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Ingresso vietato ai bambini al ristorante

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Ingresso vietato ai bambini. Si esprime più o meno così il cartello infisso sulla porta di un ristorante della provincia di Roma, esposto da un gestore stufo di bambini urlanti, maleducati, con passeggini grandi come Suv che ingombrano i passaggi ed espongono gli altri clienti al rischio di cadute. Nel locale non sono ben accetti, insomma, i bambini di età minore di cinque anni, i più piccoli, quelli con maggiore propensione agli urli e alle corse attorno ai tavoli.

Niente bambini al ristorante
La notizia, diffusa da poco, ha già suscitato molte polemiche e il gestore è stato accusato di discriminazione nei confronti dei più piccoli. Le critiche non sono mancate, tanto è vero che il ristoratore ha fatto ricorso ai microfoni di una radio per spiegare il perché della sua scelta. Ha sostenuto di non nutrire astio nei confronti dei bambini, ma più che altro di essere convinto che siano responsabili i genitori che non sono in grado di educare i figli. È vero che i bambini, soprattutto i più piccoli, sono per natura vivaci, faticano a stare seduti a lungo ed è quindi giusto permettere che si possano esprimere liberamente. Come è giusto che degli adulti con figli piccoli hanno il diritto di uscire a cena e, se non possono contare sui nonni o sulla tata, necessariamente devono portare con sé i figli.

Il galateo dei bimbi al ristorante
È bene tenere presente, però, che dove inizia la propria libertà, spesso finisce quella degli altri. A ricordarcelo il padre della psicoterapia della Gestalt Kurt Lewin. Infatti, troppo spesso i genitori italiani e, dispiace dirlo, si mostrano un po’ troppo indulgenti nei confronti dei propri figli. È ovvio che al ristorante, se una cena si protrae troppo, i più piccoli si stancano facilmente. Anche se hanno giochi con cui intrattenersi o coetanei con cui divertirsi, non riescono a stare seduti a lungo. I bambini desiderano alzarsi da tavola e, se non c’è uno spazio adeguato, finiscono per il correre attorno alle altre tavolate, finendo spesso tra le gambe dei camerieri. In questo modo viene messa a rischio l’incolumità propria e quella altrui, soprattutto perché in un ristorante possono esserci. come è ovvio, oggetti pericolosi, per esempio contenitori in vetro, coltelli o altri oggetti appuntiti. Senza contare che, in un locale, ci possono anche essere persone adulte che hanno il diritto di rilassarsi, esattamente come i genitori dei bambini.

Si può scegliere il locale adatto
In primo luogo, insomma, è bene iniziare fin dai primi anni di vita di un bambino a insegnargli la buona educazione nei locali pubblici: al ristorante, al bar ma anche sull’autobus o in treno non si è come in casa propria, ma sono spazi riservati alla condivisione con altre persone. Ovviamente l’atteggiamento di mamma e papà è essenziale: due genitori educati, che non parlano ad alta voce e rispettano gli spazi comuni sono un buon esempio di partenza per i bambini. In secondo luogo, si dovrebbe evitare di protrarre una cena per più di un’ora e mezza, due al massimo. Se questo non è possibile, esiste sempre la valida soluzione della baby sitter. Infine, si può scegliere: oggi, sull’esempio di molti locali soprattutto inglese o americani, ci sono ristoranti per famiglie, per esempio con menu adatti ai piccoli, con spazi gioco separati dai tavoli dove i piccoli, dopo la cena, possono intrattenersi assieme a coetanei, spesso sotto l’occhio vigile di un addetto. È comunque bene ricordare che, in qualunque posto ci si trova, si deve insegnare ai propri figli il rispetto per gli altri e la buona educazione proprio perché dove finisce il nostro spazio vitale inizia quello dell’altro ed i confini vanno sempre rispettati.

Giorgia Andretti

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