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Le famiglie “imperfette”

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Tre guida semplici ed ironiche per liberarsi dall’insana idea di inseguire i candidi modelli pubblicitari.

Fiction, pubblicità e rotocalchi alla moda ci presentano ogni giorno famiglie perfette, mamme perfette e figli, inevitabilmente, perfetti. Case ordinatissime, genitori che non alzano mai la voce, donne sempre pronte a rispondere con un sorriso alle esigenze dei propri figli che sono, manco a dirlo, puliti, studiosi e non litigano mai tra di loro. Un’impeccabile immagine di facciata che si frantuma però nella vita di tutti i giorni creando non poche frustrazioni a quanti vorrebbero fare della perfezione ammirata uno stile di vita. Ecco, allora, che ci viene in aiuto Libby Purves, giornalista che lavora per la Bbc e il Times, autrice di numerosi libri sui bambini e la vita familiare tradotti in tutto il mondo. La Red Edizioni ne ha pubblicati tre, vere e proprie guide di autoaiuto per chi si sente schiacciato dalla conquista della perfezione. Con originalità ed umorismo inusuali per gli argomenti trattati, Libby Purves ci consiglia Come non essere una mamma perfetta, Come non crescere un figlio perfetto e Come non essere una famiglia perfetta.

Come non essere una mamma perfetta
Partiamo dal testo dedicato alle mamme, alle strategie e alle tecniche illustrate dalla Purves per sopravvivere con ironia a questo faticoso mestiere. Purves divide le mamme in due tipologie quelle “perfette”, che esistono solo nei libri o nei film, e quelle “vere” che girano per casa con la maglietta sporca di pappa, che non riescono mai a finire per tempo le cose che iniziano, che cominciano col sorridere ma poi perdono la pazienza e a volte perfino si arrabbiano, e per questo si sentono in colpa. Ma il trucco per fuggire al tormento di non essere all’altezza della situazione esiste ed è semplice: basta non cercare di essere perfette. Attraverso il racconto di episodi tanto divertenti quanto reali, l’autrice ci spiega che si può essere una buona madre – sopravvivendo alla gravidanza e al parto, ai pannolini e al biberon, alla scelta della baby sitter e riuscendo a conciliare la famiglia con il lavoro fuori casa – senza necessariamente seguire dei modelli irraggiungibili.

Come non crescere un figlio perfetto
In questo secondo libro, dedicato a chi ha figli dai tre agli otto anni, Libby Purves ci indica qualche percorso per fare dei propri figli delle persone allegre, creative e libere. Anche se non sono perfetti come i bambini delle pubblicità, anche se davanti ad un negozio di giocattoli fanno il diavolo a quattro, se a scuola non sono i primi della classe e ogni sera fanno della tavola un campo di battaglia. Perché in realtà, ci rassicura Purves, “i bambini perfetti non esistono. Esistono solo figli normali di normali genitori”. Possiamo sempre imparare a considerate i nostri figli perfetti così come sono, accettandoli per quello che sono, senza pretendere che siano come pensiamo che dovrebbero essere. Pretendere figli perfetti rischia solo di renderli e renderci infelici.

Come non essere una famiglia perfetta
Ed infine la “Guida confusa alla vita familiare”, sottotitolo dell’ultimo libro della trilogia di Purves, che l’autrice considera “molto presuntuoso” e che noi invece riteniamo il più coraggioso in tempi in cui tutti vogliono metterci le mani e sbandierare i valori familiari come panacea per combattere tutto ciò che nella società in cui viviamo non va.
La divisione dei ruoli, le regole, la gestione economica, la famiglia e la scuola, la famiglia allargata sono solo alcuni dei temi che Purves tratta nel suo libro dedicato alle famiglie “vere”, quelle che vivono in case disordinate, con mamme e papà che ogni tanto litigano e figli poco inclini allo studio. Come si può sopravvivere se si appartiene ad una famiglia vera? Con un po’ di buon senso, qualche regola che non guasta e sempre e soprattutto una bella dose di umorismo. Come ci ricorda Libby Purves: “La famiglia sono le persone che devono occuparsi di te quando nessun altro lo fa. E così accade. Anche la famiglia peggiore conta qualcosa, e la maggior parte delle famiglie non è affatto male”. Anche se non perfette.

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Marina Zenobio

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