

Un punto a sfavore dei puristi, ovvero di coloro che “demonizzano” i videogiochi, considerandoli un intrattenimento poco costruttivo, quando non del tutto nocivo per i ragazzi. Già, perché, a quanto pare, wii e console varie possono essere utili, sotto certi aspetti. Nello specifico, sembra che possano aiutare l’apprendimento nei bambini con problemi di dislessia. Il sospetto di questa utilità era stato già avanzato gli anni scorsi da logopedisti e psicologi, ma oggi c’è la conferma definitiva. A sostenerlo è uno studio tutto italiano, realizzato dall’Università di Padova e dall’Irccs Medea, poi pubblicato sulla rivista scientifica “Current Biology”.
Come si è svolto lo studio
I ricercatori hanno arruolato un gruppo di bambini dislessici di 10 anni privi di qualsiasi conoscenza con i videogiochi. Una parte di loro ha giocato con videogiochi d’azione per 12 ore, in nove sedute da 80 minuti ciascuna. Un secondo gruppo, invece, non è stato fatto giocare. Al termine della seduta del primo gruppo, sono state confrontate le capacità di lettura e di attenzione di entrambi i gruppi. I bambini che si erano misurati con i videogiochi mostravano un netto miglioramento nella capacità di lettura, rispetto agli altri. E a quanto pare i risultati duravano anche sul lungo periodo: infatti, i progressi sono rimasti anche alcuni giorni dopo l’esecuzione del test con i videogiochi. I ricercatori si sono spinti addirittura ad asserire che i progressi fatti dai ragazzini con dislessia erano superiori a quelli che avrebbero potuto raggiungere con esercizio di lettura. Il prossimo step della ricerca sarà quello di comprendere i processi neurologici che portano un bambino ad avere netti miglioramenti, dopo avere giocato con i videogiochi. Inoltre, non si sa ancora come verranno utilizzati i videogiochi per costituire una terapia nei centri che si occupano del trattamento della dislessia.
Dislessia, un disturbo diffuso
La dislessia fa parte dei cosiddetti DSA, ossia è un Disturbo Specifico dell’Apprendimento. Le cause sono ancora poco chiare anche se si pensa che sia un problema in parte ereditario, consiste nell’incapacità, da parte di un bambino, di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. Il bambino è più lento rispetto allo standard, spesso confonde grafemi simili la b con la d, la m con la n e così via, a volte tende a saltare sillabe all’interno di una stessa parola, oppure a scambiarle, può leggere e scrivere poto invece che topo, per fare un esempio. Si tratta di un problema legato esclusivamente alla lettura, alla scrittura, alla velocità del calcolo o alla capacità di gestire lo spazio della pagina. Per il resto, infatti, il bambino non ha disturbi di tipo cognitivo, ha un’intelligenza vivace, è molto creativo, mostra abilità pratiche spesso superiore a quelle degli altri bambini. Lo dimostra il fatto che, se un bimbo dislessico ascolta un testo letto dalla maestra, lo comprende alla perfezione nei minimi dettagli: stessa capacità non dimostra se legge il testo personalmente, anche perché la comprensione dei dati si disperde nella difficoltà di lettura. La dislessia può essere individuata nella scuola primaria, verso i sette – otto anni, ma nei casi più lievi può essere scoperta più avanti, alle medie, quando un ragazzino si misura con lavori più complessi.
Non esagerare con i videogiochi
La dislessia si affronta con l’intervento tempestivo di logopedisti, psicologi, con l’aiuto degli insegnanti stessi che forniscono un supporto indispensabile alla famiglia. È dimostrato che il ragazzino dislessico trae beneficio anche dall’utilizzo di riassunti, schemi, di calcolatori e del computer. In quest’ottica si colloca anche l’utilizzo dei videogiochi: è possibile – ma è solo un’ipotesi – che la necessità di compiere processi mentali veloci nell’interpretazione delle strategie di gioco acceleri i collegamenti neuronali coinvolti nei processi di lettura e scrittura. In questo caso, i videogiochi saranno utilizzati nel modo più idoneo per affrontare la dislessia. Sbagliato, invece, lasciare giocare indiscriminatamente con i videogiochi i propri ragazzi, dislessici o meno, confortati da questa ricerca. Se ci sono indubbi vantaggi sull’uso di questi intrattenimenti elettronici per tempi brevi, è altrettanto vero che giocare troppo favorisce la sedentarietà e quindi l’aumento di peso, spegne la fantasia perché toglie interesse per altri attività tradizionali: costruzioni, lettura e così via, limita i contatti sociali con i coetanei e può indurre perfino forme di dipendenza. Il tempo giusto? Mezz’ora, un paio di volte al giorno. E poi fuori a giocare!
Sahalima Giovannini