Nei primi anni di vita l’attività onirica anima il sonno molto più di quanto accada durante la vita adulta. Ma la consapevolezza ed il ricordo nascono con lo sviluppo del linguaggio.
Partiamo da un dato già di per sé interessante: i bambini sognano molto più degli adulti. Il sonno è generalmente suddiviso in quattro fasi. Uno stadio, conosciuto come sonno “NonRem”, comprende tre di queste quattro fai. La parte restante del sonno è chiamata sonno “Rem”, che sta per Rapid Eye Movements, dai rapidi movimenti oculari che contraddistinguono proprio questa fase. E’ durante il sonno “Rem” che i sogni trovano spazio.La fase “NonRem” e la fase “Rem” si alternano ciclicamente. Ma mentre in un adulto la fase “Rem” occupa circa il 20 per cento del tempo del sonno, in un bambino può arrivare ad occupare anche il 50 per cento. Bene, ma da quando si comincia a sognare? Alcune ricerche hanno dimostrato come anche nel feto sia possibile il fenomeno del sogno. E sui contenuti del sogno alcuni ricercatori hanno avanzato una ipotesi affascinate: il feto sogna ciò che sogna la mamma. Affascinante ma davvero difficile da provare.
La verità è che anche nella fase che va dalla prima infanzia fino al secondo anno di vita, è difficile conoscere il contenuto dei sogni dei bambini, perché lo sviluppo del sistema del linguaggio non è ancora completato. Il sogno a questa età ha la preminente funzione di scarica delle tensioni di origine biologica e di soddisfazione di esigenze di natura fisiologica.
È verso i tre anni che il bambino diventa in grado di raccontare un sogno, anche se ancora ci troviamo in uno stadio in cui il sogno appare ancora un po’ povero di trama. I sogni fatti a questa età sono molto semplici, riguardano la soddisfazione di esigenze fisiologiche ed includono come personaggi in prevalenza figure di animali. Non è raro però che a questa età il bambino si svegli durante la notte perché ha fatto un brutto sogno. È qui che rintracciamo la vera funzione del sogno: aiutare lo sviluppo psicologico del bambino. Infatti è proprio nel sogno che vengono catalizzati gli elementi di tensione e le paure che lo affliggono in questo periodo della sua vita, in special modo il timore di essere abbandonato.
A quattro anni, quando ormai nella maggior parte dei casi il bambino è entrato a far parte di un ambiente scolastico e spesso e volentieri è di fronte alla televisione, i sogni diventano più ricchi di immagini, figure e contenuti.
Dai 5 ai 7 anni in poi l’attività onirica del bambino diventa sempre più complessa, arricchendosi di elementi, scenari e figure prelevate dall’esperienza di tutti i giorni. È facile constatare come a questa età siano spesso presenti sogni d’angoscia, sentimento che viene raffigurato nel sogno come l’essere coinvolti in situazioni pericolose o nel trovarsi di fronte a soggetti pericolosi (ladri, mostri, fantasmi, animali feroci). Tipico è anche il sogno in cui uno dei due genitori è in pericolo, sogni d’angoscia che celano impulsi aggressivi edipici.
Tra gli 8 e gli 11 anni il racconto del sogno è sempre più frequente da parte del bambino ed è facile notare come questo sia più articolato ed elaborato, sia nella scelta dei personaggi che nell’ambientazione, che sempre di più si avvicina a quella della vita di tutti i giorni.
Come interpretare i sogni
Come diceva il buon vecchio Freud il sogno altro non è che la soddisfazione allucinatoria di un desiderio non appagato nella vita reale. Comprendere i sogni dei bambini molto piccoli è abbastanza semplice, almeno fino ai 5 anni. Diventa un po’ più complicato con la crescita, quando inevitabilmente scattano i meccanismi della censura che mascherano i desideri all’origine del sogno e li rendono più oscuri. L’importante in entrambi i casi è comunque guardare alle emozioni che accompagnano il sogno. Già solo facendo attenzione a quelle si è fatto un gran passo in avanti per capire il mondo da sogno dei propri figli.
Dott.ssa Ilaria Ronchetti
Psicologo