Carne di maiale e uova alla diossina: inquinante non adatto all’uomo anche se è lui stesso a proporlo nella catena alimentare. Dal Ministro Fazio invito a non preoccuparsi.
Qualcuno ricorderà la paura per il latte per neonati alla melamina – una sostanza chimica che si trova nelle colle – venduto in Cina circa due anni fa. Ma l’estremo Oriente è lontano e dai governi di tutta Europa arrivarono le rassicurazioni che non una goccia di quel latte – e nemmeno di altri prodotti alimentari cinesi a rischio – sarebbe finito nelle manine dei nostri piccoli. Adesso, però, l’allarme è molto più vicino, è nei confini dell’Unione Europea. È infatti scoppiato in Germania il più recente “scandalo” alimentare: uova e carni suine sono risultate contaminate dalla diossina, una sostanza tossica per l’uomo. Sono state chiuse ben 4700 aziende tedesche che lavoravano questi prodotti, anche se a titolo provvisorio. Non preoccuparsi è difficile, perché con i traffici commerciali tra i paesi dell’Ue non sono poche le materie prime – carni, latte e appunto uova – provenienti dalle zone a rischio.
Che cos’è la diossina
La diossina è un inquinante ambientale e fa parte di una famiglia di sostanze complesse, composte da cloro e benzene, difficili da smaltire perché non sono degradabili. Le diossine si formano dalla combustione di materie plastiche, dalla benzina e sono presenti come impurità in diversi prodotti chimici: diserbanti, pesticidi, insetticidi e oli lubrificanti. Sono quindi diffuse nell’ambiente da parecchi decenni, soprattutto nell’aria da cui passano al suolo e nelle acque di laghi, fiumi e mari. Da questi ambienti la diossina contamina la catena alimentare, raggiungendo l’uomo attraverso i pesci, le carni, i latticini e le uova. I vegetali sono invece meno contaminati da questa sostanza, che si lega soprattutto ai grassi, scarsissimi in frutta e verdura e presenti normalmente negli alimenti di origine animale. La diossina, se assunta per lunghi periodi e in quantità eccessive, può indurre tumori, malformazioni, soprattutto se passa dall’organismo della madre a quello del feto oltre che danni a carico del sistema nervoso e degli organi riproduttivi. A livello internazionale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato la soglia di presenza della diossina negli alimenti “tollerabile” per l’uomo, pari 250 picogrammi al giorno (un picogrammo è la miliardesima parte del milligrammo). Anche se la quantità indicata venisse assunta per tutta la vita non comporterebbe effetti negativi.
Il Ministro ha invitato alla tranquillità
A parziale rassicurazione: nel mondo vengono effettuati periodicamente rilevamenti sui livelli di contaminazione media degli alimenti e proprio queste verifiche hanno permesso di scoprire il problema delle uova in Germania, impedendo che la situazione degenerasse ulteriormente. Il Ministro della salute italiano, Ferruccio Fazio, ha tranquillizzato il pubblico sostenendo che in Italia non si corre nessun rischio non solo per le uova ma anche per la carne suina. Il Ministro, in un incontro con i giornalisti alla Camera, ha spiegato che non ritiene che vi sia alcun rischio per la salute dei consumatori italiani. Per riscontrare effetti tossici un uomo dovrebbe ingerire centinaia di chili di carne suina contaminata ai livelli trovati in un unico allevamento. Il Ministro Fazio ha spiegato che le uova sono facilmente rintracciabili grazie all’etichettatura che indica produzione e provenienza. Nell’acquisto dare la preferenza a quelle di provenienza italiana. Lo stesso vale per le carni di pollo e di manzo, che devono recare un’etichetta in cui compaia il luogo di produzione e di lavorazione.
Quali rischi per il latte?
La situazione è più complessa per quello che riguarda il latte: dalla Germania si importano ben 41 milioni di quintali di prodotto. Di queste, solo otto milioni di quintali di latte è fresco e reca quindi l’etichetta con la zona di provenienza. Diversa è la questione del latte in polvere (lavorato o da lavorare), per un totale di 33 milioni di quintali destinato all’industria delle mozzarelle, dello yogurt, dei formaggi, del burro ma anche nei mangimi per i vitelli: in tutti questi casi la legge non impone di segnalare l’origine del prodotto, ma solo il luogo di lavorazione. Di conseguenza, il prodotto finale reca sulla confezione l’origine italiana, anche se la materia prima proviene dalla Germania. Le premesse non sono proprio rassicuranti, anche se va detto che per il momento il latte non è tra gli alimenti contaminati alla diossina. Per una maggiore sicurezza – e per proteggere anche i nostri bambini – è importante preferire solo latte fresco prodotto e lavorato in Italia e cercare, ove possibile, di dare la preferenza ai prodotti italiani.
Giorgia Andretti