anche io il film ieri sera anche se lo avevo già visto penso che sia un capolavoro sul senso della vita, pochi registi si sono spinti a tanto forse un altro colosso cinematografico anche se molto datato, Lo specchio della vita, anche si dimostra come la vita anche se fai tanto per cambiarla alla fine non ci riesci e devi per forza farla andare come vuole. Sono convinto che la vita è destinata così per ognuno di noi.
Concordo con questa citazione a forrest gump. A tutti sarà capitato di intraprendere un cammino e di raggiungere un traguardo completamente diverso da quello che ci eravamo prefissati. Ogni volta che compiamo un’azione, anche la più banale, non ne conosciamo le conseguenze che ne seguiranno. Non so se è il destino a decidere per noi, tuttavia concordo con Forrest: “La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”.
devo ammettere che quando vidi per la prima volta il film, non ne compresi a fondo il significato profondo…nonostante non fossi proprio piccola…
Era proprio questo il messaggio che volevo venisse recepito: il destino ci propone la strada da seguire e le persone possono renderlo più facile o difficoltoso, dipende da come si è stati educati a percepire le difficoltà altrui
Forrest Gump è uno dei miei film preferiti, non ricordo più quante volte l’ho visto. Quando uscì, ricordo che tutti i nostri amici non capivano come a me e Giorgio potesse piacere un film come questo, non riuscivano a coglierne il significato profondo, significato che a me invece è subito apparso chiarissimo.
Il destino…. credo che ognuno di noi abbia un destino. Mia suocera, quando stava ancora bene, diceva sempre: “ricordati che tanto è tutto scritto!” e penso avesse ragione. Sta poi a noi cogliere i segnali che il destino ti manda e sfruttarli al meglio. Niente succede per niente, c’è sempre un perché.
Per quanto riguarda l’integrazione a scuola, mio figlio ha avuto la “fortuna”, voglio chiamarla così perché io la considero veramente un’opportunità, di avere in classe fin dalla prima un bambino autistico. Sono cresciuti insieme, tutta la classe lo adora e tutti sanno come devono comportarsi ed aiutarlo quando ha i suoi momenti particolari. Lo considerano, come giustamente dev’essere, uno di loro, la classe non sarebbe la stessa senza quel bambino. Diversamente, quando per esigenze della scuola, questo bambino viene in contatto con i coetanei dell’altra sezione, sente il disagio perché l’altra classe non lo “vive” quotidianamente. Credo sia per i bambini un’esperienza molto formativa e importante.