Dopo una notte, con molta probabilità, passata a riflettere su quanto la sua vita sia stata poco clemente con lei e sua figlia, la signora G. all’improvviso deve aver trovato la soluzione suoi problemi: abbracciata a sua figlia a cercato la felicità dell’oblio eterno. Agli occhi di molti può sembrare una persona davvero crudele colei che trascina con se, nell’ultimo viaggio prima di addormentarsi per sempre anche la figlia di soli otto anni. Eppure, le cose non stanno proprio così, la mamma che arriva a maturare il pensiero di togliersi la vita, non può sopportare l’idea di lasciare la propria figlia sola a combattere con lo stesso mondo che non ha saputo accoglierla. Alla base del pensiero estremo c’è un grande amore ed una grande pena per la figlia piccola ed indifesa, ed è proprio l’idea di volerla proteggere fino all’ultimo respiro che alla fine si sceglie la via senza ritorno. Non doveva essere facile la vita per la signora G. viveva con la madre ed una sorella disabili alla periferia di Roma ed inoltre, solo due mesi fa le è venuto a mancare all’improvviso il suo compagno di una vita. La depressione non ha tardato a mostrare i suoi segni impregnati di ansia e sofferenza. Nessuna mamma potrebbe accettare di veder soffrire la propria figlia, soprattutto se il dolore viene vissuto in prima persona. Ecco allora l’insana idea inserirsi nella sua mente, fino ad avvertirla come l’unica via della salvezza, il paradigma a sostegno del pensiero è: “Io ti ho dato la vita ma, il mondo è cattivo e malvagio ed io non tollero leggere la sofferenza nei tuoi occhi, ne’ ora né in futuro”. La signora G. era chiaramente depressa, sarebbe stato sufficiente l’aiuto della persona della porta accanto, non avrebbe dovuto fare null’altro che scendere al piano terra e allertare i servizi sociali. L’assurdità di questa tragedia è proprio il luogo dove è avvenuta: al piano terra dello stesso stabile dove viveva la signora G. ci sono gli ambulatori del Centro di Igiene Mentale – CIM – della ASL RM-B, ampiamente popolato da infermieri, assistenti sociali, psicologi e psichiatri.
12 Comments
Sicuramente non sono in grado di comprendere le tragiche ragioni di un gesto così estremo, ma non concordo assolutamente né sul fatto che la morte sia l’unica via d’uscita, in nessun caso, né che un genitore abbia il “diritto” di togliere la vita al proprio figlio solamente in quanto l’ha “data”… trovo entrambi due atteggiamenti altamente egoistici…noi non siamo “proprietari” dei nostri figli e, proprio perché è inaccettabile il pensiero di lasciare da solo un figlio in un mondo ostile e avverso, dobbiamo resistere e “combattere” al fianco di esso…
Mi dispiace, ma non riesco ad accettare che un messaggio come questo passi con “compassione”…io lo trovo solamente un comportamento da condannare…
Purtroppo Caterina, la depressione vera è questo! La depressione ti logora all’interno e ti porta a pensare con delle logiche diverse, la morte diventa la sola via d’uscita perché la vita è solo sofferenza estrema e se a 40 anni, e quindi da adulta non si è riusciti a viverla al meglio, a maggior ragione una bambina non ne sarà capace. Certo visto dall’esterno, da persone che non hanno mai sofferto di depressione VERA e quindi di malattia, questo discorso appare mostruoso ma per loro è così!
La signora G. aveva bisogno di essere curata con i farmaci giusti e sostenuta con una psicoterapia proprio perché viveva in casa con madre e sorella disabili ed una bimba di soli 8 anni ed il compagno era venuto a mancare neanche due mesi prima. Quello che è veramente inaccettabile è che i vicini non hanno mosso un dito per allertare il Centro di Igiene Mentale che guarda caso, è proprio al piano terra dello stesso stabile di dove è avvenuto ieri mattina l’evento. Ecco questo è mostruoso!
è vero, è mostruoso il contesto, ma chi ti assicura che quella bambina di 8 anni non ce l’avrebbe fatta da sola? che non avrebbe potuto vivere una vita felice? che non avrebbe potuto riscattarsi? La depressione sarà pure una terribile malattia, ma non ci da il diritto di decidere, proprio perchè non vediamo le cose lucidamente, per gli altri… chi siamo noi per stabilire chi deve vivere e chi no? mostruoso è dire poco…
Sicuramente quella bimba c’è l’avrebbe fatta da sola…. sicuramente avrebbe avuto la sua vita di gioie e dolori. Ma questi sono i pensieri di chi sta bene. Una madre che si uccide trascinando con sè la figlia ha pensieri al di fuori di quello che viene considerata “la logica”. E poi, il fatto di essere rimasta vedova, con due donne disabili in casa, beh… è la goccia che fa traboccare un vaso già devastato
Proprio così, la depressione si impossessa di te e riesci a vedere e sentire solo quello che una reazione chimica anormale ti permette di vedere, la logica non fa pare di questo sistema. Per una mamma depressa vale solo quello che lei pensa sia la cosa migliore, se riuscisse a pensare in modo logico, potrebbe non solo salvare la bimba ma anche se stessa. Ecco perché è importante il sostegno di tutti davanti ad una persona sofferente di depressione.
E’ verissimo! Ma solo chi ci è passato può capire. Gli altri dicono solo: “cerca di tirarti su, pensa a tua figlia, hai la salute….”. parole che non fanno che peggiorare la situazione
non metto in dubbio l’importanza della “malattia” (non mi permetterei mai), da non sottovalutare ma da cercare di riconoscere nel più breve tempo possibile, ma metto in discussione l’atteggiamento di compassione che inevitabilmente sorge in ognuno di noi allorquando si verifica una situazione di questo genere… dovrebbe essere un monito per tutti gli altri che sono rimasti in vita…non so se mi sono spiegata
e non lo chiamerei assolutamente “amore”, ma “disperazione”
Io credo che per una madre togliersi la vita insieme a sua figlia significa volerla difendere dalla vita che lei deve aver vissuto come un destino crudele, chissà cosa deve aver passato e chissà se mai qualcuno l’ha visitata. Mi viene da chiedere e il suo medico di base? Non è mai andato a visitare le due disabili? Possibile che non si è accorto del malessere della signora o della sofferenza di quella bimba che a soli otto anni viveva in una situazione così triste?
Io non riesco ad esprimere un pensiero su questo argomento…non potrei mai capire fino in fondo come ci si sente difronte untale disagio, una sofferenza così grande!
Spero solo che quell’angioletto ora sia in cielo insieme alla sua mamma e che quest’ultima abbia finalmente trovato la pace…
quello che mi rattrista….è l’indifferenza dei vicini. L’indifferenza della gente di fronte ad una palese sofferenza: questo è il vero aspetto da condannare
Un conto è provare compassione per una donna malata che ha fatto un gesto terribile e lesivo verso se stessa.
Tutt’altro è giustificare un comportamento lesivo verso terzi, verso un altro essere umano soprattutto verso un bambino…
L’amore, credimi, è proprio l’opposto.
Mi rattristo anche io, che credi…