Lo studio è stato condotto in Finlandia con dati raccolti da 3516 partecipanti, con una media di età di 10,5 anni, e una leggera prevalenza di partecipanti femminili 50,9%. Gli scienziati hanno analizzato le concentrazioni sieriche di 25-idrossivitamina D – 25-OH vitamina D – misurate nel 2010, utilizzando campioni congelati originariamente raccolti nel 1980, quando i partecipanti avevano tra i 3 e i 18 anni.
Obiettivo della ricerca era valutare la relazione tra i livelli di vitamina D durante l’infanzia e l’incidenza di eventi cardiovascolari aterosclerotici – CVD – in età adulta, prendendo in esame diversi valori soglia di vitamina D. È emerso che livelli inferiori a 37 nmol/L durante l’infanzia erano significativamente associati a un aumento del rischio di eventi CVD aterosclerotici in età adulta. Entro il 2018, 95 partecipanti, pari al 2,7%, avevano subito almeno un evento CVD aterosclerotico, con un’età mediana di 47 anni al primo evento. Le analisi hanno mostrato che livelli di 25-OH vitamina D inferiori a 37, 35, 33 e 31 nmol/L durante l’infanzia comportavano un rischio aumentato di eventi CVD, con rapporti di rischio aggiustati che variavano da 1,76 a 2,19. Questi rapporti sono stati significativi dal punto di vista statistico – P < .05 – e hanno tenuto conto anche dei livelli di vitamina D in età adulta. È stato osservato che circa un quinto dei giovani partecipanti non raggiungeva il livello soglia di 37 nmol/L anche dopo quattro decenni di monitoraggio.
Le implicazioni pratiche di questi risultati potrebbero essere notevoli per la prevenzione futura delle malattie cardiovascolari aterosclerotiche, suggerendo che un intervento precoce tramite integrazione di vitamina D durante l’infanzia possa essere una strategia di prevenzione facilmente attuabile e conveniente. I ricercatori, guidati dal dottor Jussi Niemelä del Turku University Hospital, hanno concluso che questi risultati potrebbero indicare la necessità di ottimizzare i livelli di vitamina D nei bambini per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari in età adulta. Nonostante la robustezza dei risultati, lo studio presenta alcune limitazioni. Le misurazioni dei livelli basali di vitamina D effettuate su campioni di siero conservati possono essere soggette a errori. Inoltre, essendo i partecipanti provenienti da un contesto etnicamente omogeneo, i risultati potrebbero non essere generalizzabili ad altre popolazioni europee. Infine, non è stata stabilita una relazione causale tra i bassi livelli di vitamina D e gli eventi aterosclerotici osservati. Lo studio è stato pubblicato online il 29 aprile 2025 nel “European Journal of Preventive Cardiology”, contribuendo significativamente alla comprensione del ruolo della vitamina D nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Fabio Cocaina
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