Bambini, disagi e pillole
3 Settembre 2001
Un libro per Claretta
13 Settembre 2001

L’obesità in età pediatrica

Condividi sui social

Un bambino in sovrappeso rischia di essere un adulto in sovrappeso: attenzione alla alimentazione

Negli ultimi 150 anni in tutti i Paesi che hanno vissuto un processo di industrializzazione la crescita del peso dei bambini e degli adolescenti ha subito notevoli modificazioni con un aumento progressivo in gran parte dovuto ad un migliore apporto proteico e calorico fin dalle prime epoche della vita. Nella attuale generazione tuttavia il bambino “iperflorido” ha cessato di essere sinonimo di benessere.

I rischi legati all’obesità
E’ noto infatti che l’aumento del peso in età evolutiva è un importante fattore predisponente allo sviluppo di obesità in età adulta, con tutti i rischi connessi a questa condizione, soprattutto per quanto concerne le malattie cardiovascolari. In 1/3 degli adulti obesi il sovrappeso è originato nell’infanzia e ancora il 20% dei lattanti obesi diventano obesi da adulti. L’adolescente obeso infine presenta un rischio molto elevato di rimanere tale nelle età successive. L’esagerato aumento di peso è più frequente nei figli di genitori di classi sociali di basso reddito e di ridotto grado di istruzione: in tali casi il primo investimento della famiglia si è concentrato sul benessere fisico del sovente unico figlio e per anni il peso è stato il più importante indicatore di salute. Va infatti ricordato che le cause non alimentari di obesità rappresentano in età evolutiva non più del 5% del totale di queste forme.

Le cause dell’aumento di peso
Il principale fattore di aumento di peso è rappresentato nel bambino dall’ipernutrizione. L’eccessivo aumento di apporto energetico con gli alimenti è particolarmente importante già a partire dal primo anno di vita – specie quando non si fa uso del latte materno – periodo in cui gli adipociti, i componenti cellulari di base del tessuto adiposo possono andare incontro ad un aumento di numero incontrollato, oltre che di volume come invece accade nell’aumento di peso che si verifica nelle età successive. Altro fattore importante nel favorire una condizione di sovrappeso e obesità è costituito dalla sedentarietà: oggi i nostri bambini – nonostante un’aumentata attività sportiva solo apparente – di fatto hanno una ridotta attività motoria, trascorrendo lunghi periodi della giornata di fronte a computer, videogiochi e soprattutto televisione che con i messaggi pubblicitari che trasmette in continuità accentua il circolo vizioso sedentarietà – iperalimentazione o alimentazione scorretta specie in età adolescenziale – sovrappeso. In questo contesto anche fattori psicologici giocano un ruolo importante: spesso il bambino o l’adolescente sovrappeso hanno una forma di iperalimentazione reattiva come conseguenza di conflitti intrafamiliari, di insuccessi scolastici, di difficoltà nei rapporti sociali.

La diffusione del problema
Nonostante una aumentata presa di coscienza del problema da parte della nostra società è indubbio che il fenomeno del sovrappeso è in aumento in tutti i paesi industrializzati fino a raggiungere punte del 40% in adolescenti di alcune aree urbane del Nordamerica, ma esordisce anche in un età più precoce rispetto al passato.
Uno studio recente da noi condotto a Torino a distanza di 22 anni da una ricerca analoga effettuata nelle scuole elementari della città, in bambini di età compresa fra 6 e 11 anni ha mostrato una condizione di sovrappeso nel 24% dei maschi e nel 19% delle femmine rispetto a valori rispettivamente del 12 e dell’8% rilevati nel 1977. Ma ancora più rilevante è il dato relativo a un incremento di peso presente in oltre il 15% della popolazione già a partire dalla prima classe elementare, a dimostrazione non solo di un incremento del fenomeno, ma anche di una insorgenza più precoce rispetto al passato.

Le strade per una soluzione
Questi dati devono farci riflettere e indurci a modificare le nostre strategie di approccio al problema: una più continua e convinta promozione dell’allattamento materno (peraltro già in atto in molte regioni italiane), un approccio corretto da parte dei pediatri nei confronti dello svezzamento e delle diete nei primi anni di vita ed infine una maggiore attenzione nei confronti delle abitudini alimentari dei bambini in età scolare e in particolare degli adolescenti vittime spesso di diete “fai da te” che conducono a squilibri alimentari – ahimè non solo in eccesso – e fanno vivere un rapporto conflittuale con una delle azioni più naturali dell’uomo quale è quella di nutrirsi.

 

Prof. Gianni Bona

Registrati o Accedi

Lascia un commento