Una delicata storia che racconta dell’intimo rapporto che il popolo dei Boscimani ha impostato con la natura
Una volta certi bambini, per ordine della loro madre, si avvicinarono molto cautamente all’ascella del sole mentre il sole dormiva. Dovevano alzare l’ascella del sole. La madre disse loro che, tirando su l’ascella del sole, allora il riso dei Boscimani si sarebbe asciugato, e il sole, nel suo viaggio da un punto all’altro del cielo, avrebbe reso tutto luminoso. Era per questo che la loro madre incitava a fare quello che lei chiedeva. – Però , bambini, – disse, – dovete aspettare che il sole si sia sdraiato per dormire, lui che ci fa stare così al freddo. Allora avvicinatevi cautamente e poi, tutti insieme, alzatelo e buttatelo in cielo – . E allora i bambini si avvicinarono al sole. Prima si sedettero a guardarlo, per accertare se mentre stava là sdraiato li guardava. Alla fine videro che stava molto fermo, il gomito alzato in modo che l’ascella rischiarava il suolo. Prima di prepararsi ad alzarlo i bambini ricordarono che la loro madre, aveva detto: – Oh, bambini, quando andate laggiù, dovete parlargli mentre lo alzate. Dovete dirgli che deve essere proprio il sole, e così lui andrà avanti per la sua strada, fintanto che sente di essere proprio il sole, il sole che è caldo e che mentre passa nel cielo fa asciugare il riso dei Boscimani. Così la madre aveva parlato e loro, i bambini erano disposti ad ubbidire. Quando tutto era pronto, afferrarono il sole tutti insieme, lo alzarono, lo tirarono su, sebbene a toccarlo bruciava, e lo scaraventarono in cielo, parlandogli così mentre lo scaraventavano: – Oh sole, tu devi proprio resistere e andare avanti per la tua strada, devi resistere mentre sei caldo. Allora i bambini tornarono dalla madre e uno di loro andò da lei e disse: – Il nostro fratello, questo che vedi, proprio lui, l’ha abbrancato. E io anche. Poi tutti l’hanno abbrancato, anche il mio fratellino più piccolo, e l’altro mio fratellino ancora più piccolo. “Tenetelo forte, – ho detto io, – e buttatelo su. Tenete forte il vecchio e buttatelo su.” Il bambino più piccolino, parlò anche lui e disse: – Oh, mamma l’abbiamo buttato su, il sole, e gli abbiamo detto quello che ci avevi detto tu, che doveva diventare proprio il sole, il sole che è caldo per noi che abbiamo freddo. E gli abbiamo detto: – “Nonno mio, ascella del sole! Rimani là a quel posto! Diventa il sole che è caldo così il riso dei Boscimani potrà asciugare per noi, così potrai rischiarare la terra, e la terrà diventerà calda d’estate, e tu lo fai veramente il caldo. Per questo devi splendere dappertutto. Devi portare via il buio”. E così è. Viene il sole, il buio va via; il sole tramonta, viene il buio, e allora di notte viene la luna. La luna esce; illumina il buio. La luna ha portato via il buio e prosegue il suo cammino. E poi la luna tramonta e il sole spunta, seguendola. Il sole ora scaccia il buio, veramente scaccia via la luna quando c’è lui. Il sole propriamente scava la luna col suo coltello, e per questo essa cala. Perciò la luna disse: – Oh sole! Lasciami la spina dorsale per i bambini! – E il sole la lasciò. Allora la luna andò via dolorante e tornò a casa: andò a casa per diventare un’altra, una luna intera. E di nuovo torna in vita, anche se pareva morta. Diventa una luna nuova e si sente come se si fosse messa uno stomaco nuovo. Cresce; è viva un’altra volta. E allora di notte cammina, sentendo che è di nuovo la luna. In realtà, sente che è una scarpa, la scarpa che Mantide scagliò in cielo e le ordinò di diventare la luna. Ecco che cosa ha fatto il sole: ha illuminato tutta la terra. Ed è così che la gente cammina quando la terra è chiara. Allora gli uomini possono vedere i boschi, possono vedere gli altri uomini. Possono vedere la carne che mangiano. Possono vedere la gazzella, d’estate possono darle la caccia. E così – perché il sole illumina la terra, perché brilla sul sentiero degli uomini – i Boscimani si accostano di soppiatto all’antilope, si accostano di soppiatto al kudu, d’estate vanno in giro e si fanno visita l’uno all’altro. Perché d’estate il sole è più caldo sul cammino degli uomini, è allora che prendono l’arco e vanno a caccia, perché sono certi di avvistare la gazzella. E’ d’estate che si sdraiano contenti nelle loro capanne fatte di frasche e raspano la terra. Il popolo di cui stiamo parlando, erano i primi Boscimani, gli uomini della prima razza. Sono loro che in principio abitarono questa terra, e furono i loro bambini che lavorarono il sole, che buttarono su il sole e lo fecero salire in cielo perché gli scaldasse la terra, e loro potessero star seduti al sole. Il sole, dicono, in origine era un uomo che viveva sulla terra. In principio mandava luce solo su uno spazio quanto era intorno alla sua abitazione. Siccome la sua luce era limitata solo a quel tratto proprio vicino a casa sua, il resto del paese pareva come se il cielo fosse molto nuvoloso: proprio come è adesso quando il sole sta dietro le nuvole fitte. La luce emanava da una ascella del sole mentre lui stava disteso con il braccio alzato. Quando abbassava il braccio, il buio copriva tutto; quando tornava ad alzarlo, era come se fosse giorno. Quando il sole fu buttato in cielo diventò rotondo e non fu mai più un uomo. Lo stesso vale per la luna. Anche lei una volta era un uomo che poteva parlare. Ma oggi né il sole né la luna parlano. Vivono in cielo, ecco tutto.