Bambini e sesso sembra un binomio tabù. Eppure, l’Organizzazione Mondiale della Sanità è stata chiara: i piccoli devono vivere la sessualità con naturalezza, per crescere insieme con essa in modo maturo. Questo naturalmente non significa adultizzarli o esporli a situazioni che non possono capire: ma non significa nemmeno far crescere i bambini senza parlare loro del sesso o, peggio ancora, inducendoli a credere che si tratti di qualcosa di sporco. In questo modo, quando avranno raggiunto l’adolescenza, baseranno la loro esperienza soltanto sul racconto degli amici. E senza saperne nulla, vivranno le loro esperienze, correndo due rischi tutt’altro che trascurabili: la possibilità di contrarre una malattia sessuale o di incorrere, nel caso delle ragazze, in una gravidanza indesiderata.
Già alla materna sanno che cos’è il piacere
È inutile colpevolizzare il bambino che, a quattro-cinque anni, scopre di provare piacere nel toccare le parti intime: si tratta di un’esperienza del tutto normale da non rimproverare, come invece si faceva un tempo. Oggi la raccomandazione è più che mai valida, perché le esperienze sessuali vengono vissute sempre prima. Per questo è importante, secondo l’OMS, che a nove anni i bambini sappiano che cos’è un preservativo e come si usa e che a 15 siano consapevoli del diritto di abortire. Tutto questo è stato stabilito nel documento sugli Standard per l’educazione sessuale elaborato dall’OMS Europa e dal Centro per l’educazione alla salute di Colonia. Lo scritto si trova pubblicato da qualche tempo sul sito dell’OMS ma, solo di recente è stato diffuso anche nel nostro paese ed è stato preso in considerazione dal Ministero della Salute e da quello dell’Istruzione.
Le tappe del sesso per ogni età
Quello che ha portato l’OMS a scrivere il documento è la convinzione che la salute sessuale della popolazione adulta parta anche da un atteggiamento positivo e responsabile verso la sessualità da parte dei ragazzi, devono conoscerla nei suoi aspetti di rischio e di arricchimento. Bambini e ragazzi, maschi e femmine devono insomma ricevere fin dai primi anni di vita informazioni imparziali e scientificamente corrette su tutti gli aspetti della sessualità. Non devono essere terrorizzati dai potenziali rischi ma neanche prendere alla leggera le cose, questo perché possano arrivare, una volta adulti a vivere la sessualità e le relazioni di coppia in modo appagante e allo stesso tempo responsabile. La sessualità, del resto, fa parte da sempre della vita. Tra i 2 e i 3 anni inizia la curiosità e l’esplorazione del corpo, mentre tra i 4 e i 6 iniziano i giochi a sfondo sessuale anche se i bambini iniziano a provare il senso del pudore e a porre dei confini per il proprio corpo. Tra i 6 e i 9 anni, secondo gli esperti dell’OMS i bambini vivono i primi innamoramenti e capiscono la differenza sessuale tra maschio e femmina. È a questo punto, secondo gli esperti, che i bambini vanno informati su mestruazioni, eiaculazione, contraccettivi, malattie sessuali, violenza sessuale, ma anche sull’influenza positiva della sessualità su salute e benessere. Inoltre, i bambini di questa età devono imparare il concetto di sesso accettabile: ovvero, di rapporto sessuale consensuale, volontario, adeguato all’età, caratterizzato da rispetto e condivisione.
L’importanza dell’informazione sulla contraccezione
A 12 anni gli esperti ritengono che sia arrivato il momento per informare i ragazzini della possibilità di procurarsi i contraccettivi da soli. Essi devono quindi sapere come si riconosce una gravidanza, quale è l’impatto sulla vita di una persona, come si previene, i tipi di contraccettivi e come si usano. Infine, a 15 anni, i ragazzi devono sapere che hanno il diritto di poter interrompere la gravidanza, ma al tempo stesso devono ricercare una relazione affettiva equilibrata e matura, imparando a gestire emozioni come l’innamoramento, la gelosia, il tradimento e le delusioni. Le motivazioni dell’OMS non hanno suscitato grande interesse, fatta eccezione per gli ambienti cattolici, che non condividono questa nuova posizione. Viene condivisa l’importanza di considerare l’educazione sessuale un percorso e un progetto e come un singolo evento, ossia l’atto sessuale. Si condivide anche l’importanza di coinvolgere genitori, scuola e comunità nella crescita sessuale dei ragazzi. Altri aspetti vengono rifiutati, come la masturbazione precoce a 4 anni, la necessità di essere informati sui contraccettivi a nove e il diritto di poter abortire a quindici. Anche medici di matrice cattolica si chiedono se non sia eccessivo spingere così all’estremo l’informazione dei ragazzi e se siano pronti e abbastanza maturi per ricevere così presto tutte queste informazioni, facendone realmente buon uso.
Lina Rossi