È l’ora di pranzo in una scuola elementare di Milano. Giovanni, terza elementare, ha appena finito di consumare in mensa il pasto “dietetico”, privo di pesce e derivati e si accinge all’ora di gioco libero. Si avvicina Lorenzo, il suo migliore amico, che ha consumato merluzzo come quasi tutti gli altri bambini: lo tocca sul viso mentre gli chiede “oggi giochiamo a nascondino?”. Giovanni fa appena in tempo a dire di sì quando sente arrivare il malessere. Gli viene da tossire, una un forte senso di soffocamento, non riesce a respirare, diventa cianotico in viso. I compagni sono spaventati e la maestra… non sa che cosa fare. Non può – o non vuole – dargli il farmaco contro lo shock anafilattico. Fortunatamente Giovanni è grandicello e sa gestire la sua allergia: si autoinietta l’adrenalina e quando l’ambulanza lo trasporta al pronto soccorso per un controllo, sta meglio. Ma i genitori gli cambiano scuola.
Sempre più bambini bisognosi di farmaci a scuola
Che cosa sarebbe successo se Giovanni fosse stato più piccolo e non fosse stato in grado di somministrarsi il farmaco? O se avesse perso i sensi e non fosse riuscito a gestire la situazione? Vengono i brividi a pensarci. Perché è assurdo che in una scuola moderna, dove i bambini trascorrono un terzo della loro vita, possano verificarsi episodi di questo tipo. È proprio così: il regolamento di quella scuola non prevede che gli insegnanti o il personale non docente possano somminsitrare farmaci ai bambini. Qui però non si tratta dell’antipiretico o dello sciroppo per la tosse, ma di un farmaco salvavita, da somministrare urgentemente, le cui conseguenze avrebbero potuto essere ben più serie della disobbedienza della maestra a una norma. Perché di bimbi fortemente allergici, come Giovanni, ce ne sono sempre di più – almeno uno su dieci, senza contare malattie come l’epilessia, non rara nell’infanzia e bisognosa di un trattamento.
Le leggi sulla somministrazione dei farmaci
Cosa dicono le leggi in proposito? Paradossalmente danno, in questo caso, ragione all’insegnante: infatti sono i genitori che devono attivarsi, inoltrando un’istanza al Dirigente Scolastico, accompagnata da una prescrizione del medico curante, così come stabilito da Nota Ministero Istruzione 25 novembre 2005, n. 231, “Linee-Guida per la somministrazione di farmaci in orario scolastico”. Se i genitori di Giovanni non avevano avanzato tale richiesta, la maestra aveva, in pratica, le mani legate. Secondo l’art. 3 della nota, la somministrazione di farmaci agli alunni in orario scolastico coinvolge le famiglie degli alunni, il dirigente scolastico, il personale docente e non docente, i medici di base, le ASL competenti e gli enti locali, nella persona di operatori assegnati in riferimento al percorso d’integrazione scolastica e formativa dell’alunno. La somministrazione di farmaci deve avvenire sulla base delle autorizzazioni specifiche rilasciate dal competente servizio delle ASL; tale somministrazione non deve richiedere il possesso di cognizioni specialistiche di tipo sanitario, né l’esercizio di discrezionalità tecnica da parte dell’adulto.
L’emergenza? Affidata al Pronto Intervento
Per quanto riguarda le modalità di intervento, la somministrazione di farmaci in orario scolastico deve essere formalmente richiesta dai genitori degli alunni o dagli esercitanti la potestà genitoriale, presentando una certificazione medica attestante lo stato di malattia dell’alunno con la prescrizione specifica dei farmaci da assumere oltre alla conservazione, modalità e tempi di somministrazione e posologia. I dirigenti scolastici, a seguito della richiesta scritta di somministrazione di farmaci, effettuano una verifica delle strutture scolastiche, mediante l’individuazione del luogo fisico idoneo per la conservazione e la somministrazione dei farmaci, concedono, ove richiesta, l’autorizzazione all’accesso ai locali scolastici durante l’orario scolastico ai genitori degli alunni, o a loro delegati, per la somministrazione dei farmaci, verificano la disponibilità degli operatori scolastici in servizio a garantire la continuità della somministrazione dei farmaci. Nel caso in cui non ci sia possibilità o disponibilità alla somministrazione dei farmaci in modo corretto, i dirigenti scolastici possono procedere all’individuazione di altri soggetti istituzionali del territorio con i quali stipulare accordi e convenzioni. Tutto chiaro, quindi: peccato che la questione più delicata, ossia la gestione delle emergenze come quella di Giovanni, resti di fatto un vuoto normativo; secondo l’articolo 5, infatti, è ancora necessario ricorrere al Sistema Sanitario Nazionale di Pronto Soccorso nei casi in cui si ravvisi l’inadeguatezza dei provvedimenti programmabili qualora si ravvisi la sussistenza di una situazione di emergenza. È il momento di pensare a questo, cari governanti. Perché bambini come Giovanni non possono permettersi il lusso di aspettare nemmeno cinque minuti.
Lina Rossi