Una buona notizia sul fronte della nuova Sars. Sono tutti negativi i test per scoprire la presenza del coronavirus, effettuati dall’Istituto Superiore di Sanità sulle otto persone entrate in contatto con coloro che avevano introdotto in Italia, dall’Oriente, il virus della malattia. Lo ha annunciato Gianni Rezza, Direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’ISS. Il rischio della diffusione del virus ad oggi sembra sia contenuto o per lo meno sotto controllo. L’esperto ha infatti ribadito che la sorveglianza è molto stretta e se per qualche giorno non ci saranno nuovi casi, si potrà dichiarare il cessato allarme, per lo meno nella zona dove è stato isolato il virus.
Un virus che viene dall’Oriente
Il virus in questione è un coronavirus, chiamato così perché, visto al microscopio, ha la forma di una corona, responsabile di forme serie di disturbi respiratori: portatore, in altre parole, della famigerata Severe Acute Respiratory Syndrome, meglio nota come Sars. Si tratta di una malattia acuta: colpisce i polmoni causando seri disturbi respiratori. Della Nuova Sars si era parlato pochi giorni fa, quando in Arabia Saudita ben 16 persone hanno perso la vita. Il coronavirus responsabile di questa nuova forma arriva attraversami viaggiatori. Il virus ha fatto già almeno una vittima in Francia e ha raggiunto l’Italia, dove nei giorni scorsi è stato riscontrato positivo al test un cittadino giordano di 45 anni, residente in Toscana ma di ritorno dalla Giordania dove uno dei suoi figli accusava una forma influenzale non specificata. L’uomo, i cui sintomi erano febbre alta e tosse, è stato tenuto in isolamento all’ospedale Meyer di Firenze ma sembra essere in buone condizioni. Al momento non sono state imposte restrizioni ai viaggiatori in arrivo dall’Oriente.
Può confondersi con una forma influenzale
Ma che cos’è la Sars e quando si è manifestata per la prima volta? Il primo caso di Sars è stato isolato in Cina nel 2002, quando il virus raggiunse l’uomo dagli animali domestici, a loro volta, dovevano averlo contratto da esemplari di bestie selvatiche. Nei mesi successivi, si diffuse in 26 paesi di tutto il mondo, fino al 2004, quando fu dichiarato debellato dopo aver però ucciso oltre 700 persone. Il virus della nuova Sars è una variante e, come il suo antecedente, si propaga facilmente, attraverso i contatti ravvicinati, esattamente come il virus del raffreddore, ossia mediante le goccioline prodotte dalla tosse o dagli starnuti delle persone infette, o anche quando si tocca un oggetto precedentemente manipolato dal malato. I sintomi della Sars si manifestano da 2 a 10 giorni dopo l’esposizione al virus. Il problema è che i sintomi inducono a pensare a una semplice sindrome influenzale e quindi a non prendere le dovute precauzioni per evitare la diffusione del contagio. La persona affetta è infatti soggetta a febbre superiore ai 38º, senso di malessere e debolezza e dolori muscolari nella prima settimana. In seguito compaiono tosse, mal di gola e disturbi di tipo gastrointestinale.
I bambini corrono meno rischi
La Sars è una sindrome che spaventa molto i genitori per il fatto di essere una malattia virale nuova e poco conosciuta e, soprattutto, perchè non esiste una vera e propria terapia. Può essere affrontata infatti con farmaci sintomatici per tenere sotto controllo la febbre e i dolori – con gli antipiretici e antinfiammatori, sciroppi per la tosse, compresse per il mal di gola. Le eventuali complicanze, come la polmonite, possono essere affrontate con gli antibiotici. Va detto che, per fortuna, la malattia difficilmente colpisce i bambini, pur essendo il serbatoio naturale di molte infezioni. Quando succede, il loro organismo in genere reagisce bene e la malattia evolve come una forma influenzale. È bene comunque monitorare i casi, soprattutto per evitare al diffusione del virus, agli adulti e soprattutto ai nonni: la forma negli anziani è infatti seria e, come dice il nome stesso, può comportare complicanze respiratorie importanti.
Giorgia Andretti
Consulenza del dottor Fabrizio Pregliasco
Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute
Università degli Studi di Milano