
I mesi caldi sono il momento migliore per salutare il pannolino. Approfittiamone e sosteniamo il nostro bambino nel raggiungimento del controllo degli sfinteri.
L’abbandono del pannolino è un momento delicato per ogni bambino. I piccoli vivono questo passaggio come la perdita di qualcosa di molto personale: non dimentichiamo che per loro il peso del pannolino è parte integrante del loro corpo, è la loro coda ancestrale. Devono quindi fare i conti con la perdita di una parte di loro stessi, di quell’appendice che contiene i loro frutti “odorosi”. La bella stagione è il momento più semplice per effettuare il passaggio dal pannolino al vasino, gli incidenti di percorso non lasciano il sederino ed i genitali al freddo. Inoltre, nostro figlio è più libero, trascorre buona parte del tempo con una maglietta e un paio di calzoncini oppure con un costumino da bagno. Insegnargli ad abbassare le mutandine e correre sul vasino è quindi sicuramente più agevole e facilita naturalmente il passaggio.
Accertiamoci che sia pronto
Approfittiamo dell’estate, quindi: a patto che il bambino abbia raggiunto una sufficiente maturità fisica e psicologica, parametri necessari per comprendere e interpretare i segnali inviati dal corpo e per tradurli nella richiesta di sedersi sul vasino o, almeno, per avvertire l’adulto che sta accadendo qualcosa di importante. Questa consapevolezza si raggiunge, di solito, attorno ai due anni di età, ma ogni bambino ha i suoi tempi. Ci sono piccoli che a venti mesi usano già il vasino (ma sono pochissimi), altri che prendono confidenza con questo strano “seggiolino” a tre anni o addirittura più avanti. Non preoccupiamoci quindi se nostro figlio non ci sembra pronto: lo sarà, stiamone certe, e sarà facilitato dal nostro atteggiamento sereno e fiducioso, intanto osserviamo alcune capacità. Se ha raggiunto una certa padronanza nella coordinazione neuromotoria e se ci rendiamo conto che trattiene la pipì tutta la notte, perché il pannolino al mattino è asciutto, potrebbero essere due segnali importanti. A questi elementi devono esserne aggiunti altri: la consapevolezza del sentirsi bagnato, per esempio, il fatto che provi a svestirsi da solo o la capacità di scendere le scale senza appoggiarsi al muro.
Può essere utile l’emulazione
Dopo aver osservato il bambino e se ci sembra pronto, proviamo a proporre il vasino. Non pretendiamo che vi si sieda e capisca immediatamente la sua funzione. Facciamoglielo conoscere piano piano, permettendo che vi si sieda con le mutandine mentre gioca e che acquisisca una certa confidenza. Se conosciamo bimbi più grandicelli o abbiamo altri figli che utilizzano il vasino o addirittura il riduttore, permettiamo che nostro figlio assista alle loro “operazioni”: a due o tre anni l’esempio degli altri bambini e lo spirito di emulazione servono più di mille parole dei genitori. Se vediamo che è attratto dall’uso del vasino e che inizia a comprenderne la funzione, lasciamolo senza mutandine: può darsi che gli venga spontaneo sedervisi sopra per espletare i propri bisogni. Nel caso notiamo qualche difficoltà conviene non insistere per riprovare dopo qualche giorno. Riempiamolo di complimenti se, invece, riesce ad utilizzare il vasino. Per lui si tratta di veri e propri “regali” da mostrare con orgoglio ai grandi: gratifichiamolo quindi con coccole, sorrisi ed esclamazioni di meraviglia.
Piccoli incidenti?
Mettiamo in conto che, prima che il piccolo impari a usare il vasino, trascorreranno diversi giorni durante i quali potrà succedere spesso che il bambino si bagni o sporchi le mutandine. Una volta che gli abbiamo tolto il pannolino, però, evitiamo di rimetterglielo dopo i primi due o tre giorni di fallimenti e di pozzette per terra: il pannolino è comodo, è vero, ed evita di sporcare il pavimento, la spiaggia o i giardinetti. Finché lo indossa, però, nostro figlio non imparerà mai a trattenersi e a farci sapere che qualcosa preme per uscire. Il nostro consiglio, quindi, è eliminare il pannolino, una volta per tutte. Dotiamoci piuttosto di panni assorbenti o delle apposite traverse igieniche usa e getta, da sistemare in terra mentre il bimbo gioca, sotto il suo sederino mentre è a tavola, sul seggiolino auto o al ristorante con mamma e papà. Servirà a tenere sotto controllo eventuali “incidenti”. Se poi una pozzetta di pipì si forma comunque, dobbiamo avere cura di asciugare e ripulire il più possibile, proprio come ci aspetteremmo dagli altri. Non rimproveriamo il bambino che non è ancora in grado di trattenersi. E stiamo certi che nel giro di qualche giorno la sensazione di bagnato spingerà il bambino ad avvisarci per tempo, non appena avvertirà l’arrivo dello stimolo. E, ancora, dopo i primi “incidenti” durante il tragitto verso il bagno o il vasino, poco alla volta imparerà a tenere la pipì.
Giorgia Andretti
Ha collaborato:
dott.ssa Rosalba Trabalzini