
I posti disponibili nei nidi pubblici sono pochi e riservati ai redditi più bassi, la soluzione per molte famiglie, quando non si hanno alternative valide, è l’asilo privato.
L’autunno si avvicina così come la necessità per molte famiglie di trovare un luogo sicuro in cui lasciare il proprio bambino quando mamma e papà riprendono a lavorare. Un luogo in cui il piccolo sia seguito con attenzione, ben nutrito, curato e in cui magari riceva adeguati stimoli per crescere dal punto di vista psicologico e cognitivo. Gli asili nido nel nostro paese rappresentano una realtà sicura da questo punto di vista. Purtroppo, però, sono pochi e, di conseguenza, i posti messi a disposizione per i bambini sono un numero ristretto, di gran lunga inferiore alla richiesta. Ed ecco perché, sono tante le famiglie che scoprono di non aver diritto ad usufruire di un posto presso il nido di zona.
Nidi privati, validi ma cari
L’alternativa al’asilo pubblico resta quella della baby sitter o, meglio, dell’asilo privato. Da questo punto di vista le offerte non mancano, si tratta quasi sempre di strutture sicure, a norma di legge anche per quanto riguarda l’igiene, con personale esperto e affidabile. L’unico neo di queste strutture è il prezzo: un nido privato può infatti costare a una famiglia anche 500-600 euro al mese che, per tutti i mesi di frequenza, rappresentano una cifra non indifferente in un budget famigliare. Sicuramente è sempre meno del costo di una tata a tempo pieno e, soprattutto, il nido è un luogo in cui il bambino può ricevere stimoli, interagire con i coetanei, imparare prima a diventare indipendente. E non sono questi i soli vantaggi: sembra che l’iscrizione al nido possa diventare una forma di risparmio anche per la collettività. È il caso di Rimini, una città in cui da sempre la carenza dei nidi pubblici è all’ordine del giorno. Per ovviare a questa mancanza, secondo il consigliere regionale del Pdl Marco Lombardi, è necessario ricorrere ai servizi offerti dai privati.
In Romagna, un bonus alle famiglie
A Rimini, infatti, ben 865 bambini sono rimasti quest’anno fuori dalla rete dei nidi pubblici per mancanza di strutture. Il consigliere regionale fa notare che, se si volessero costruire strutture pubbliche per accogliere tutti, sarebbe necessario spendere oltre 7,6 milioni di euro, tenendo conto che il costo medio annuale di un bambino in una struttura pubblica e’ di 8.855 euro. Con un bonus alle famiglie, tra l’altro già previsto dalla Regione per circa 3.000 euro all’anno per bambino, precisa Lombardi, il costo per la collettività sarebbe di ‘soli’ 2,5 milioni di euro, con un risparmio netto di oltre 5 milioni di euro. Stando al pensiero della giunta regionale, si tratta di un notevole passo avanti sulla strada delle politiche giuste per l’infanzia, dopo anni trascorsi a sperperare risorse preziose per questioni ideologiche. Se questo tipo di politica è destinata a dare buoni frutti, potrebbe essere un esempio da seguire anche per altre città italiane. Da Milano a Palermo, da Torino a Roma, pur in misura diversa la carenza dei nidi nel pubblico rappresenta un problema da risolvere con urgenza.
La soluzione del privato
Nell’attesa che la soluzione si risolva, gli asili privati sono, in effetti, una soluzione da prendere in considerazione, naturalmente facendo i conti con le risorse della famiglia e, soprattutto, riservando una certa attenzione alla scelta della struttura. Gli asili nido pubblici, infatti, sono controllati dalle ASL di zona e il costo della frequenza è ridotto, equivalendo spesso alla sola retta mensa del piccolo. Hanno però, come è stato detto, liste d’attesa lunghe e orari abbastanza rigidi, che non sempre si adattano alle esigenze della famiglia. Inoltre, accolgono soprattutto bimbi provenienti da famiglie con reddito basso. Gli asili privati, proprio per il loro costo elevato, hanno meno iscritti, quindi liste d’attesa più brevi e, quindi, la possibilità di accontentare quasi tutte le famiglie che fanno domanda. Inoltre, gli orari di accoglienza e di uscita dei bambini sono flessibili, venendo incontro alle esigenze lavorative dei genitori.
A che cosa fare attenzione
Gli asili privati d’altra parte non sono soggetti agli stessi controlli sanitari di quelli pubblici. È allora importante che i genitori si facciano parte attiva, controllando personalmente la struttura in cui sarà iscritto il bambino. È bene accertarsi, per esempio, del numero totale dei bambini ammessi nella struttura, oltre i 40-50 bambini le educatrici hanno più difficoltà a seguirli e a controllarli Ogni educatrice non potrebbe avere in affido più di 5-6 piccoli. E’ inoltre necessario controllare che gli spazi siano destinati in modo adeguato alle esigenze dei piccoli: la pappa, i giochi, il riposo pomeridiano dovrebbero svolgersi in luoghi ben distinti. Tutto ciò che circonda il bambino – arredi, giochi, posate, materiale vario – deve essere a norma ed adeguato all’età. Mamma e papà devono inoltre ricevere le comunicazioni per partecipare periodicamente a riunioni collettive e a incontri individuali con le educatrici, per verificare che il bambino sia sereno, ben seguito e che riceva adeguati stimoli, non eccessivi per la sua età. I genitori hanno il diritto di visionare il menu e di chiedere eventuali modifiche in base a specifiche esigenze alimentari del piccolo. Anche gli spazi esterni sono importanti: i piccoli devono poter correre e giocare in un luogo sicuro, attrezzato e protetto, dotato di strutture con le quali interagire (scivoli, triclici, giostrine) sempre a norma di legge e in ottimo stato.
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