Sono tre, le categorie raggruppate all’interno dei disturbi del comportamento alimentare: anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata.
L’anoressia nervosa è caratterizzata da una drammatica ricerca della magrezza, da una patologica paura di ingrassare, dal rifiuto di mantenere il peso entro i valori minimi normali e, nelle donne da amenorrea. Letteralmente in latino il termine anoressia significa perdere l’appetito. Il disturbo inizia a manifestare i suoi segni durante la pubertà. Ad esserne colpite sono le ragazze e anche i maschi possono esserne soggetti, anche se raramente: la proporzione è di 9 a 1. Viene considerata anoressica una paziente quando il suo peso è del 15% in meno del peso ideale. Le persone possono dimagrire pericolosamente mentre continuano a percepirsi obese, diventano così sottopeso che il ricovero in ospedale si rende obbligatorio. La personalità anoressica diventa schiava della sua ossessione per il cibo ed il peso. Alcune di loro sviluppano un particolare modo o rituale per rifiutare il cibo o si nutrono solo di cibi introdotti in un certo ordine. Sono persone a cui piace cucinare per gli altri riponendo tra l’altro una cura estrema. Fanno collezione di ricette complicate ed in casa hanno quasi sempre sofisticati libri di cucina.
La bulimia nervosa, è caratterizzata da grandi abbuffate alimentari seguite da vomito autoindotto. Il vomito rappresenta l’eliminazione totale di tutto ciò che si è ingerito e può essere provocato con le classiche dita in gola, provocando così il riflesso del vomito ma, può essere anche indotto dal bere eccessive quantità di bibite gasate. Spesso vengono usati lassativi e diuretici per eliminare gli alimenti digeriti. Inoltre, possono attuare il digiuno o l’eccesso di attività fisica per riportare il peso a quel valore ideale da loro stabilito.
Il disturbo da alimentazione incontrollata, esprime proprio il concetto portante ovvero: mangiare in modo incontrollato ma senza provocare il vomito o l’eliminazione del cibo ingerito in eccesso. Sono i grandi obesi, il 50% è costituito da uomini ed il disturbo può iniziare in età adulta.
Tutti i disturbi alimentari psicogeni – DAP
I disordini alimentari tendono a svilupparsi nell’adolescenza e nella prima parte dell’età adulta. Associati al disturbo alimentare si ritrovano i disturbi psichici tra cui: scarsa autostima, depressione, l’ansia, abuso di sostanze anoressizzanti e farmaci diuretici e lassativi. Alcune persone iniziano pian piano una dieta e lentamente prende il sopravvento il controllo del peso. Quando i familiari si accorgono del problema, questo è già abbastanza avanzato. Per molte pazienti la preoccupazione principale è trovare il modo per mantenere sempre il controllo del peso corporeo. L’anoressia è come una spirale che stringe sempre più la persona al controllo del peso senza più rendersene conto. Inoltre tendono a nascondere il momento del pasto, cosicché nessuno sa effettivamente quanto mangiano.
I segni dell’anoressia nervosa
La paura di ingrassare è talmente forte da provocare crisi di ansia. Circa la metà delle anoressiche utilizza il vomito o i lassativi per tenere sotto controllo il peso ed ha un’immagine totalmente distorta del corpo. Se vengono messe davanti ad uno specchio e si chiede di disegnare con un pennarello il loro stesso profilo del corpo, continuano a dirsi grasse nonostante l’immagine disegnata sia filiforme. Controllano le calorie ingurgitate in modo ossessivo riducendosi a mangiare solo pochi grammi di cibo al giorno. Se messe a confronto con altre pazienti anoressiche, sostengono che le altre sono malate ma non loro. All’inizio sono portate a scegliere un’attività in cui è richiesta inizialmente una dieta, come danza classica o ginnastica ritmica. Comportamenti comuni a tutte sono:
Se non trattata l’anoressia crea dei problemi serissimi ed il 10% delle pazienti anoressiche arriva alla morte. Con il trattamento in combinata di psicoterapia cognitivo-comportamentale e farmaci mirati, è possibile uscire fuori dal tunnel dell’anoressia, anche se la personalità tipica dell’anoressica purtroppo resta tale.
I segni della bulimia nervosa
I soggetti con bulimia nervosa hanno frequenti episodi in cui mangiano tanto e di più di tutto a cui fanno seguito: vomito autoindotto, uso dei lassativi e/o esercizi fisici eccessivi per bruciare le calorie mangiate. Il peso è spesso normale anche se hanno una paura intensa di guadagnare chili. Hanno comunque un’immagine distorta del corpo. Si vedono sempre disperatamente grasse e vorrebbero perdere peso. Provano un profondo senso di vergogna e disgusto con loro stesse. Sono molto abili a nascondere il loro comportamento alimentare.
Comportamenti comuni a tutte:
Se non trattata la bulimia può dare a lungo termine a problemi fisici, come per esempio anomalie nel ritmo cardiaco, disturbi gastrointestinali, reflusso gastroesofageo e problemi renali dovuti all’uso eccessivo dei diuretici. La bulimia può essere trattata efficacemente con la terapia cognitivo – comportamentale ed antidepressivi o entrambi in associazione.
I segni del disturbo da alimentazione incontrollata
E’ questo il disturbo caratterizzato da episodi in cui il paziente ingerisce grandissime quantità di cibo ed immediatamente dopo inizia il senso di colpa e vergogna per aver mangiato. A differenza della bulimia nervosa, il disturbo si manifesta nelle persone obese con tendenza a guadagnare costantemente peso. Ad esserne colpiti sono per la maggioranza uomini con età più avanzata rispetto agli a adolescenti.
Comportamenti comuni a tutti:
Se non trattata, questa forma può rappresentare un serio problema da gestire. Dovrebbe quindi essere attivato il prima possibile un programma di controllo del peso. Considerato che diete severe possono stimolare la depressione, è necessario ricorrere all’utilizzo di antidepressivi associati alla psicoterapia.
La prevenzione dei disturbi alimentari psicogeni – DAP
La prevenzione deve essere assolutamente privilegiata, soprattutto oggi, quando sappiamo molto di più sulla genesi e mantenimento del disturbo alimentare e su cosa debbano fare i genitori per evitare l’anoressia nei propri figli. I genitori devono essere aiutati nel riconoscere le loro difficoltà, senza nascondersi dietro l’apparenza della famiglia felice. La conoscenza può aiutare i genitori a ricercare soluzioni alle loro personali difficoltà, può aiutare ad essere una madre ed un padre attenti ai bisogni emozionali, oltre che a lasciare alle figlie la possibilità di imparare a riconoscere le loro sensazioni interne. Vorrei concludere con una citazione della dottoressa Hilde Bruch, principale studiosa dell’anoressia: “L’adolescente non riesce ad organizzarsi per diventare proprietaria delle proprie azioni, sensazioni e padronanza del proprio corpo. Le manca la capacità di riconoscere i segnali dei suoi impulsi e la mancanza di consapevolezza la porta a fare delle attribuzioni di causalità vaghe, imprecise. L’alternativa è la ricerca di una definizione di se stessa attraverso stimoli e riconoscimenti esterni.”
Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Psichiatra, Piscoterapeuta, Laureata in psicologia medica