I bambini con allergia al latte vaccino non sono costretti solo a rinunciare a uno degli alimenti più importanti nell’infanzia: corrono anche un rischio di non procurarsi una quantità sufficiente di vitamina D e di calcio, due sostanze contenute proprio all’interno del latte stesso. Questo non succede solo per un insufficiente apporto, legato alla privazione dell’alimento, ma ad una questione di malassorbimento. È una scoperta che arriva da uno studio uscito sulla rivista scientifica Pediatrics, condotto dal gruppo di ricerca della dottoressa Anne Des Roches dell’Università di Montreal in Canada.
Rischio di carenze nei piccoli allergici
Tra il 2011 e il 2014, gli esperti canadesi hanno confrontato 52 bambini, di un’età media di 7 anni e tutti allergici al latte vaccino, con altri 29 coetanei soggetti ad altre allergie di tipo alimentare. Sono stati misurati la composizione corporea, i livelli di vitamina D nel sangue e la densità minerale ossea della colonna vertebrale. I bambini hanno risposto a un questionario per stabilire la quantità di calcio e di vitamina D assunta con l’alimentazione quotidiana. È emerso che oltre il l 60% dei piccoli allergici al latte vaccino non assimilava la quantità necessaria di calcio che dovrebbe essere assunta ogni giorno, rispetto al 25% dei bambini con altri tipi di allergie. Solo il 15% in entrambi i gruppi, invece, è stato in grado di assimilare i livelli corretti di vitamina D. L’allergia al latte vaccino è stata collegata nel 6% dei casi anche ad una più bassa densità minerale delle ossa rispetto alla media dei bambini che non mostravano anomalie. È quindi importante che a questi bambini sia assicurata una corretta quantità di calcio e di vitamina D, perché una debolezza ossea nel tempo si può tradurre in disturbi osteo-muscolari. È quindi importante sottoporre i piccoli con allergia al latte vaccino non solo ai regolari controlli allergologici, ma anche a una consulenza di tipo nutrizionale per assicurare l’apporto di calcio e di vitamina D, se necessario anche con una integrazione.
L’importanza di riconoscere il problema
Ovviamente è importante, prima di tutto, effettuare una corretta diagnosi di allergia al latte, diversa dalla intolleranza al lattosio. Non solo: l’allergia al latte va distinta da altri disturbi, prima di tutto con forme di gastroenterite ricorrente, abbastanza frequente nel bambino piccolo. Nel caso dell’allergia al latte, è sufficiente una piccola quantità di questo alimento per scatenare i disturbi. Le sostanze che causano la reazione allergica sono le proteine che vi sono contenute: quando il sistema di difesa dell’organismo del bambino sensibile entra in contatto con queste proteine, sviluppa una reazione che porta alla liberazione di particolari sostanze, come l’istamina, con effetto infiammatorio sui tessuti. Per questo, una delle prime manifestazione dell’allergia al latte possono essere gonfiore delle labbra e delle mucose con difficoltà a respirare, forme di orticaria con arrossamento della pelle, pruritoe tosse. Inoltre, possono comparire disturbi digestivi come nausea e vomito.
Quale aiuto dall’alimentazione
Non sempre l’allergia al latte scompare nei primi anni di vita: alcuni bambini si portano dietro questo problema anche più avanti negli anni. Per questi piccoli, è essenziale individuare un alimento che garantisca le proprietà nutrizionali del latte come i minerali, le vitamine e amminoacidi essenziali. In Italia si ricorre principalmente agli idrolisati di proteine del latte e di riso, ossia a latti ottenuti sottoponendo le proteine a una particolare lavorazione. Vengono inoltre proposte alternative di altro tipo: nel nostro paese, per esempio, sono stati utilizzati i latti di capra o pecora, ma spesso si presentava un problema di allergia crociata. In altre parole, chi era allergico al latte vaccino non poteva assumere nemmeno questi alimenti perché in entrambi erano presenti proteine simili. Più sicuri dal punto di vista allergenico è il latte di asina o i cavalla, che tuttavia sembrano non essere sufficientemente completi dal punto di vista nutrizionale perché sono più poveri di vitamine, soprattutto di tipo B. Inoltre non sono ancora abbastanza studiati dal punto di vista nutrizionale. Gli esperti si stanno impegnando per mettere a punto un latte alternativo destinato ai bambini allergici, che riunisca le caratteristiche nutrizionali corrette all’assenza di proteine allergeniche.
Melissa Gullotta