Prurito anale, fastidio e feci strane: i sintomi dei vermi intestinali

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Prurito anale, fastidio e feci strane: i sintomi dei vermi intestinali

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Con l’arrivo della bella stagione i bambini trascorrono molto tempo all’aria aperta, giocando e correndo, toccando erba, terriccio e sabbia. Tutta salute, è vero: una volta tornati a casa, però, è importante lavarsi bene le mani: le dita sporche, portate alla bocca, possono essere il veicolo di uova di ossiuri e ascaridi, parassiti che abitano anche l’intestino dell’uomo. Non sono pericolosi, ma un intestino colonizzato dai vermi causa disturbi fastidiosi.

Ossiuri, invisibili a occhio nudo
Gli ossiuri sono i parassiti intestinali più diffusi tra gli umani. Si tratta di vermi bianchi piuttosto piccoli, che vivono nell’intestino di grossi animali domestici, come i bovini. Questi con le loro feci contaminano le acque, che a loro volta possono essere utilizzate per irrigare parchi e giardini e che possono arrivare anche sulla frutta e verdura non ben lavata. Il bambino che gioca all’aperto in luoghi contaminati involontariamente ingerisce le uova, queste raggiungono l’intestino e dopo una settimana circa si schiudono. I parassiti escono e si diffondono nell’intestino, causando prurito nella zona anale e genitale, diarrea alternata a stipsi, nervosismo soprattutto di notte. Gli ossiuri non sono visibili a occhio nudo. Se un bambino ha i sintomi descritti, si deve eseguire lo scotch test: al mattino, prima che il bambino vada di corpo o sia lavato, si applica una piccola striscia di scotch o di pellicola trasparente proprio sull’orifizio anale. Lo si porta in laboratorio di analisi, dietro richiesta del pediatra, e lo si analizza al microscopio. Se si tratta di ossiuri si individuano le minuscole uova. La cura, sempre prescritta dal pediatra, consiste in un’unica somministrazione un farmaco che paralizza gli ossiuri e ne favorisce l’eliminazione con le feci, come il mebendazolo e l’albendazolo, oppure il classico pirantel pamoato. Dopo 2-4 settimane si può ripetere il trattamento. È consigliabile che anche i famigliari si sottopongano allo scotch test e, in caso di risultato positivo, ricorrano alla cura.

Giardia, causa anche vomito
Un altro parassita intestinale che si riscontra con frequenza è la Giardia Lamblia, detta anche intestinalis o duodenalis. È un parassita visibile solo con il microscopio e viene espulso nell’ambente con le feci, in una forma sferica e resistente anche ai trattamenti disinfettanti come il cloro. Vive nell’acqua, soprattutto quella poco profonda di canali e piccoli bacini. I bambini si possono infettare in modo diretto, per esempio facendo il bagno in corsi d’acqua contaminati o toccando quella stessa acqua e poi portandosi le mani alla bocca, oppure maneggiando terra bagnata con l’acqua infestata dalla Giardia. I sintomi più comuni sono dolori addominali, diarrea di colore giallastro, disidratazione, perdita di peso. Talvolta compaiono febbre e vomito. In presenza di questi disturbi è bene effettuare un esame delle feci, meglio se ripetuto perché non sempre il parassita è rilevabile. Infatti la Giardia attraversa fasi di riposo in cui non è attivo e quindi è difficile notarlo anche al microscopio. Si deve quindi ripetere anche in caso di esito negativo, perché dopo qualche giorno la Giardia ritorna allo stadio di ciste, più visibile. Attualmente si può individuare il parassita in modo più diretto ricercando nelle feci direttamente l’antigene. Per guarire si deve assumere un farmaco a base di metronidazolo, che uccide il parassita. La cura anche in questo caso deve essere sempre prescritta dal pediatra.

Ascaridi, lunghi e bianchi
Gli ascaridi sono vermi lunghi e bianchi: lasciati sviluppare possono raggiungere i 30 centimetri di lunghezza, ma la parassitosi che essi causano dà sintomi fastidiosi che spinge a curare prima il problema. Gli ascaridi abitano l’intestino di animali da compagnia, per esempio i cani: le feci degli animali infestati dalle larve di ascaridi possono raggiungere i corsi d’acqua non potabili utilizzati per irrigare campi e giardini. I bambini, toccando la terra o l’erba infestata, possono contaminarsi inghiottendo involontariamente le uova. Queste raggiungono l’intestino e si schiudono dopo una settimana- dieci giorni. L’infestazione da ascaridi a volte non causa sintomi, ma può manifestarsi con dolori addominali e dissenteria, tosse e dolori muscolari a causa di una neurotossina prodotta dai vermi. È possibile accorgersi della presenza degli ascaridi, perché essi sono visibili all’interno delle feci. Per la cura è necessario rivolgersi al pediatra che prescrive una cura a base di pirantel pamoato, mebendazolo e albendazolo, gli stessi che si utilizzano per gli ossiuri. Questa sostanza paralizza i parassiti e ne favorisce l’espulsione con le feci, circa due o tre giorni dopo l’assunzione del prodotto, che va ripetuta per sicurezza dopo un paio di settimane.

Lina Rossi

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