Le allergie sono in aumento, ma sono quelle agli alimenti a destare particolare importanza. Sono proprio i cibi, infatti, i più frequenti responsabili delle manifestazioni allergiche abnormi. Tra queste, la più importante è lo shock anafilattico che, non gestito correttamente, può mettere a repentaglio la vita stessa. Secondo i dati dell’Accademia Europea di Allergia e Immunologia Clinica (EAACI), negli ultimi dieci anni il numero degli allergici ai cibi è raddoppiato, toccando, solo in Europa, la preoccupante quota di 17 milioni di persone. Di queste, oltre 3 milioni e mezzo sono bambini e ragazzi di età inferiore ai 25 anni ed è proprio tra i più giovani che è stato registrato il più alto incremento di casi.
Rafforzare la protezione a scuola
Le allergie alimentari più frequenti sono da attribuire alle uova, al latte di mucca ed alle noccioline: cibi di uso comune, le cui tracce, anche minime, possono essere presenti un po’ ovunque. I bambini ed i ragazzi possono entrarvi in contatto anche se non ingeriscono esattamente quel determinato alimento, magari perché giocano con un compagno ne ha consumato e ne porta ancora le tracce sulle sue mani. Proprio a scuola, infatti, si verifica oltre un terzo delle manifestazioni allergiche, che purtroppo non sono sempre gestite correttamente dalle insegnanti. Come è successo a Federico, terza elementare in una scuola milanese: allergico al lattosio, ha toccato il quaderno di un compagno che a pranzo aveva mangiato dello yogurt senza essersi poi lavato le mani ed ha avuto un attacco d’asma. Le insegnanti non gli hanno somministrato il rimedio salvavita, ossia l’auto-iniettore all’adrenalina, perché in quella scuola, come in molte altre, vige il divieto di dare farmaci ai bambini. Per fortuna il bimbo non aveva perso i sensi e, ad appena otto anni, è riuscito a somministrarsi da solo il farmaco, prima di essere portato all’ospedale. Ma è proprio per evitare casi come quello di Federico che l’Accademia Europea di Allergia e Immunologia Clinica ha lanciato la campagna contro le allergie alimentari. La campagna, diretta soprattutto alle scuole in vista dell’apertura del nuovo anno (per il momento ancora lontano), parte dal sito internet www.stopanaphylaxis.com: un portale che contiene le regole di comportamento per prevenire e affrontare gli attacchi anafilattici e gli altri disturbi conseguenti all’allergia ai cibi.
Un tipo allergie sempre più diffuso
Le allergie alimentari sono in aumento in Europa e in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, un terzo della popolazione ha già modificato le proprie abitudini alimentari per escludere l’alimento che provoca i malesseri. I sintomi possono essere localizzati sia a livello dell’apparato digerente sia a quello respiratorio ed è, anzi, proprio qui che provocano i maggiori problemi. Possono infatti causare rinite, rino-congiuntivite, asma e, soprattutto, il temuto shock anafilattico, una manifestazione abnorme caratterizzata da aumento della frequenza respiratoria, difficoltà a respirare, crisi simili a quelle dell’asma, calo della pressione, accelerazione del battito cardiaco, nausea, vomito e pallore. L’aspetto più preoccupante dello shock anafilattico è che può portare al decesso e, quello che è peggio, colui che è soggetto ad allergia alimentare a un determinato cibo può, all’improvviso, sviluppare la stessa reazione ad un nuovo alimento. E’ un aspetto da non sottovalutare che preoccupa moltissimo i genitori, ma anche gli insegnanti, dei piccoli allergici. Per questo è essenziale diffondere la cultura della prevenzione ma, soprattutto, della gestione dell’emergenza. Il bambino, ma anche il ragazzo o l’adulto, colpito da shock anafilattico deve essere fatto stendere a terra con le gambe e il bacino leggermente sollevati rispetto al corpo. Gli deve essere somministrato l’iniettore di adrenalina nella parte interna del muscolo della coscia. Altre misure sono inutili, se non nocive, a parte quella di chiamare, senza perdere tempo, il 118 per il ricovero ospedaliero.
Giorgia Andretti