I malanni dell’inverno non sono solo raffreddore, influenza, bronchite ed otite. Nei bambini piccoli può essere frequente anche la bronchiolite, è un’infiammazione dei rami più sottili delle terminazioni bronchiali.
Tosse, difficoltà respiratorie, malessere e agitazione: se il bambino è molto piccolo, al di sotto dei diciotto mesi di età e manifesta l’associazione di questi sintomi, è bene consultare il pediatra: potrebbe trattarsi di bronchiolite, ovvero l’infiammazione dei bronchioli. Sono le ultime diramazioni dei bronchi, piccoli “rami” dell’albero bronchiale con un diametro inferiore a un millimetro. Rivestono un ruolo essenziale del processo respiratorio, poiché in prossimità di essi, negli alveoli, avvengono gli scambi gassosi che consentono di fare scorta dell’ossigeno.
L’influenza può provocare la bronchiolite
La bronchiolite è un’infezione di origine virale acuta ed è causata dal Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) e da Virus parainfluenzali 3. La diffusione di questi virus è maggiore negli ambienti chiusi e affollati soprattutto durante la stagione fredda. Ci sono comunque altri virus responsabili della bronchiolite: lo stesso adenovirus che causa il raffreddore, il virus del morbillo, l’enterovirus responsabili di gastroenterite e il Mycoplasma pneumoniae. Il bambino viene infettato dall’agente responsabile della malattia entrando in contatto con la saliva o le secrezioni nasali emesse da un piccolo amico malato. Dopo circa quattro giorni dal contagio, hanno inizio i primi sintomi della bronchiolite. Compare una insolita sonnolenza accompagnata da irritabilità. Inoltre, il piccolo presenta difficoltà di respirazione, crisi di apnea, secrezione nasale, respiro sibilante e tosse stizzosa. La febbre è un sintomo poco presente. Nei bimbi un po’ più grandi, dall’anno e mezzo in su, la bronchiolite assume caratteristiche più simili a quelle di una forma para-influenzale: scolo nasale, starnuti, febbre non altissima, in genere attorno ai 38°. Sia i bambini molto piccoli che quelli più grandi, presentano aumento della frequenta respiratoria a causa della difficoltà ad incamerare ossigeno. Inoltre, le labbra e la zona intorno alla bocca assumono una colorazione bluastra mentre il torace si contrae in modo evidente durante l’inspirazione. Possono anche comparire altre segni di malessere come inappetenza e vomito.
Prepariamo per lui un ambiente adatto
Per evitare complicanze e per garantire un maggiore comfort al piccolo malato, è opportuno predisporre in casa un ambiente adatto. La cameretta e gli ambienti in cui stazionerà il piccolo devono essere ben umidificati, per idratare le mucose irritate: possono essere utili gli umidificatori con il divieto di aggiungere essenze varie: il mentolo può irritare le vie respiratorie rendendo ancora più seria la difficoltà respiratoria. L’umidificazione migliore si ottiene ponendo sopra un calorifero un asciugamano di spugna ben inumidito. Sarà il pediatra a stabilire, previa una visita obiettiva, se è il caso di somministrare al bambino un farmaco broncodilatatore attraverso aerosol e cortisonici per bocca, per brevi periodi. Il bambino dovrebbe bere il più possibile per mantenersi idratato. È quindi opportuno proporgli latte, succhi di frutta consentiti per la sua età, tè leggerissimo deteinato e brodo vegetale. Inoltre è bene assecondare la naturale tendenza a dormire di più: durante il sonno l’organismo produce importanti cellule del sistema immunitario. Per aiutarlo a respirare bene nel sonno si può alzare il materasso del lettino ponendovi sotto qualsiasi cosa che funga da rialzo: guide telefoniche o altri sostegni rigidi, in modo che il bimbo non possa “infossarsi” nel lettino. Ambienti anche con tracce di fumo devono essere evitati: il fumo aggrava la bronchiolite.
Quando il ricovero è necessario
Nei casi più seri, se il bambino ha pochi mesi o è affetto da altri disturbi, il pediatra può consigliare il ricovero in ospedale, assieme alla mamma che può stare in una cameretta con lui, per alcuni giorni, finché il piccolo sta meglio. La fase acuta si risolve nell’arco di 3 – 5 giorni. Il bimbo viene idratato, se necessario, con liquidi per via endovenosa sotto il continuo controllo del personale medico e infermieristico. Inoltre, in genere il piccolo viene tenuto sotto una speciale cappa che somministra la corretta dose di ossigeno e di soluzione salina, acqua salata, per mantenere l’ambiente umido, in modo che la respirazione sia più facile mentre l’organismo combatte la malattia. Il trattamento terapeutico può richiedere alcuni giorni: molto dipende dalla gravità della malattia, dall’età del bambino e dalle condizioni di salute generali del piccolo.
Giorgia Andretti
Con la consulenza del Prof. Luigi Tarani
Clinica Pediatrica Università degli Studi “La Sapienza” di Roma