Adolescenza, ideali politici e ribellione

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Adolescenza, ideali politici e ribellione

In questi giorni si parla molto di politica, almeno sui social network. Essendo da sempre interessata al tema, anche in famiglia troviamo spesso spunti di confronto.

Mio marito, dagli interessi più astratti e meno mondani,l’arte e la letteratura, trova  inopportuno perdere tempo con i talk show, dove latitano analisi approfondite e si procede per ovvi litigi e slogan. E’ il livello della nostra società, dico io: possiamo partire da lì, in fondo è tutto quello che abbiamo. Se penso a noi, all’età dei nostri figli, riconosco che eravamo diversi. Esistevano ideologie in grado di galvanizzarci, e che riconoscersi in una parte politica – per retaggio familiare o CONTRO di esso, insieme al proprio gruppo di pari – era un processo naturale.

Oggi, i ragazzi più attenti vivono un disagio diffuso, percepiscono un senso di ingiustizia e ipocrisia nell’andamento della cosa pubblica, ma non hanno letto Marcuse e Fromm, non hanno vissuto il funerale di Marx, non sanno cosa sia l’impegno gratuito per il bene comune, perché davvero gli esempi sono frustranti. Cambiare bandiera, e partito, per una poltrona mentre si tradiscono sistematicamente tutti gli ideali democratici. Mentre alcuni ragazzi prendono anche questo dato per scontato, altri ne vengono infastiditi tanto da apprezzare posizioni radicali. Alcuni leader sembrano infatti parlare più chiaro. Sembrano accogliere il senso di giustizia innato degli adolescenti che rifiuta i perbenismi e le prese in giro.

Ecco allora che una democratica convinta si ritrova un figlio che apprezza l’oligarchia, che considera il popolino troppo stupido per dire la propria, che si avvicina a una visione platonica della politica in cui pochi eletti, davvero preparati, decidano cosa sia il meglio per tutti. E, forse, già mi è andata di lusso. Perché qualcuno può risultare affascinato da derive estreme. Da capipopolo con messaggi semplificati. E nonostante tutti gli sforzi politically correct, più la gestione politica sarà intrisa ipocrisia, più i professori di liceo si troveranno a temere parole dure e concetti estremi nei temi di attualità. Non essendo molti ragazzi preparati all’analisi, chiunque potrà sfruttare questo bacino di disagio. Diventare “no global” senza un perché, scagliare un pietoso lumino in ricordo dei morti di Parigi contro un poliziotto come è successo a Place de la République, senza rendersi conto di che bestialità sia, può essere davvero a un passo.

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