Leggi e controlli non garantiscono ancora sulla non pericolosità dei prodotti manipolati geneticamente
La produzione di alimenti transgenici, derivati cioè da vegetali o animali geneticamente modificati, è un problema emergente, oggetto di vivaci dibattiti e di pareri controversi, che riguardano l’impatto ambientale, la sicurezza per la salute, l’etica. prodotti transgenici sono ottenuti trasferendo, all’interno delle cellule di organismi vegetali o animali, geni selezionati, prelevati da altri organismi (es. virus, batteri), o riprodotti con tecniche di ingegneria genetica, oppure eliminando, alterando, regolando l’espressione di geni normalmente presenti nel menoma dell’organismo che si vuol trattare. Quali i benefici? Poterne modificare in modo vantaggioso e permanente alcune proprietà, mediante la trasmissione ereditaria delle caratteristiche che interessano e/o l’eliminazione di quelle non volute. Il fine è incrementare la produzione, proteggere le coltivazioni da malattie causate da virus, insetti, batteri, funghi, indurre tolleranza verso erbicidi meno dannosi per l’ambiente, aumentare la resistenza agli agenti atmosferici (es. siccità), la durata di vita del prodotto, migliorare la qualità nutrizionale e la sicurezza dei cibi. Attualmente, dopo accurati test di laboratorio, sono state approvate per il commercio circa una cinquantina di varietà vegetali geneticamente modificate che soddisfano molti degli obiettivi su esposti. Numero destinato ad aumentare velocemente, in vista della rapida crescita demografica mondiale e, di conseguenza, delle sempre maggiori richieste di cibo, già oggi insufficiente in molte parti del pianeta (800 milioni di persone, di cui 200 milioni di bambini, cronicamente denutriti); richieste cui non sarà possibile provvedere con i tradizionali sistemi di produzione. Una realtà questa che non possiamo ignorare. Ma gli alimenti transgenici sono sicuri per la salute, a breve e a lungo termine? Qual è il loro impatto ambientale? Sono questi gli interrogativi dei consumatori e soprattutto dei genitori che hanno la responsabilità delle scelte per i loro figli. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, non è possibile dare risposte definitive. Gli organismi internazionali mantengono un atteggiamento di cautela. Le direttive del Parlamento Europeo stabiliscono controlli rigorosi per la concessione di colture transgeniche, l’istituzione di un registro pubblico per stabilirne l’ubicazione e verificare il loro impatto sull’ambiente, nonché l’obbligo di etichettare i prodotti contenenti più dell’1% di organismi geneticamente modificati. Misure queste che offrono una certa garanzia, consentono una scelta consapevole, ma non risolvono tutti i dubbi. Alcuni di questi però possono essere chiariti:
transgeniche, le quali di solito contengono geni per la resistenza agli antibiotici, trasmettano tale resistenza ai germi della flora intestinale
dell’uomo o degli animali, perché i geni inseriti si degradano subito a contatto dei succhi enterici.
Le tossine prodotte da geni inseriti in alcune piante per proteggerle da parassiti, si degradano rapidamente nel suolo, non si accumulano nel prodotto e non possono quindi essere tossiche per l’uomo.
Per quanto riguarda il rischio di allergie causate dai cibi transgenici, sono previsti degli appositi organi di sorveglianza, controlli e l’obbligo di riportare sull’etichetta del prodotto la eventuale presenza di una proteina allergizzante, perché i consumatori sensibili ne siano a conoscenza. Circa l’impatto ambientale bisogna considerare che, se le moderne biotecnologie interferiscono con i processi naturali, consentono d’altra parte di ridurre l’uso di pesticidi, erbicidi in agricoltura, di additivi e conservanti nella preparazione e conservazione degli alimenti, consegnando alla fine al consumatore un prodotto paradossalmente più naturale.Rimane comunque la necessità di una stretta sorveglianza sia della classe medica, sia degli organi legislativi, per regolare, sulla base dei dati scientifici disponibili,
la commercializzazione e il consumo di alimenti transgenici.
Prof.ssa Giuseppina Antognoni