Nell’ultimo trimestre di gravidanza, è facile che la futura mamma si accorga di lievi sobbalzi del pancione. È il piccolo che ha il singhiozzo. Proprio così: il bebè inizia ad avere questa manifestazione quando non è ancora nato, questo avviene perché il piccolo inghiottisce liquido amniotico. E anche dopo la nascita, nei primissimi mesi, i genitori notano che il piccolo è spesso soggetto a episodi di singhiozzo. Non è il caso di preoccuparsi: il singhiozzo infastidisce gli adulti, ma è del tutto innocuo per i piccoli, anzi loro non ne hanno la percezione. Ad avere crisi di singhiozzo sono circa il 90% dei neonati ed è un fatto innocuo proprio come il rigurgito, lo starnuto, i tremori improvvisi o i piedini freddi.
Il singhiozzo si verifica quando viene stimolato il nervo frenico, è questo un nervo che corre vicino all’esofago e attraversa il diaframma, la membrana che separa il torace dall’addome. La causa del singhiozzo è dovuta proprio a questa conformazione del torace e addome. Nelle persone adulte, il punto di unione tra stomaco ed esofago è collocato in corrispondenza del diaframma. La valvola cardias è incompleta perché è il diaframma stesso a garantirne la chiusura perfetta. Nel neonato, invece, il diaframma si trova più in alto rispetto al cardias e di conseguenza non riesce a tenerla ben chiusa. Ecco perché dopo la poppata il bimbo è spesso soggetto a piccole scosse improvvise che coinvolgono il capo, le spalle e il busto. Ogni sussulto dura una frazione di secondo, per ripresentarsi dopo un intervallo di circa 10 secondi; in genere l’attacco dura solo qualche minuto e si risolve spontaneamente. I pediatri hanno notato che il singhiozzo tende a presentarsi con una maggiore frequenza nei bimbi un po’ voraci: quando si mangia troppo in fretta, infatti, lo stomaco si distende e il cardias si apre un po’, lasciando uscire aria che risale e provoca il singhiozzo. Anche i bambini nervosi e che piangono spesso ne sono spesso soggetti e rischiano il singhiozzo più dei neonati tranquilli: durante il pianto, infatti, vengono ingurgitate grandi quantità d’aria.
Il singhiozzo è un disturbo addirittura antecedente alla nascita: le ecografie dimostrano che i piccoli cominciano a singhiozzare nell’ultimo trimestre di gravidanza. In quel periodo la mamma può avvertire nel pancione una leggera scossa e si sussegue ad intervalli regolari e non sempre associa questo evento con il singhiozzo del piccolo in arrivo. Gli specialisti non hanno ancora chiarito per quale motivo il disturbo si presenti ancora nel ventre materno, ma è certo che il piccolo sperimenta il singhiozzo prima di venire al mondo e continuerà ad avere questo inconveniente durante il primo mese di vita.
Il singhiozzo quasi sempre si risolve da solo. Tuttavia, se l’inconveniente si presenta con una certa frequenza o non passa nel giro di venti minuti, si può ricorrere a piccoli trucchi: rimedi tradizionali, dolci ed efficaci, nel bloccare i singulti. Un buon rimedio è offrire al piccolo qualche goccia d’acqua fredda con un cucchiaino o con il contagocce. Solleticando il naso del bimbo si può provocare uno starnuto, nella maggior parte dei casi, il singhiozzo scopare. Lo starnuto infatti fa distendere il diaframma, la membrana che con le sue contrazioni involontarie provoca il disturbo. Anche attaccare il bebè al seno aiuta a fargli passare il singhiozzo: infatti le narici vengono tappate dalla mammella e l’aria non entra. Se il piccolo è nutrito con latte di formula, vanno scelte tettarelle anti singhiozzo. Per aiutare a far passare il singhiozzo, è bene tenere il bimbo in posizione verticale massaggiandogli la schiena, oppure supino sulle ginocchia e cullarlo con dolcezza.
Giorgia Andretti