Quando si parla di farmaci e soprattutto di farmaci per la cura dei bambini il discorso è ancor più delicato e la parola d’ordine è “cautela”. Dal Congresso Nazionale della Società italiana di Pediatria è risultato che i nostri bambini sono grandi consumatori di farmaci, soprattutto di antibiotici. Un bambino su due assume almeno un farmaco l’anno, il 76% al sud contro il 46% al nord, di cui la maggior parte sono antibiotici. La gran parte delle infezioni primarie a carico dei bambini sono di origine virale.
Troppi antibiotici ai bambini italiani
Abbiamo il primato: noi mamme italiane siamo le più apprensive e, forse perché assorbite dalla vita frenetica che lascia ben pochi spazi, siamo pronte ad utilizzare qualsiasi rimedio pur di migliorare lo stato di salute dei nostri bambini. Anche il Ministero della Sanità denuncia l’uso eccessivo degli antibiotici già nei primi tre anni di vita dei bambini. L’uso esteso del medicinale ha reso possibile le resistenze batteriche, e di conseguenza ne sta rendendo inutilizzabili, come “armi spuntate”, molti tipi di cui prima potevamo servirci. L’agenzia ANSA ha reso noto una notizia lo scorso 24 ottobre a proposito dell’utilizzo dei farmaci in età infantile: “…nei paesi nordici, Inghilterra, Germania e Belgio l’utilizzo della classe di farmaci è notevolmente inferiore e più corretto. La Grecia e la Spagna sono molto simili all’Italia con un comportamento nella maggior parte dei casi inadeguato e retrogrado. L’Italia si posiziona al penultimo posto con un consumo del 38%, il bollino nero in assoluto è per la Grecia con il 40% di utilizzo. “ Il primo passo per porre un freno a questa pericolosa situazione è delineare meglio l’identikit della famiglia degli antibiotici per difendere nel migliore dei modi la salute e il benessere dei nostri bambini.
Antibiotici: utili ma …
Tra la tante scoperte straordinarie nel campo medico del secolo scorso, un posto d’onore deve essere riservato agli antibiotici, loro, insieme alla penicillina, sono stati preziosi alleati in grado di curare malattie fino a qualche tempo prima fatali per la vita. Antibiotico, dal greco anti-bios – contro la vita, è stato così definito perché il suo compito era proprio quello di combattere i batteri impedendone la moltiplicazione. Il farmaco ha funzionato benissimo fino a quando è stato utilizzato in modo intelligente e moderato, i problemi sono iniziati con l’utilizzo a mo’ di panacea, ovvero anche verso le infezioni sostenute da virus. Inoltre, si è ecceduto e si continua ad eccedere rispetto ai dosaggi e tempi consigliati dal proprio medico di fiducia. In questi casi anche l’antibiotico può rivelarsi un nemico da cui difendersi, una sostanza che può dar luogo a numerosi effetti dannosi e non solo per chi lo assume, ma per la collettività e per le generazioni future. Con l’abuso degli antibiotici se ne azzera gradualmente l’efficacia. Di fronte ad un fastidioso raffreddore, un mal di gola o più in generale a dei sintomi influenzali, troppo spesso vengono somministrati ai bambini gli antibiotici. E’ come se la somministrazione del farmaco mettesse al riparo da qualsivoglia tipo di peggioramento e sicuramente sulla strada di una veloce guarigione. Gli antibiotici però svolgono il loro compito solo verso i batteri ignorando completamente i virus. L’organismo umano venendo troppo spesso e senza reali motivazioni a contatto con i suoi eccipienti si adatta agli stessi ed inizia a combatterli, rendendone nei momenti di effettivo bisogno inefficace l’azione attivando il fenomeno della “antibiotico resistenza”.
Una corretta somministrazione
Oltre alla non necessità del loro utilizzo, gli antibiotici possono creare problematiche di vario genere anche nel caso di scorretta assunzione, ad esempio se si assumono per un periodo inferiore rispetto a quello di cui necessitano per sprigionare appieno il loro effetto curativo. Spessissimo gli antibiotici vengono scambiati per analgesici ed utilizzati come farmaci sintomatici, da assumere solo nell’immediatezza del disturbo. Risultato: non si risolve il problema e si ingeriscono farmaci inutilmente, il rischio è rendere meno funzionali alcuni tipi di batteri al contrario utili al nostro organismo. Le cure antibiotiche, tranne alcune specifiche della durata di soli tre giorni come l’azitromicina, possono durare dai cinque ai quattordici giorni per ottimizzare la loro efficacia e debellare completamente i batteri responsabili dei malesseri lamentati. Inoltre, devono essere somministrate con assoluta scrupolosità le dosi prescritte, per evitare manifestazioni tossiche, accentuazione degli effetti collaterali o di resistenza. E’ utile sapere che anche questa classe di farmaci può dar luogo ad effetti collaterali. Dai più banali come nausea, mal di stomaco, diarrea e vomito, o sovra infezioni come la candida, ai più seri come reazioni allergiche fino allo shock anafilattico, in caso di allergie accertate ad un tipo di molecola.
Mai senza la prescrizione medica
Assolutamente vietato in questo campo è il “fai da te” o l’accettare consigli da parte del farmacista o di qualsivoglia benintenzionato amico o conoscente, ma è sempre doveroso, prima di procedere alla terapia, consultare il pediatra. Solo lo specialista, a seguito di una accurata visita potrà ,valutare il tipo di infiammazione in corso, decidere sulla necessità o meno del trattamento ed eventualmente indirizzare la cura verso il gruppo specifico di antibiotici più utili e adatti per quella particolare situazione. Comprensibilmente, per tutte le ragioni fin qui elencate, per l’acquisto di questi farmaci è indispensabile la prescrizione medica. Può succedere inoltre che il medico prescriva un antibiotico nel corso di una sintomatologia di tipo virale, ma ciò accade solo nel momento in cui si trovi di fronte alla comparsa di un primissimo sintomo da infezione di tipo batterico, e quindi allo scopo di evitare eventuali complicanze di quella originaria. E’ necessario, infatti, monitorare sempre con attenzione l’evoluzione di alcuni disturbi soprattutto a carico dell’apparato respiratorio. L’atteggiamento migliore da adottare in presenza dell’insorgere di malesseri come febbre, mal di gola e simili nei nostri bambini è quello di attendere del tempo per monitorare lo sviluppo degli stessi e comprendere meglio la natura del malanno. Questa attesa vigile ci permetterà con il supporto del pediatra di decidere la strada migliore da intraprendere per la cura del piccolo.
Fabiana Angelucci