A volte la causa è da rintracciare in uno spavento, anche se spesso il timore dell’elemento liquido non ha un motivo preciso. Passerà, ma nell’attesa, non forziamoli.
Finalmente la famiglia è in vacanza! Il caldo non dà tregua e noi genitori pregustiamo tuffi in mare o in piscina insieme a nostro figlio, giochi, spruzzi e tante risate. E invece … il piccolo, non appena ci avviciniamo con lui all’acqua, oppone un netto rifiuto e neanche i braccioli, belli gonfi e colorati, riescono a farlo desistere dal gridare a squarciagola. Inevitabilmente i suoi pianti urlati attirano l’attenzione degli altri villeggianti, che disorientati ci guardano perplessi come se fossimo genitori extra-terrestri. Consoliamoci: la paura dell’acqua è molto diffusa tra i bambini. Si tratta di un disagio destinato a risolversi con il passare degli anni e con una normale frequentazione della spiaggia o della piscina. Nell’attesa della risoluzione spontanea, per voi qualche consiglio per aiutare il bimbo.
Una paura molto diffusa tra i bimbi
Secondo gli esperti, circa tre bambini su cento soffrono di una vera e propria fobia dell’acqua, che si esprime con il terrore nell’avvicinarsi al mare, alla piscina, ma anche alla piccola vasca piena d’acqua nel giardino di casa. La paura può avere vari gradi di sofferenza, che vanno dal semplice timore fino a rasentare l’angoscia. E’ sufficiente però provare quella paura indefinibile per non riuscire a instaurare un buon rapporto con l’acqua e godersi l’estate. Le cause stesse della paura non sono ben definite. Alla base può esserci un piccolo evento traumatico: un’onda più alta che ha colpito il piccolo in pieno volto o uno “scivolone” nella piscina in giardino. Per i bambini piccolissimi – diciamo dai sei mesi in giù – l’acqua rappresenta un elemento piacevole e famigliare, poiché ricorda loro quando erano immersi nel caldo tepore del liquido amniotico. Per i più grandi, invece, l’acqua rappresenta ormai un’incognita, poiché dopo i diciotto mesi il bambino perde in parte il ricordo della gravidanza a favore dei nuovi parametri che stanno iniziando ad essere operativi per consentire l’ambientazione sulla terra, per acquisire il senso dell’equilibrio e la padronanza dello spazio. In acqua, dove la percezione della propria fisicità è del tutto diversa, un bambino può dunque sentirsi in difficoltà.
Ci vuole tanta comprensione
Il timore dell’acqua tende ad affievolirsi pian piano solo se al bambino viene offerta l’occasione di conoscere meglio l’elemento acqua e di misurarsi con esso. Il nostro compito è aiutarlo con discrezione. Dobbiamo noi genitori, prima di tutto, mostrarci sereni davanti alla sua paura e senza lasciarci catturare da stati di nervosismo, al contrario cerchiamo di trasformarci nel modello da imitare. Mostriamo tutto il nostro divertimento dello stare in acqua, facciamo vedere quanto possa essere divertente fare tuffi e immersioni. Nei suoi tentativi di immersione, superata la fase iniziale dell’angoscia, stiamogli vicini, permettiamogli di utilizzare tutti gli strumenti di galleggiamento che lo rassicurano: braccioli, salvagente, anche insieme se lo desidera e, soprattutto, non paragoniamolo ad altri bambini che entrano in acqua serenamente. Si sentirebbe impacciato e aumenterebbe la sua avversione per il bagno.
Una conoscenza che procede per gradi
Il bambino può superare la paura dell’acqua solo se impara a conoscere l’elemento e a prendere confidenza. Possiamo aiutarlo lasciandolo giocare per tutto il tempo che desidera sul bagnasciuga, con paletta e secchiello, mentre le onde lo lambiscono. In questo modo verrà sfiorato dall’acqua, riempirà con essa il secchiello, imparerà a mescolare acqua e sabbia ed accettare gli spruzzi delle onde, sempre più ravvicinati. Il bambino vedrà gli altri ragazzini giocare nell’acqua e questo lo aiuterà a capire poco alla volta che non ha nulla da temere. Possiamo anche regalargli un canotto o una piccola piscina gonfiabile da riempire con pochissima acqua, aumentando poco per volta il livello. Nel fare noi il bagno, mostriamoci rilassati e tranquilli come se fosse un fatto assolutamente naturale. Proviamo magari a immergerci con lui, aspettando l’ora tarda quando gli altri bagnanti stanno andando via. Non perdiamo la pazienza anche se per entrare in mare fino alle ginocchia o nella piscina dei bambini impiega tantissimo tempo. Permettiamogli di immergersi con qualche giocattolo, si sentirà più sicuro. Se siamo al mare, regaliamogli una maschera per guardare il fondo in un punto molto basso, dove tocca: scoprirà un mondo sconosciuto e lo sentirà più vicino a sé. E chissà se, nel giro di qualche giorno, non ci sorprenderà … entrando in acqua spontaneamente. E magari divertendosi un mondo.
Giorgia Andretti