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Come aiutare i bambini mancini

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Una volta erano forzati a cambiare mano, oggi rispettati con qualche attenzione in più, infatti non è sempre facile imparare a vivere in una società fondata sull’uso della destra.

Leonardo da Vinci, Napoleone, Einstein e Picasso. Tutti personaggi indiscutibilmente geniali, tanto da diventare simboli incontrasti della storia, della cultura e della scienza. Ma anche tutti, indiscutibilmente, mancini. Prima demonizzato, poi criticato, infine rispettato o, addirittura, considerato simbolo di capacità intellettive superiori, il mancinismo ha da sempre suscitato l’interesse di medici e studiosi di ogni campo. Dispersi tra informazioni autorevoli e credenze popolari, i genitori di un bambino mancino non possono fare a meno di sentirsi disorientati ed incapaci di comprendere in che modo sia giusto intervenire, ma, soprattutto, se sia veramente necessario tentare di alterare un naturale modo di essere del proprio figlio.

La “cultura” della superstizione
L’associazione del lato sinistro alla sfortuna, risale ai tempi antichi e, ancora oggi, si usa il termine “sinistro” per indicare qualcosa di spaventoso, di dannoso. Persino gli incidenti automobilistici si definiscono “sinistri” nel linguaggio assicurativo. Tutto ciò ha concorso, nel tempo, a generare un’idea negativa del mancinismo, che, erroneamente, ha finito per essere considerato una anomalia da dover correggere sin da piccoli, talvolta con l’uso di metodi deprecabili. Niente di più falso, ovviamente, ha accompagnato la nostra cultura sino a tempi recenti, sino a quando, cioè, studi scientifici hanno chiarito che non esiste alcun disagio presente o futuro, né, tantomeno, danno o sfortuna arrecati dall’utilizzo della mano sinistra piuttosto che la destra.

La spiegazione scientifica del mancinismo
Messe al bando superstizioni e credenze tramandate, l’intervento della scienza ha potuto determinare la causa della “diversità”, che risiede esclusivamente in un fattore biologico e fisico.
Il nostro cervello,infatti, è composto da due emisferi: il destro ed il sinistro. Il primo, in cui hanno sede emozioni ed intuito, governa le funzioni motorie del lato sinistro del corpo, mentre l’emisfero sinistro, in cui risiedono la razionalità ed il linguaggio, governa la parte destra ed è generalmente dominante rispetto all’emisfero destro. Nel caso dei bambini mancini, invece, la predominanza è quella dell’emisfero destro che, governando il lato sinistro del corpo, fa sì che questo risulti il preferito ed il più usato. In pratica nei bambini mancini, diversamente da quanto si potrebbe pensare, vi è una prevalenza della parte destra, e non sinistra, del cervello, che, per una sorta di gioco di incroci, rende privilegiato il lato opposto, quindi il sinistro.
L’ereditarietà è un fattore determinante, sebbene non dominante, del mancinismo. Ciò vuol dire che non necessariamente da due genitori mancini nascerà un figlio mancino, ma la caratteristica potrà essere ricorrente nelle generazioni successive.

L’età della scoperta
Fino ai 12-18 mesi di vita i bambini usano indifferentemente la mano sinistra e quella destra; per questo, fino ad allora, gli esperti consigliano di porgere gli oggetti ai piccoli tra tutte e due le mani per non influenzare la scelta in alcun modo e per lasciarli liberi di seguire il proprio istinto. E’ solo dopo i 18 mesi che ha inizio la progressiva specializzazione di una parte rispetto all’altra. E’ possibile, infatti, che fino all’anno di età il bimbo utilizzi in modo prevalente la mano destra e d’improvviso manifesti la prevalenza della sinistra che userà poi in modo definitivo. Non dimentichiamo, inoltre, che il mancinismo può coinvolgere anche altre parti del corpo, come i piedi, gli occhi e persino le orecchie e, in questo caso, la scelta del lato preferito si manifesterà in circostanze particolari, come ad esempio giocando a pallone o salendo su una scala.

Il problema di essere mancini
In una società organizzata in funzione dell’uso della mano destra è innegabile che l’essere mancino possa creare qualche inconveniente pratico, ma si tratta pur sempre di piccoli disagi, risolvibili in modo naturale. Pensiamo ad esempio alla scrittura, il cui metodo “ufficiale” è stato concepito per i destrimani: un bambino mancino finisce per macchiarsi di inchiostro e per coprire inevitabilmente le parole che sta scrivendo. Ciò può richiedere una maggiore concentrazione al fine di evitare errori e causare pertanto una difficoltà nell’apprendimento delle tecniche di scrittura. Si tratta però, assicurano gli esperti, di un rallentamento temporaneo poiché in breve tempo tutti i mancini imparano a scrivere come i loro compagni destrimani.

Rispettare gli istinti
Non esiste alcuna influenza negativa dietro a chi è mancino e non ci sono grandi disagi da dover recuperare. Viene allora spontaneo domandarsi: perché correggere il mancinismo? Ma, soprattutto, è giusto farlo? Ovviamente no. Non esiste alcun valido motivo per modificare l’assetto naturale del comportamento cerebrale di un bambino e ogni intervento “censorio” da parte dei genitori, oltre a generare un equivoco sul piano educativo, può provocare squilibri emotivi e psicologici nel piccolo.
Il divieto imposto, infatti, viene spesso interpretato dal bambino come una proibizione a compiere l’atto. Ad esempio se il piccolo cercava di prendere una palla con la sinistra ciò che recepisce è il divieto di prendere la palla e non di usare quella mano. Ciò comporta una confusione sul piano psicologico ed è estremamente dannoso per lo sviluppo psichico del piccolo. La forzatura contro l’istinto naturale è di per sé una violenza di cui il bambino potrebbe risentire anche in modo grave, andando incontro a squilibri emotivi e psicologici, accompagnati spesso da fallimenti scolastici, tic nervosi e balbuzie.

Solo rispettando gli istinti naturali e comprendendo le piccole difficoltà si potrà consentire al piccolo mancino di crescere in modo sereno. Una volta accettata l’assoluta uguaglianza sul piano delle capacità, qualunque sia la mano usata, è importante che non si finisca con l’incorrere nell’errore opposto, quello di credere che i mancini siano più creativi o intelligenti dei destrimani. Anche questo fa parte delle credenze popolari.

 

Marina Giulia Bordoni

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