Tosse secca, stizzosa, che non si placa e dà una brutta sensazione di soffocamento. È il sintomo principale della pertosse o tosse asinina come la chiamavano le nonne, per il tipico rantolo acuto che producono gli accessi di tosse. La pertosse è una malattia infettiva seria ed oltre ad essere molto fastidiosa, impedendo al bambino di dormire bene la notte, non è priva di complicanze. Le epidemie di pertosse erano calate nei decenni passati, da quando le famiglie avevano iniziato a scegliere il vaccino trivalente, quello che copriva contro la pertosse, il tetano e la difterite. Gli episodi però hanno iniziato a diminuire e le mamme e i papà in alcuni casi hanno deciso di non fare più i vaccini: ed ecco perchè si stanno verificano piccole epidemie che colpiscono proprio i piccoli non vaccinati e purtroppo anche gli adulti non vaccinati perché all’epoca non esisteva ancora il vaccino.
Pertosse, di che cosa si tratta?
La pertosse è una malattia molto contagiosa, tipica dell’infanzia: colpisce infatti soprattutto i bambini piccoli, al di sotto dei cinque anni di età. È causata da un batterio, il Bordetella pertussis: contrariamente ad altre malattie infettive, come il morbillo o la varicella, può colpire anche i bambini appena nati o di poche settimane, anche figli di una mamma immune. È proprio questo a rendere la malattia così pericolosa: l’infezione che provoca può infatti causare complicanze che, in un organismo privo di difese immunitarie quale quello di un neonato, possono rivelarsi molto pericolose. Oggi la maggior parte dei casi di pertosse si verificano presso le popolazioni che non sottopongono i bambini al vaccino. Anche tra coloro che sono stati vaccinati trenta anni fa, però, si è notata una diminuzione dell’efficacia del vaccino. Per questo motivo gli esperti hanno messo a punto, a partire dagli anni Novanta, i vaccini acellulari, che garantivano un’immunità più prolungata. Sono essenziali i richiami, che garantiscono una maggiore protezione dalla malattia.
Tosse fastidiosa e rischio di complicanze
Il batterio causa una seria infiammazione delle vie respiratorie con lieve rialzo febbrile, secrezioni nasali e soprattutto con tosse catarrosa, per una o due settimane. Trascorso questo periodo sopravviene la cosiddetta fase convulsiva o parossistica, caratterizzato da una tosse fastidiosa e convulsa: senza trattamento può durare anche due mesi. La tosse causa serie difficoltà respiratorie, apnea con colorazione cianotica del viso ed episodi di vomito, senza contare lo sforzo nel tossire: può provocare emorragie nel naso e nella congiuntiva, la membrana che riveste l’occhio. E’ nei bambini più piccoli che possono verificarsi le complicanze più serie, come otite, bronchite, polmonite ed encefalite. L’unico modo per proteggere i bambini è sottoporli alla vaccinazione secondo le scadenze previste dal piano vaccinale del nostro paese: la prima dose, la seconda e la terza vengono fatte a 6-8 settimane di distanza nei primi mesi di vita, seguite da un’ultima dose di richiamo verso i 2 anni. Se comunque alcuni genitori non volessero procedere alla vaccinazione, è bene non portare i neonati in nessun luogo pubblico come ad esempio i centri commerciali o supermercati, il contagio è più facile di quanto si possa immaginare. Se non ci si è vaccinati e si sospetta che il bambino abbia la pertosse, si deve eseguire il prelievo dell’espettorato o delle secrezioni nasali, che esaminati in laboratorio permetteranno di capire se si tratta realmente di Bordetella. La cura si effettua assumendo antibiotici specifici per dieci-quindici giorni.
Melissa Gullotta