Giovanni mi ha invitato a passare il fine settimana nella sua casa in campagna. Posso andare? Classiche situazioni dei week end di primavera: il tempo è bello, il sole è caldo e sono tante le famiglie che decidono di trascorrere due giorni fuori città. E spesso i bambini chiedono di invitare qualche amico, tra cui nostro figlio. La richiesta ci coglie di sorpresa e non sempre sappiamo esattamente come comportarci.
I vantaggi di due giorni fuori casa
In primo luogo è bene precisare che, a una richiesta avanzata da un’altra famiglia, si deve chiedere al bambino se ha piacere di andare. Se rifiuta categoricamente è meglio non insistere ed eventualmente rimandare a un secondo momento il dialogo con lui, per capire le sue ragioni: forse il bambino non è davvero suo amico e non si sentirebbe a proprio agio, oppure non si sente ancora pronto per dormire fuori casa, soprattutto se non è mai stato lontano dai genitori. Se è indeciso, si può temporeggiare un giorno o due prima di dare la risposta. Rinunciare per qualche timore sarebbe davvero un peccato, perché dormire una notte fuori casa è comunque un’esperienza capace di arricchire tanto il nostro bambino. Prima di tutto, si divertirebbe: condividerebbe ogni momento di gioco in una dimensione più completa rispetto alle poche ore a scuola o al parco; sperimenterebbe i classici divertimenti come il campeggio o la grotta incantata sotto le coperte; starebbe all’aria aperta, vedendo posti nuovi in cui non è mai stato. Dovrebbe imparare a gestire il proprio bagaglio e a organizzarsi da solo per vestirsi e lavarsi e tutto questo aumenterebbe la sua autostima, facendolo sentire più sicuro e indipendente di mille complimenti. Con il bambino ospitante si creerebbe una amicizia più profonda e sincera, in un rapporto che si rivela altamente gratificante.
Quando è meglio aspettare un po’
Se il bambino è felice di andare e a noi genitori sembra abbastanza pronto, si tratta di una esperienza sicuramente positiva. Si deve però valutare una serie di situazioni. In primo luogo un bambino deve essere già abbastanza grandicello: deve cioè avere già almeno 7-8 anni, un’età in cui ci sa gestire bene anche in situazioni come il vestirsi o l’igiene personale. Non deve essere un bambino che sente eccessivamente la nostalgia di casa: potrebbe essere imbarazzante, oltre che faticoso, per la famiglia che ospita dover consolare per tutta la notte il pianto di un bimbo che vuole la mamma. Inoltre il bambino deve essere abbastanza abituato alle novità, per esempio ad assaggiare cibi che non sono quelli della mamma o che si adatta anche a dormire in due in un lettino o in un sacco a pelo. Ancora, è bene pensarci con attenzione prima di affidare completamente a un’altra famiglia un bambino fortemente allergico: potrebbe essere davvero troppo impegnativo per i genitori tenere lontano dalle fonti pericolose un piccolo che non può stare agevolmente all’aperto o ha molte limitazioni alimentari. In questo caso, per non deludere i due piccoli amici, si può fare al contrario: invitare noi il bambino, a casa del piccolo allergico, organizzando una giornata di divertimenti in un ambiente sicuro.
Lina Rossi