

Da tempo sappiamo che la carne rossa dovrebbe essere limitata a tavola, la motivazione è che possono facilitare lo sviluppo di alcune malattie. Ricca di colesterolo questo tipo di carne è responsabile di tumori dello stomaco e del colon, sembrerebbe addirittura che sia in grado di facilitare lo sviluppo della colite ulcerosa.
I forti consumatori di carne rossa corrono infatti un rischio del 40% più alto di sviluppare colite ulcerosa nel corso della vita. È quanto emerge da uno studio condotto in 8 Paesi europei e pubblicato sul Journal of Crohn’s and Colitis. La ricerca si inserisce nel progetto EPIC – European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition – che dal 2004 indaga su circa mezzo milione di persone il legame tra alimentazione, stili di vita, fattori ambientali e cancro oltre ad altre malattie croniche. Lo studio ha esaminato il rapporto tra alimentazione e malattie infiammatorie croniche intestinali, concentrandosi su 177 persone affette da malattia di Crohn e 418 con colite ulcerosa seguiti per circa 16 anni. I ricercatori hanno osservato che, tra i partecipanti che consumavano più carne rossa, il rischio di colite ulcerosa era del 40% più alto. Non è stato osservato un aumento di rischio per altre fonti di proteine di origine animale come la carne bianca, pesce e le uova. Secondo gli esperti, anche se i risultati devono essere confermati in ulteriori ricerche, sarebbe utile prendere in considerazione una consulenza dietologica finalizzata a una riduzione del consumo di carne nelle persone ad alto rischio di malattie infiammatorie croniche intestinali.
La Colite Ulcerosa è una malattia infiammatoria intestinale che interessa il retto e il colon, ma non l’intestino tenue, caratterizzata da fasi di attività a fasi di remissione completa. Può manifestarsi in entrambi i sessi e colpisce soprattutto i giovani adulti ma può esordire a qualsiasi età, anche tra i ragazzini, in età leggermente più precoce rispetto alla MC. Esiste sicuramente una predisposizione genetica, visto che la malattia è più frequente nei parenti di primo grado di un malato rispetto alla popolazione generale. Recenti studi hanno dimostrato che i malati di colite ulcerosa hanno una ridotta tolleranza nei confronti della propria flora batterica e alterazioni dei batteri interinali stessi, con riduzione della concentrazione di batteri protettivi, questa probabilmente però è una conseguenza della malattia. Come anche la malattia di Crohn, la Colite Ulcerosa non è contagiosa. I sintomi coinvolgono l’intestino con perdite di sangue dal retto, emissione di muco e tensione addominale per la presenza di gas.
Per la cura della colite ulcerosa con i farmaci, si possono utilizzare i corticosteroidi a scarso assorbimento, disponibile sia in supposte sia in compresse con rilascio nell’ileo terminale e nel colon. Per le forme più gravi sono disponibili anticorpi monoclonali. Un particolare probiotico, l’Ecn 1917 Nissle, ha dimostrato efficacia nel mantenimento della remissione delle forme lievi-moderate, al pari della mesalazina, cura di prima scelta che si somministra nei casi di malattia lieve e moderata, anche per la sua azione protettiva contro lo sviluppo di possibili lesioni tumorali. Si ricorre all’intervento chirurgico nelle forme che non si risolvono con i farmaci. Oggi è possibile eseguire anche in età infantile l’intervento di asportazione del colon con tecnica laparoscopica, con congiungimento dell’ileo all’ano. Questo permette al ragazzo l’evacuazione per via naturale, con positiva ricaduta sul piano psicologico.
Sahalima Giovannini
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