Da qualche tempo è sempre triste quando, al mattino, deve uscire per andare a scuola. Spesso sostiene di avere mal di testa, o dolori di stomaco, comunque disturbi che non si riescono a quantificare con il termometro. Il lunedì mattina, poi, è davvero difficile. La scuola, si sa, non piace molto ai bambini. La maggior parte di loro, però, la accetta, anche perché è un posto dove incontrare gli amici, giocare e trascorrere momenti importanti. Per questo motivo, se un bambino rifiuta di andare a scuola, inventandosi mille malesseri, è opportuno indagare: potrebbe non trovarsi più in sintonia con i docenti e con i compagni.
Come capire se è davvero mal di scuola
In primo luogo è bene cercare di capire se si tratta davvero di un problema legato alla scuola oppure se il ragazzino ha qualche lieve forma di depressione. In questo secondo caso il cattivo umore è sempre presente: il piccolo gioca meno, ha scarso appetito, reagisce poco agli stimoli e sembra avere perso interessi. Se, invece, la tristezza arriva solo al momento di andare a scuola, ma negli altri momenti il bambino ha un atteggiamento normale, gioca, ha appetito, si dimostra interessato alle normali attività di sempre, allora è proprio un problema legato alla scuola. È quindi importante cercare di capire che cosa si nasconde dietro i malesseri e i tentativi di restare a casa. Di sicuro è sbagliato sorvolare sul problema, cavandosela con un semplice – è normale, passerà. Certo, passerà perché il bambino è giovane, crescerà e cambierà scuola lasciandosi alle spalle il problema. Lasciandolo nel suo malessere, però, non gli si crea l’ambiente più adatto per la concentrazione necessaria per apprendere e lui, distratto dai suoi problemi, perde importanti occasioni per imparare, oltre che per socializzare.
Informarsi presso compagni e insegnanti
Cercare di parlare con il bambino per capire il suo problema non è facile, perché spesso lui si nasconde dietro un frustrante – non ho niente, è solo che non voglio andare a scuola. E, anche se adducesse delle spiegazioni del tipo un compagno poco simpatico, un insegnante troppo severo o altro, è necessario avere un riscontro. Partiamo dai compagni e cerchiamo di capire se ci sono problemi con loro, invitandoli a casa per una merenda o un pomeriggio di compiti per concludersi con un bel film. Se il bambino si rifiuta o si oppone nettamente all’invito di quel compagno, è possibile che ci sia un problema proprio con quell’amichetto. Si dovrà allora parlare con le insegnanti per capire le dinamiche di rivalità, gelosie tra i due, escludendo anche eventuali episodi di bullismo che oggi, purtroppo, si presentano anche nelle scuole elementari. Se con i compagni non ci sono problemi, sarà necessario escludere che il piccolo non sia intimorito da un atteggiamento troppo autoritario da parte di qualche insegnante: solo il confronto con altri genitori potrà essere di aiuto. Si dovrà poi capire se il bambino non ha qualche problema di apprendimento, tipo dislessia lieve, a creargli difficoltà tra i banchi e con l’insegnante. In tal caso ci vorrà l’intervento di un logopedista.
Stare vicini con affetto al bambino
Mentre si cerca di andare a fondo alla questione, è importante mantenere con il bambino un atteggiamento sereno, per infondergli sicurezza e tranquillità, soprattutto se è un bambino insicuro. In questa fase è essenziale infondergli fiducia in se stesso ponendo l’accento sulle sue capacità: lodiamolo se disegna bene, se ha preso un bel voto, se ha fatto un’osservazione arguta. E offriamogli alternative gratificanti rispetto all’ambiente scolastico. L’iscrizione a un corso sportivo o di musica, la frequentazione di un insegnante di disegno o canto sono attività diverse che possono aiutare un bambino a sviluppare nuove certezze e anche a creargli nuovi amici. Può darsi che tutto questo non sia sufficiente a risolvere il problema del rifiuto, ma sicuramente gli regaleranno più sicurezza e serenità.
Giorgia Andretti