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L’incubo del latte inquinato

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Dalla Cina notizie allarmanti ma, come confermano i primi controlli, in Italia il rischio è molto basso

Quattro decessi, 13.000 episodi di intossicazione grave, 40.000 ricoveri per controlli sanitari in seguito a malesseri. Dall’ultima frode alimentare in Cina arrivano cifre da brivido, soprattutto perché si riferiscono a bambini. Bimbi di pochi mesi, neonati addirittura, che hanno riportato danni alla salute dopo essersi nutriti con latte artificiale che conteneva un “ingrediente” micidiale, la melamina. I controlli disposti dalle autorità cinesi hanno appurato che la sostanza si trovava all’interno di ben 69 marche di latte in polvere, prodotto da 22 aziende, appartenenti a una multinazionale alimentare con sede in Nuova Zelanda. In Cina i dirigenti del colosso responsabile e il capo dell’agenzia cinese per i controlli sulla qualità sono stati sospesi dall’incarico. Migliaia di partite di latte sono state confiscate, mentre i paesi vicini hanno sospeso le importazioni. E ci si domanda se opportuni controlli dopo i primi casi (due decessi sospetti risalgono addirittura al maggio e al luglio scorsi) non avrebbero evitato le drammatiche conseguenze.

Le conseguenze della melanina
La melamina è una sostanza chimica di sintesi, che viene impiegata nell’industria per la produzione di colle, vernici, materiali plastici. La melamina contiene azoto, un sale che si ritrova anche nei prodotti alimentari ad alto contenuto proteico. Aggiunta a un alimento, lo fa sembrare ricco di proteine, quindi più completo e nutriente. Per questo, a quanto pare, le aziende responsabili avrebbero aggiunto una certa quantità di melamina al latte annacquato che avrebbe dovuto essere poi utilizzato per la preparazione del latte in polvere destinato ai neonati. Un’operazione semplice la melamina è una polvere bianca, senza odore e sapore compiuta in modo volontario con folle leggerezza, senza pensare ai danni che avrebbe potuto provocare: calcoli ai reni, insufficienza renale acuta o cronica con rischio di dialisi per tutta la vita, nei casi più seri blocco renale.

Quasi inesistente il rischio in Italia
La Cina è vicina, recitava un tormentone in voga negli ultimi tempi. Lo è tanto che, in Europa e in Italia, sono migliaia i genitori preoccupati del fatto che il figlio abbia assunto latte in polvere eventualmente contaminato. Soprattutto sentendo la notizia che a Hong Kong alcuni supermercati hanno ritirato latte in polvere Nestlè, perché a quanto pare conteneva tracce di melamina. Dalla Commissione Europea, tuttavia, giungono notizie rassicuranti: le normative Ue da anni vietano di importare latte fresco e in polvere dalla Cina. L’importazione di alimenti che possano contenere latte tra gli ingredienti – dolci, biscotti e cioccolato è scarsa e comunque questi prodotti sono controllati, dice l’Istituto Superiore di Sanità, secondo le norme vigenti in Italia. Un ulteriore invito a stare tranquilli viene dall’Efsa, l’Agenzia per la sicurezza alimentare dell’Ue, secondo la quale in Europa non ci pericoli per la salute in caso di consumo di cioccolata e dolciumi. Inoltre, analisi effettuate dai Nas su prodotti dolciari cinesi, sequestrati un po’ ovunque in Italia, non hanno rilevato tracce di melamina.

Intensificato il sistema dei controlli
D’ora in avanti, comunque, i controlli saranno ancora più severi. La Commissione Europea ha vietato completamente l’importazione di tutti i prodotti provenienti dalla Cina e destinati a neonati e bambini piccoli. Secondo il sottosegretario del Welfare Francesca Martini, l’Italia è stato tra i primi paesi europei ad attuare misure di sicurezza alimentare, in modo particolare verso la Cina. Di conseguenza, tutti i prodotti cinesi acquistati nella distribuzione legale (quelli con etichetta in italiano, per capirci) sono sicuri. Verranno comunque aumentati i controlli per contrastare l’importazione clandestina di merci ed è stata anche introdotto l’obbligo di una particolare certificazione che attesti l’assenza di melamina in un lungo elenco di prodotti cinesi, come dolci, caramelle, salse di soia, bevande e altro che potrebbero contenere latte. Le merci che non possono produrre tale documento saranno distrutte. Saranno effettuate anche verifiche a campione sulle merci già in vendita. E mentre i veterinari italiani sono all’opera alle dogane per effettuare accertamenti serrati, Codacons e Coldiretti chiamano in causa l’attenzione dei consumatori a verificare anche sulle etichette in italiano la provenienza di ogni ingrediente, nell’attesa di avere informazioni ancora più chiare, per una reale tracciabilità di ogni componente di un prodotto.

 

Roberta Raviolo

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