Iodio: in gravidanza fa bene alla mamma ed al bimbo per tutta la vita

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Iodio: in gravidanza fa bene alla mamma ed al bimbo per tutta la vita

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Se la mamma assume poco iodio in gravidanza il piccolo potrebbe subirne alcuni effetti come ad esempio un rallentamento dello sviluppo mentale nei primi dieci anni di vita. A dirlo è la ricerca portata avanti dall’Università del Surrey e pubblicata dalla rivista Lancet. I ricercatori hanno appurato la concordanza tra lo scarso risultato di alcuni test a cui sono stati sottoposti i bambini ed il poco iodio ingerito dalla mamma in gravidanza.

Più iodio, più intelligenza
Ecco come si è svolta la ricerca: gli esperti hanno analizzato le urine di oltre 1.000 future mamme determinando la concentrazione di iodio. Le donne sono state divise in due gruppi: nel primo sono state concentrate quelle che avevano un valore ottimale di iodio nel sangue, superiore a 150 microgrammi per grammo, come da indicazioni dell’OMS. Nel secondo gruppo erano invece concentrate le future mamme con valori nettamente inferiori. I figli delle donne esaminate sono stati sottoposti a un test del quoziente intellettivo a otto anni e di lettura a nove. I bambini nati dalle donne con una significativa carenza di iodio rispondevano ai test con punteggi inferiori alla media. I bambini sono stati poi divisi in due gruppi: un gruppo con i figli delle donne con valori ottimale di iodio ed un secondo gruppo le cui mamme avevano dei valori iodio insufficienti. La ricerca ha confermato l’ipotesi di partenza, ovvero: minore era la concentrazione ematica dello iodio in gravidanza, minori sono stati i punteggi medi ottenuti dai bambini nei test. Lo studio ribadisce l’importanza di assumere un valore ottimale di iodio in gravidanza per il benessere futuro del bambino.

Lo iodio è importante anche nei primi anni
lo iodio, infatti, favorisce un corretto sviluppo fisico e mentale nei bambini. Una recente dimostrazione viene dai ricercatori dell’University of Otago di Dunedin in Nuova Zelanda, è stato condotto uno studio, pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, per verificare gli effetti dello iodio sul ritardo dello sviluppo psicomotorio nei bambini. Nello studio sono stati coinvolti 184 bambini con problemi di carenza lieve di iodio. I piccoli sono stati suddivisi in modo casuale: ad un gruppo è stato somministrato 150 microgrammi di iodio, al gruppo di controllo una pillola di placebo, ogni giorno, per 28 settimane. Al termine dello studio i dati hanno rivelato che i bambini appartenenti al gruppo trattato con lo iodio hanno mostrato un miglioramento complessivo in due test cognitivi standard e nei test di risoluzione di problemi di vario tipo, superando di fatto in abilità i bambini appartenenti al gruppo di controllo. I ricercatori, in base ai risultati dello studio suggeriscono di quanto una lieve carenza di iodio possa impedire ai bambini di raggiungere il loro pieno potenziale intellettuale. Un apporto insufficiente o scarso di iodio in gestazione determina uno sviluppo insufficiente della tiroide, la ghiandola che produce tiroxina e triiodotironina. Questi ormoni sono essenziali per la maturazione delle cellule che costituiscono il sistema nervoso centrale,il quale si avvia e completa proprio dal concepimento fin verso i tre anni di vita. La carenza di ormone tiroideo nel feto e nel neonato può dare effetti diversi, da lieve ritardo mentale a forme serie di disturbi mentali e cognitivi.

Ecco dove si trova
Gli esseri umani non producono iodio, deve quindi essere procurato attraverso il cibo o attraverso l’acqua. Nonostante il fabbisogno ottimale sia relativamente basso – circa 150 microgrammi, non è semplicissimo raggiungere la quantità sufficiente. Lo iodio si trova nelle verdure, nella carne, nei vegetali, ma più di tutto è presente nei pesci e negli altri organismi in cui habitat sia l’acqua di mare, alghe comprese. Inoltre, quantità di iodio si trovano nelle acque potabili. La forma di prevenzione più semplice consiste nell’utilizzo del sale iodato, cioè di sale fortificato con una congrua quantità di iodio. Quindi, al semplice sale da cucina viene aggiunta una quantità nota di iodio, sufficiente per garantire un apporto minimo dell’oligoelemento. In alcuni Paesi Europei e negli USA è stata resa obbligatoria la vendita del sale iodato e questo ha comportato la quasi completa scomparsa delle malattie da carenza iodica. In Italia il consumo del sale iodato è ancora su base volontaria e questo fa sì che il consumo di questo prodotto sia ancora scarsa. Il sale è stato scelto come veicolo di prevenzione perché è presente nella dieta di ognuno in quantità omogenea, non altera il sapore dei cibi ed ilo costo è davvero esiguo e quindi alla portata di ogni ceto sociale. Mezzo cucchiaino di cloruro di sodio al giorno, la dose che ciascuno assume come condimento ai cibi e per la cottura di pasta, riso e altri cereali, contiene infatti almeno 150 microgrammi di iodio. Aumentando di poco la dose si raggiungono i 175 microgrammi circa consigliati per gestanti e bambini: si tratta sempre di una dose moderata di sale, non causa ritenzione idrica, non aumenta la pressione sanguigna e non provoca problemi alla gestazione.

Sahalima Giovannini

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