La respirazione è un processo al quale raramente si pensa, proprio perché non è necessario farlo. Questa funzione fisica fondamentale ci permette di vivere, scambiando anidride carbonica con ossigeno e nutrendo ogni cellula del nostro corpo. La ragione per cui non dobbiamo pensare alla respirazione è dovuta a una zona del tronco encefalo chiamata complesso pre-Bötzinger. Questo gruppo di cellule funge da pacemaker, attivando il processo respiratorio circa 12 volte al minuto senza alcun controllo cosciente da parte nostra.
Possiamo trattenere il respiro e controllare il ritmo respiratorio, influenzato anche da livelli cerebrali superiori, che regolano il ritmo respiratorio in base al movimento o al fabbisogno energetico del corpo. Inoltre, solitamente respiriamo attraverso una narice alla volta, alternandole per permettere a una di recuperare umidità mentre l’altra lavora. La complessità respiratoria potrebbe quindi rivelare qualcosa sul nostro stato mentale. È possibile infatti che il respiro sia davvero uno specchio dell’anima, proprio come suggerito da yoga e guru. Per esaminare a fondo il modo in cui respiriamo, sono necessarie misurazioni estremamente precise. Il team guidato da Timna Soroka PhD Student, Faculty of Biology, Department of Brain Sciences, ha sviluppato un dispositivo per misurare con precisione il flusso d’aria di ciascuna narice. Sono state reclutate 100 persone che hanno indossato il dispositivo per 24 ore. Con un tasso di campionamento di 6 Hz, i dati raccolti sono stati molti. L’analisi primaria ha ricavato 24 misure diverse da questi dati. Alcune misure sono intuitive, come il volume d’aria inalato ed espirato, il tasso di flusso d’aria, la velocità di oscillazione tra una narice e l’altra.
I ricercatori volevano capire se le metriche derivate dai modelli respiratori potessero identificare una persona, quasi come un’impronta digitale. I risultati sono stati sorprendenti: un modello computerizzato ha identificato correttamente i partecipanti il 91% delle volte, raggiungendo livelli di accuratezza biometrici simili al riconoscimento vocale. Le impronte respiratorie erano stabili nel tempo, con una precisione del 95% anche mesi o anni dopo la prima misurazione. Lo studio ha rivelato legami tra parametri respiratori e stati di salute fisica e mentale. Per esempio, il modello respiratorio era correlato all’indice di massa corporea: individui con un BMI alto presentavano un volume di marea più elevato.
I ricercatori hanno osservato che persone con punteggi più alti nel Beck Depression Inventory avevano un flusso inspiratorio di picco più elevato, nonostante nessun partecipante soffrisse di depressione clinica. Inoltre, differivano anche per livelli di ansia e tratti autistici. Questi risultati suggeriscono connessioni fisiologiche tra stati cerebrali e schemi respiratori, mappabili con attenzione, ma l’integrazione di questa tecnologia nei dispositivi CPAP- dispositivi per la ventilazione non invasiva utilizzati nei pazienti che hanno bisogno di un supporto respiratorio – potrebbe fornire intuizioni sulla nostra salute mentale prima che ne siamo consapevoli. Il nostro modo di respirare dice molto di noi. Come disse Sylvia Plath, prendi un respiro profondo e ascolta il vecchio vanto del tuo cuore. Io sono, io sono, io sono.
Rossi Lina
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