È la prima class action della storia italiana contro giganti come Meta – Facebook e Instagram e TikTok – due tra le piattaforme più influenti del nostro tempo. Il Movimento italiano genitori Aps – Moige – insieme a un pool di esperti e avvocati, ha deciso di agire per chiedere l’immediato divieto di accesso ai social per i minori di 14 anni e di mettere fine alle pratiche dannose che si celano dietro le piattaforme, ritenute responsabili di creare dipendenza e causare gravi danni cerebrali e psicologici.
La decisione di rivolgersi al tribunale nasce dalla consapevolezza che non si può più aspettare. Non possiamo aspettare che si traduca in tragedia: dichiara il Moige, proteggere i figli è un dovere civico, sociale e morale. La questione non riguarda solo il rispetto delle regole di età, ma la salute mentale e fisica delle nuove generazioni, che spesso sono vittime di meccanismi pericolosi e invisibili. Il ricorso al Tribunale delle Imprese di Milano si focalizza su tre punti fondamentali: innanzitutto, l’obbligo di verificare l’età degli utenti, per impedire l’accesso ai minori di 14 anni. In secondo luogo, si chiede di eliminare i sistemi di manipolazione algoritmica e dello Scroll infinito, che alimentano dipendenza e comportamento compulsivo. Questi sistemi, definiti dalla letteratura scientifica come tecnologia persuasiva o captologia, sono studiati appositamente per catturare e trattenere l’attenzione degli utenti, in modo che diventino – involontariamente – schiavi delle piattaforme. Infine, si richiede l’obbligo di fornire informazioni chiare e trasparenti sui rischi connessi all’uso eccessivo dei social, paragonandoli agli alert previsti per altri comportamenti a rischio, come il fumo o il gioco d’azzardo. La richiesta è finalizzata a rendere le aziende responsabili delle conseguenze della loro innovazione tecnologica al fine di tutelare i minori.
La class action è il frutto di due anni di lavoro passato ad approfondire la materia e ad ascoltare le testimonianze delle famiglie. La lotta si basa su dati concreti e su un’urgenza condivisa: mettere in sicurezza i più fragili. La richiesta dei ricorrenti non è solo legale, ma anche sociale. Sono molte le famiglie che vivono quotidianamente le difficoltà dell’educazione digitale. La dipendenza da smartphone e social network sta erodendo la spontaneità, la creatività e l’autonomia dei ragazzi, lasciandoli sempre più isolati e vulnerabili. La prima udienza è prevista per il 12 febbraio 2026, è questa una tappa importante per avviare un percorso che possa portare a un cambiamento reale. Questa iniziativa rappresenta un monito alle aziende, alle istituzioni e alla società: bisogna agire subito, prima che sia troppo tardi. È necessario un intervento deciso che tuteli i più giovani, che spesso sono lasciati soli di fronte a strumenti che diventano, in molti casi, armi contro la loro salute. La responsabilità sociale e la tutela dei diritti dei minori devono essere prioritarie.
Questa iniziativa rappresenta un monito alle aziende, alle istituzioni e alla società, ma deve esserlo anche per i genitori tutti, è necessario un intervento deciso che tuteli i più giovani, troppo spesso lasciati soli di fronte a strumenti che diventano, in molti casi, armi contro la loro salute. In un’epoca in cui il digitale permea ogni aspetto della vita quotidiana, è fondamentale che tutti gli attori coinvolti – aziende, legislatori, famiglie e genitori – assumano un ruolo attivo e responsabile per salvaguardare il benessere delle generazioni future. La tutela dei minori non può essere lasciata al caso: serve un impegno concreto e immediato per regolamentare l’uso dei social, limitando i danni e promuovendo un uso consapevole e responsabile delle tecnologie. Solo così si potrà garantire un futuro più sicuro, più sano e più equo per i nostri ragazzi.
Fabio Massimo Cocaina
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